TESTO
Am I wrong
Or I’m just a little crazier than you?
Have you ever tried
To live without love?
Does it hurt?
Does it make you feel
The way I do?
The weight of my decisions
Is the reason I’m alone.
But there’s a way out of my castle,
I left my tears behind those doors.
I watched the people
Through the cold bars of my cage.
Come what may,
I will still believe in miracles
Day by day,
Wearing out my biggest smile
And you say that there’s a paradise
Yet I won’t deserve a room there
So I guess I’ll stay here
Letting everything
Slip on and on.
I’m not strong,
I am just a little cleverer than you.
Have you ever tried
To bear the scars of someone else?
You don’t know
What it’s like to be a ghost,
A broken pane,
Trapped between my doubts
And my mistakes.
But there’s a way out of my castle,
I left my fears beneath my bed.
I watched the people
Through the mirror of my shame.
Come what may,
I will still believe in miracles
Day by day,
Wearing out my biggest smile
And you say that there’s a paradise
Yet I won’t deserve a room there
So I guess I’ll stay here
Letting everything
Slip on and on.


TRANSLATION
Vada Come Vada
Ho torto
O sono solo un po’ più pazzo di te?
Hai mai provato
A vivere senza amore?
Fa male?
Ti fa sentire
Come mi sento io?
Il peso delle mie decisioni
È la ragione per cui sono solo.
Ma c’è una via d’uscita dal mio castello,
Ho lasciato le mie lacrime dietro quelle porte.
Ho guardato la gente
Attraverso le fredde sbarre della mia gabbia.
Vada come vada,
Continuerò a credere nei miracoli
Giorno dopo giorno,
Indossando il mio sorriso più grande
E dici che c’è un paradiso
Eppure non meriterò una stanza lì
Quindi immagino che rimarrò qui
Lasciando che tutto
Scivoli via ancora.
Non sono forte,
Sono solo un po’ più furbo di te.
Hai mai provato
A portare le cicatrici di qualcun altro?
Non sai
Cosa vuol dire essere un fantasma,
Un vetro rotto,
Intrappolato tra i miei dubbi
E i miei errori.
Ma c’è una via d’uscita dal mio castello,
Ho lasciato le mie paure sotto il mio letto.
Ho guardato la gente
Attraverso lo specchio della mia vergogna.
Vada come vada,
Continuerò a credere nei miracoli
Giorno dopo giorno,
Indossando il mio sorriso più grande
E dici che c’è un paradiso
Eppure non meriterò una stanza lì
Quindi immagino che rimarrò qui
Lasciando che tutto
Scivoli via ancora.

ANALISI AI
“Come What May” è una canzone che esplora le complesse dinamiche emotive e psicologiche di un individuo intrappolato tra i propri dubbi, paure e speranze, mentre naviga nella solitudine e nella difficoltà di accettare se stesso. Il protagonista si interroga sulle proprie scelte e sul peso delle sue decisioni, consapevole che la solitudine è la conseguenza inevitabile di un percorso di vita segnato da errori e ferite profonde. La canzone si caratterizza per un lirismo che esprime una riflessione introspettiva sul significato dell’amore, della perdita e della resilienza. Il protagonista non si considera né forte né invincibile, ma piuttosto una persona che, nonostante le cicatrici e i fallimenti, continua a sperare nei miracoli, anche se non si sente mai veramente degno di un “paradiso” che sembra irraggiungibile. La ripetizione di “come what may” nel ritornello esprime un’accettazione tacita del destino, una sorta di resa, ma anche la volontà di andare avanti, portando con sé le proprie cicatrici, indossando sempre il proprio sorriso più grande. Questo tema di lotta interiore e di speranza nonostante tutto è il cuore pulsante di “Come What May”, una canzone che invita alla riflessione e alla consapevolezza di sé.
Am I wrong or I’m just a little crazier than you?
Il verso iniziale introduce un dubbio esistenziale e una riflessione sull’identità del protagonista, che si chiede se le sue percezioni e reazioni siano fuori dal comune o se sia solo lui a percepire il mondo in modo diverso rispetto agli altri. La domanda “Am I wrong” non è solo un interrogativo diretto, ma anche un’espressione di incertezza riguardo alla sua stessa visione della realtà, mentre l’affermazione “a little crazier than you” suggerisce una distanza emotiva tra il protagonista e la persona a cui si rivolge. Questa distanza potrebbe essere interpretata come una separazione psicologica o emotiva, alimentata da un senso di incomprensione da parte dell’altro.
Have you ever tried to live without love?
