Panoramica su Zalmoxis [2]

ZALMOXIS [2]

Premessa: Siccome ho notato che la pagina inerente a Zalmoxis su Wikipedia versione italiana differisce in gran parte sulla versione inglese della stessa enciclopedia online, ho deciso di continuare la ricerca sull’uomo/dio dei Geti traducendo personalmente anche la versione inglese la quale pare attingere da più fonti che ancora non ho controllato ma alle quali mi dedicherò quando il tempo a mia disposizione lo concederà.

Zalmoxis (Greco: Ζάλμοξις)[1] è una divinità dei Geti (un popolo del Danubio meridionale), menzionato da Erodoto nelle sue “Storie” (IV, 93-96).
Nelle interpretazioni successive, che iniziarono con Giordano (o Giordane) (VI sec dC) e sono proliferate durante il XIX e XX sec, principalmente in Romania dove è conosciuto con il nome di Zamolxis, egli veniva riconosciuto come l’unico dio dei Geti o come un leggendario riformatore sociale e religioso che, secondo Erodoto, insegnò ai Geti a credere nell’immortalità, in modo che considerassero la morte come un mero tragitto verso Zalmoxis. Erodoto afferma che Zalmoxis fosse anche chiamato, da alcuni Geti, Gebeleizis, che portò alcuni ricercatori a concludere che i Geti fossero in realtà enoteisti o addirittura politeisti. Un’altra discussione esistente riguarda il personaggio ctonio (infernale) o uraniano (paradisiaco) di Zalmoxis.

Aleksandrovo_kurgan
Affresco nella città di Aleksandrovo (Kurgan), in Bulgaria. La figura a destra con l’ascia è identificata come Zalmoxis.

Erodoto
Erodoto scrive a proposito di Zalmoxis nel quarto libro delle sue “Storie“:
[…] 93. Prima di toccare l’Istro sconfisse come primo popolo i Geti, che si ritengono immortali. Infatti i Traci che vivono sul promontorio Salmidesso sopra le città di Apollonia e Mesambria, i cosiddetti Scirmiadi e Nipsei, si erano arresi a Dario senza combattere. I Geti invece optarono per la follia e furono subito ridotti in schiavitù, benché fossero i più valorosi e i più giusti fra i Traci.

94. Essi si ritengono immortali in questo senso: sono convinti che lo scomparso non muoia propriamente, bensì raggiunga il dio Salmossi. Altri Geti questo stesso dio lo chiamano Gebeleizi Ogni quattro anni mandano uno di loro, tratto a sorte, a portare un messaggio a Salmossi, secondo le necessità del momento. E lo mandano così: tre Geti hanno l’incarico di tenere tre giavellotti, altri afferrano per le mani e per i piedi il messaggero designato, lo fanno roteare a mezz’aria e lo scagliano sulle lance. Se muore trafitto, ritengono che il dio sia propizio; se non muore, accusano il messaggero, sostenendo che è un uomo malvagio, e quindi ne inviano un altro; l’incarico glielo affidano mentre è ancora vivo. Questi stessi Traci di fronte a un tuono o a un fulmine, scagliano in cielo una freccia pronunciando minacce contro Salmossi, perché credono che non esista altro dio se non il loro.[…]

Erodoto afferma che Zalmoxis fu inizialmente un essere umano, uno schiavo che convertì i Traci al suo credo. I Greci dell’Ellesponto (lo stretto dei Dardanelli) e del Mar Nero dicono che Zalmoxis fu schiavo di Pitagora, figlio di Mnesarco, sull’isola di Samo. Dopo essere stato liberato, si arricchì enormemente e tornò successivamente alla sua terra natale. I Traci vivevano duramente al tempo. Zalmoxis aveva vissuto tra i Greci più saggi, come Pitagora, e venne iniziato alla vita Ionica e ai Misteri Eleusini. Costruì una sala per il banchetto e vi ricevette i suoi compatrioti. Zalmoxis spiegò che nessuno tra i suoi ospiti né tra i loro discendenti sarebbe mai morto ma avrebbe viaggiato verso un luogo dove avrebbero potuto vivere in totale felicità. Successivamente costruì una residenza sotterranea e, una volta completata, sparì dalla vista dei Traci e visse sotto terra per tre anni. Ai Traci mancò la sua presenza e lo compiansero nel timore che fosse morto. Il quarto anno tornò tra loro in modo che il popolo della Tracia credesse a quello che Zalmoxis aveva detto loro in precedenza.
Zalmoxis è probabilmente vissuto molto prima di Pitagora e girava la voce che fosse sia un essere divino che un personaggio dei Geti.
Gli studiosi presentano diverse teorie riguardo i passaggi di Erodoto sulla sparizione e il ritorno di Zalmoxis:
– Erodoto stava prendendo in giro le credenze barbare dei Geti.
– Zalmoxis creò un rito di passaggio. Questa teoria è principalmente supportata da Mircea Eliade che scrisse la prima interpretazione coerente del mito di Zalmoxis.
– Zalmoxis è relazionato a Pitagora, implicando il fatto che fondò un culto mistico. Questa teoria può essere trovata nelle opere di Eliade.
– Zalmoxis è una figura “Cristo” che muore e risorge. Questa posizione venne difesa da Jean (Ioan) Coman, un professore di patristica e sacerdote ortodosso, amico di Mircea Eliade, che pubblicò sulla rivista “Zalmoxis” dello stesso Eliade, nel 1930.

