09/07/1924 – ore 21:14 – #11 (#376) – appunti sparsi
Quissà è troppo ‘l tempo scorso dell’ultima volta ch’ì ho lassato che lo che didento ancor rugge sortisse colle lagrime più pure e docili e’llo stesso tempo ‘sì straziate e dirompenti. Or ch’una stagione mi piove indosso rammentandomi dell’anni ch’irono e sempre i meno ch’han di che raggiungermi ed ì quivi a constatare i mie’ traguardi, più li ch’ho da scorgere in la distanza delli ch’ho lassato alle terga; mi dico s’irà settando ‘l tutto e ‘l borbottio didentro si placa – ma solo un battito di cillia per vero – e irrompe nel diario colla sfacciataggine ch’ebbe sempre. Or, tuttavia, v’è la consapevolezza che mi compagna e ‘l detestare codesta palude che ‘sì tante volte ha preso parte di protagonista alle recite de’ mie’ vagheggi cotidiani, de’ momenti salienti del mio lassar scorrere l’ore di luce. A! Dannata presa di coscienza de’ limiti del mio cogitare. Ira, anelo, cruore e strilli, necessito. Ora come mai.

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