Questo verso solleva una riflessione centrale riguardo al ruolo dell’amore nella vita del protagonista. La domanda è provocatoria, poiché invita l’ascoltatore o la persona a cui è destinata la canzone a mettersi nei panni di qualcuno che vive senza l’amore come forza motrice. L’assenza di amore è presentata quasi come una condizione estrema, come se la vita senza amore fosse un’esperienza inconcepibile per chi non l’ha mai vissuta. Per il protagonista, vivere senza amore è diventato parte della sua esistenza, un aspetto doloroso e, forse, definitivo.
Does it hurt? Does it make you feel the way I do?
Questi interrogativi seguono l’introspezione del verso precedente, dando voce a una domanda dolorosa e un confronto tra il protagonista e l’altro. “Does it hurt?” esplora il dolore emotivo che nasce dall’assenza di amore, una ferita profonda che il protagonista sembra portare con sé. La seconda parte della domanda “Does it make you feel the way I do?” evidenzia un desiderio di connessione emotiva e di empatia, come se il protagonista volesse che l’altro sentisse lo stesso tormento che lui prova, per poter finalmente essere compreso. Queste domande suggeriscono una solitudine esistenziale, amplificata dalla difficoltà di comunicare il proprio vissuto emotivo.
The weight of my decisions is the reason I’m alone.
Questo verso si concentra sul senso di responsabilità e sulla consapevolezza che le scelte fatte dal protagonista sono la causa della sua solitudine. Il “peso delle mie decisioni” implica un carico emotivo che il protagonista porta con sé, un peso che ha contribuito a costruire la sua attuale condizione di isolamento. Non è solo il risultato delle circostanze esterne, ma è una consapevolezza interiore che le sue azioni, passate o recenti, lo hanno portato a trovarsi in una posizione solitaria. La solitudine non è solo il frutto di eventi esterni, ma è anche legata a un processo interiore di autoanalisi e di colpevolezza, come se il protagonista sentisse di non meritare compagnia o amore a causa delle scelte che ha fatto.
But there’s a way out of my castle,
Il verso introduce un concetto di fuga e di speranza, ma allo stesso tempo di limitazione. Il “castello” diventa una metafora per un luogo emotivo o psicologico da cui il protagonista si sente imprigionato, un rifugio che lo protegge, ma che lo isola anche dalla realtà. Il “castello” potrebbe simboleggiare la sua vita emotiva, il suo mondo interiore che ha costruito per proteggersi dal dolore e dalla solitudine. Il fatto che ci sia “un’uscita” indica una possibilità di cambiamento, ma al contempo sottolinea che uscire dalla propria zona di comfort è un processo che richiede coraggio e consapevolezza. La scelta di essere ancora dentro al castello implica anche una certa rassegnazione, un atto di consapevolezza che si è in grado di agire, ma che non si è pronti a farlo completamente.
I left my tears behind those doors.
Questo verso rivela un atto di auto-protezione, un tentativo di seppellire il dolore del passato. Il “lascio le mie lacrime dietro quelle porte” suggerisce che il protagonista ha deciso consapevolmente di non affrontare il proprio dolore emotivo, ma di relegarlo in un luogo nascosto, fuori dalla sua vista e dal suo cuore. Le “porte” potrebbero essere viste come una barriera che separa il protagonista dal suo trauma, dalle sue sofferenze o dai suoi ricordi dolorosi. L’atto di “lasciare” le lacrime dietro suggerisce un tentativo di andare avanti, ma il fatto che queste lacrime siano state “lasciate” e non “dissolte” implica che il dolore non sia stato realmente affrontato o superato, ma semplicemente messo da parte.
I watched the people through the cold bars of my cage.
Nel verso successivo, l’immagine delle “sbarre” di una “gabbia” enfatizza l’isolamento e la solitudine del protagonista. Sebbene osservi le persone, la sua condizione di prigioniero lo impedisce di partecipare pienamente alla vita. Le “sbarre fredde” sono una metafora potente della separazione emotiva e sociale che il protagonista sente, come se fosse incapace di entrare in contatto autentico con il mondo esterno. L’uso del termine “gabbia” suggerisce una costrizione interiore, un blocco che il protagonista si è creato, rendendo difficile per lui vivere appieno o essere libero da emozioni che lo legano. La freddezza delle sbarre, poi, suggerisce che non c’è calore, comprensione o supporto, solo una solitudine gelida e distante.
Come what may, I will still believe in miracles
Con il verso “Come what may”, il protagonista esprime una determinazione, quasi una speranza rassegnata, che nonostante tutto quello che accadrà, continuerà a credere nei miracoli. Questo atto di fede è più una questione di sopravvivenza psicologica che una reale aspettativa che un miracolo avvenga. La frase “come what may” implica che, qualunque sia l’esito, qualunque sia la difficoltà che si presenterà, il protagonista non perderà mai la speranza, anche se sa che le probabilità sono ridotte. La fede nei miracoli, pur essendo una speranza radicata nel cuore del protagonista, rappresenta anche una sorta di meccanismo di difesa, un modo per non cedere alla disperazione.