Quest’ultima teoria espone un preciso parallelo tra la leggenda del re universale Fróði (o Froda) esposta sia nella “Saga degli Yngling” che nelle “Gesta Danorum” di Saxo Grammaticus; in particolare Ynglingsaga 12 e in Saxo 5.16.3, nelle quali Froda scompare nella terra per tre anni dopo la sua morte.
È difficile definire il periodo in cui il culto di Zalmoxis esistette. È chiaro che precedette, comunque, Erodoto. Alcuni studiosi hanno suggerito che la dottrina arcaica di Zalmoxis indica fattori ereditari dai tempi antecedenti agli IndoEuropei ma ciò è difficile, se non impossibile, da dimostrare.[2]
Platone, nel dialogo Carmide (versi 156 D – 157 B), dice che Zalmoxis fu anche un grande fisico che assunse un approccio olistico verso la guarigione del corpo e dell’anima (psiche), utilizzato quindi da Platone per le proprie concezioni filosofiche.

La religione dei Geti
Strabone, nella sua “Geografia“, cita un certo Deceneo (Dékainéos) che lui definisce γόητα “mago” [3]. Secondo Strabone, il re Burebista (82-44 aC) assunse Deceneo, reduce da un viaggio in Egitto, per “addomesticare” il suo popolo. Come segno dell’obbedienza del popolo, essi acconsentirono a distruggere tutte le loro riserve di vino, come ordinato da Deceneo. La “riforma di Deceneo” è l’interpretazione dello storico e vescovo Giordano del VI sec dC che include i Geti nella sua storia dei Goti (come ponderati avi dei Goti). Giordano descrive come Deceneo insegnò la filosofia e la fisica ai Geti. Nonostante sia molto più probabile che Giordano abbia semplicemente introdotto la propria conoscenza filosofica nel testo, molti autori rumeni attuali considerano Deceneo come un sacerdote che riformò la religione dei Geti, modificando l’adorazione di Zalmoxis fino a farla diventare una religione popolare con regole ferree, come il divieto di consumo di vino. Jean Coman giudica questa proibizione come l’origine dei divieti alimentari seguita dalla moderna Chiesa Ortodossa durante la Quaresima.
Giamblico (280-333 dC) dice che “Per aver insegnato ai Geti queste cose e per aver consegnato loro le leggi, Zalmoxis venne considerato da essi come il più grande degli dèi[4].
Si dice che Aristotele, in un breve paradigma del suo Magicus nel prologo delle Vite di Diogene Laerzio, abbia paragonato Zalmoxis con il fenicio Okhon e con il libico Atlas. Alcuni autori considerano Zalmoxis come un altro nome per Sabazio, il Dioniso dei Traci, o Zeus. Sabazio appare in Giordano con il nome di Gebelezis. Senza i suffissi -zius/-zis, la radice Saba- = Gebele-, suggerendo una relazione con il nome della dea Cibele, “la Cibele di Zeus”. Mnasea di Patrasso lo identifica come Crono. In Esichio anche troviamo Σάλμοξις ὁ Κρόνος (Zalmoxis/Crono n.d.r.).
Negli scritti di Platone, Zalmoxis è definito come abile nell’arte degli incantesimi. Zalmoxis diede il suo nome a un particolare tipo di danza e canto (Esichio)
[5]. Il suo regno come dio non è molto chiaro, alcuni lo considerano un dio del cielo, un dio dei morti oppure un dio dei Misteri.

Lattanzio (un primo autore cristiano, ca 240-320 dC), riferendosi alla religioni dei Geti, propone una traduzione approssimativa del significato della citazione di Marco Ulpio Nerva Traiano fatta da Flavio Claudio Giuliano detto l’Apostata:§
[…] Abbiamo conquistato anche questi Geti (Daci), il popolo più battagliero di tutti quelli mai esistiti, non solo per la forza nei loro corpi ma anche per agli insegnamenti di Zalmoxis, tra essi il più celebrato. Egli ha insegnato loro che nei loro cuori infine non muoiono ma si trasferiscono in un altro luogo e, per questo, affrontano la morte con una felicità maggiore rispetto a qualsiasi altro viaggio.”[…]

La religione di Zalmoxis
La “religione zalmoxiana” è il soggetto di un dibattito scolastico che ha continuato fin dall’inizio del ventesimo secolo. Tra i partecipanti ha incluso Nicolae Densușianu, Vasile Pârvan, Giurescu (padre e figlio), Jean (Ioan) Coman, Constantin Daicoviciu, e Mircea Eliade. Il sommario più completo del dibattito, che spesso ha condotto a svolte politiche e religiose, èZalmoxis de la Herodot la Mircea Eliade. Istorii despre un zeu al pretextului(Iași, 2008) di Dan Dana, un’opera parzialmente pubblicata solo in francese e non ancora tradotta in Inglese.Secondo alcuni studiosi, tra i quali Vasile Pârvan, Jean Coman, R. Pettazzon, E. Rohde e Sorin Paliga, dato che le fonti antiche non menzionano nessun altro dio dei Geti tranne Zalmoxis, i Geti erano monoteisti[2]. Tuttavia, Erodoto è l’unico autore antico che afferma esplicitamente che i Geti avessero solo una divinità. L’invio di un messaggero a Zalmoxis e i fatto che i Geti scoccassero frecce verso il cielo ha spinto alcuni autori a credere che Zalmoxis fosse un dio del cielo ma il suo viaggio nella caverna ha condotto altri a pensare che fosse una divinità ctonia.
Altri studiosi credono possibile che la religione di Zalmoxis fosse enoteista, cioè che Zalmoxis fosse il dio supremo ma che ci fossero divinità minori associate a lui.
Un terzo gruppo di studiosi crede che i Geti, come altri popoli IndoEuropei, fossero politeisti. Essi attingono ad autori antichi come Diodoro Siculo che afferma che i Geti adorassero Hestia così come Zalmoxis[8].
In effetti, non tutte le fonti antiche dipingono Zalmoxis come un dio[9], mentre Giordano Giamblico (nella sua “Vita di Pitagora“) afferma che Zalmoxis fu un uomo che divenne un dio.
Alcuni ricercatori all’inizio dell’era comunista in Romania affermarono che i Geti fossero atei, come nel caso di Constantin Balmuș nel suo articolo “O apreciere a lui Herodot asupra geţilor“.
Ci sono anche state discussioni sull’affermazione di Erodoto che dice che i Geti “si ritengono immortali in questo senso: sono convinti che lo scomparso non muoia propriamente, bensì raggiunga il dio Salmossi”[10]. Gli autori rumeni ortodossi come Jean Coman hanno considerato questo passaggio come la prova che i Daci/Geti avessero un credo protocristiano e che, grazie a questo, con la cristianizzazione della Romania, trovarono semplice accettare la fede cristiana.
Questa idea appate nella storia della Chiesa Ortodossa Rumena scritta da Mircea Păcurariu, considerato autorevole dalla stessa Chiesa.
Mircea Eliade concluse nel suo libro “Da Zalmoxis a Gengis Khan” (1970) che i Geti possedessero una religione basata su un rito di passaggio nella quale la morte rituale fosse rappresentata dalla sparizione in una caverna e seguita da una rinascita rituale, rappresentata dall’abbandono della caverna.

EtimologiaUna grande quantità di etimologie è stata proposta per il nome Zalmoxis. Nella sua opera “Vitae Pythagorae“, Porfirio (III sec dC) afferma che venne chiamato così perchè fu avvolto in una pelle di orso appena nato e la parola “zalmon” significa, in Tracio, “copertura”, “nascondiglio”, “pelle” (τὴν γὰρ δορὰν οἱ Θρᾷκες ζαλμὸν καλοῦσιν). Esichio (ca V sec) propone “zemelen” (ζέμελεν) come parola Frigia per “schiavo straniero”.
Anche la dizione corretta del nome è incerta. I manoscritti delle “Storie” di Erodoto presentano tutte e quattro le varianti: Zalmoxis, Zamolxis, Salmoxis e Samolxis, con la maggior parte di essi che tende all’utilizzo di Salmoxis. Autori successivi mostrarono una preferenza per Zamolxis. Esichio cita Erodoto utilizzando Zalmoxis.La variante -m-l- è preferita da quelli che credono che il nome derivi dalla presupposta parola Tracia “zamol” ossia “terra”. Sono state effettuate comparazioni con il nome di Zemelo e Žemelė, la dea Frigia e la dea Lituana della terra, e con il dio ctonio Lituano Žemeliūkštis. La parola Lituana “Žalmuo” significa “germoglio di grano” o “erba fresca”. “Žalmokšnis” è anche un’altra possibile forma.
La variante -l-m- è considerata la forma più antica e più corretta dalla maggior parte degli esperti in studio della Tracia, essendo la forma trovata nei manoscritti più antichi di Erodoto e in altre fonti antiche. La forma -l-m- viene successivamente confermata dalla parola “Zalmodegikos” (Dacia/Tracia), il nome di un Re dei Geti; inoltre la parola Trace “zalmon” e “zelmis”sembrano essere ulteriori prove, col significato di “coprire”.
L’altro nome di Zalmoxis, Gebeleizis, è anche scritto come Belaizis e Belaixis nei manoscritti di Erodoto.
Dato che il sistema religioso Geta-Dacio era monoteista aniconista incentrato sul dio Zalmoxis, è meno probabile che i credenti nella sua resurrezione userebbero un nome che significa “coprire”/”schiavo straniero”, nello stesso modo in cui i non credenti antichi Greci si riferivano allo stesso Zalmoxis.

Note e Fonti (come elencate su Wikipedia eng-17ago2015 su Zalmoxis)

  1. also known as Salmoxis (Σάλμοξις), Zalmoxes (Ζάλμοξες), Zamolxis (Ζάμολξις), Samolxis (Σάμολξις), Zamolxes (Ζάμολξες), or Zamolxe (Ζάμολξε),
  2. Sorin Paliga. “La divinité suprême des Thraco-Daces”, in Dialogues d’histoire ancienne (Persée revue)
  3. Strabo, Geography, book 7, 3, 1–11
  4. Rousell, Patrick (ed.) The Complete Pythagoras
  5. Znamenski, Andrei A. Shamanism
  6. Hans Wagner Die Thraker Eurasisches Magazin, 30 August 2004
  7. Kalin Dimitrov Thracian tomb of Aleksandrovo, Cultural Heritage Activities and Institutes Network, 12 September 2008
  8. Diodorus Siculus, Book 1, c. 94: “…among the people known as the Getae who represent themselves to be immortal, Zalmoxis asserted the same of their common goddess Hestia…”
  9. For instance, Hippolytus, Refutation of All Heresies, c.2, 24; Porphyry, Life of Pythagoras.
  10. The History of Herodotus by Herodotus, 440 BCE, translated by George Rawlinson
  • Herodotus. Histories, Book IV. 93-96
  • Herodotus. Histories, History of Herodotus, Book IV. 94
  • Jordanes. Getica. V.39
  • Strabo. Geographica, VII. 3. 5
  • Plato. Charmides, 156-158
  • Apuleius. Pro Se De Magia (Apologia), 2.26
  • Diodorus Siculus. Bibliotheca historica, 94.2
  • Porphyry, Life of Pythagoras, 14
  • Dana, Dan. Zalmoxis de la Herodot la Mircea Eliade. Istorii despre un zeu al pretextului, Polirom, Iași, 2008
  • Eliade, Mircea. Zalmoxis, the Vanishing God, Univ of Chicago Press, 1972, 1986
  • Kernbach, Victor. Miturile Esenţiale, Editura Ştiinţifică şi Enciclopedică, Bucharest, 1978
  • Popov, Dimitar. Bogat s mnogoto imena (The God with Multiple Names), Sofia, 1995
  • Venedikov, Ivan. Mitove na bulgarskata zemya: Mednoto Gumno (Myths of the Bulgarian Land: The Copper Threshing Floor), Sofia, 1982

traduzione di Marco Delrio.

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