Day by day, wearing out my biggest smile
Il protagonista sottolinea che la sua forza si trova nella resistenza quotidiana. “Day by day” suggerisce che ogni giorno è una lotta, ma è una lotta che il protagonista affronta con il sorriso, anche se consapevole che quel sorriso è solo una maschera. “Wearing out my biggest smile” implica che il sorriso, inizialmente grande e genuino, si sta lentamente consumando, diventando più faticoso da mantenere. La ripetitività della “giornata per giornata” e l’idea che il sorriso si stia “consumando” riflettono una fatica psicologica ed emotiva che il protagonista sta vivendo: il sorriso che indossa è solo una facciata che lo sta logorando, non un vero segno di felicità.
And you say that there’s a paradise yet I won’t deserve a room there
In questo verso, il protagonista si confronta con l’idea di un “paradiso”, un luogo ideale, probabilmente associato alla felicità, alla salvezza o al perdono. L’affermazione che non “meriterà una stanza” in quel paradiso rivela un senso di auto-condanna e una mancanza di autostima. Il protagonista sente di non essere degno di una ricompensa o di una ricompensa celeste, che potrebbe anche essere simbolo di amore o accettazione. Questo sentimento di indegnità potrebbe derivare dalle sue esperienze passate o dalle sue scelte, e riflette una visione pessimistica della propria esistenza e del proprio futuro.
So I guess I’ll stay here letting everything slip on and on.
Concludendo questo blocco, il protagonista esprime la sua resa definitiva al suo stato attuale, decidendo di rimanere dove si trova, senza cambiare. “I guess I’ll stay here” suggerisce una mancanza di alternative percepite, come se non ci fosse più nulla da fare, come se fosse impossibile uscire dalla sua situazione emotiva. L’idea di “lasciare che tutto scivoli” esprime una sorta di passività, come se il protagonista non avesse il controllo su ciò che gli accade. Il tempo continua a passare, e lui si lascia semplicemente trascinare da esso, accettando la sua condizione senza più lottare per un cambiamento. Questo scivolare “on and on” esprime un senso di impotenza, di stagnazione e di rassegnazione.
I’m not strong, I am just a little cleverer than you.
Questo verso introduce una dichiarazione di autoanalisi che riflette una certa modestia velata da una consapevolezza di sé che il protagonista considera più come un meccanismo di adattamento piuttosto che una vera forza interiore. La frase “I’m not strong” suggerisce una vulnerabilità, un’ammissione che il protagonista non si considera invincibile, ma nonostante ciò cerca di sminuire il valore di quella debolezza, paragonandola alla sua presunta “astuzia”. La scelta di dire “just a little cleverer than you” ha un tono sottile di superiorità, ma questa “astuzia” non è una vera forza, è solo un piccolo stratagemma per mascherare l’incapacità di affrontare le proprie emozioni e difficoltà. Il protagonista sembra ammettere che, pur non essendo realmente forte, la sua intelligenza, seppur modesta, gli permette di navigare attraverso situazioni difficili. Questo suggerisce che la sua sopravvivenza non dipenda da una forza intrinseca, ma da un costante adattarsi e resistere a fatica. La frase anche rivela una disconnessione dal confronto diretto con gli altri: non è una forza fisica o morale che lo contraddistingue, ma un piccolo vantaggio mentale.
Have you ever tried to bear the scars of someone else?
In questo verso, il protagonista si rivolge direttamente a un interlocutore, ponendo una domanda retorica che implica una profondità emotiva. La domanda invita a riflettere sul peso di “portare le cicatrici di qualcun altro”, che potrebbe essere una metafora per il fardello emotivo che il protagonista ha dovuto affrontare, accumulando il dolore non solo proprio, ma anche quello delle persone a lui vicine. Le “cicatrici” qui non sono solo danni fisici, ma segni che lasciano tracce nell’anima. Questo verso rivela che la sua esperienza di vita è stata segnata da un’influenza esterna dolorosa, forse da un amore non corrisposto o da traumi condivisi. La domanda implica anche una sorta di solitudine e incomprensione: l’interlocutore non ha mai provato questa sofferenza, e il protagonista si sente unico nel portare questo peso.
You don’t know what it’s like to be a ghost, a broken pane,
Qui il protagonista esprime un altro livello della sua sofferenza emotiva, definendosi come un “fantasma” e un “vetro rotto”. L’immagine del “fantasma” evoca l’idea di un essere umano che non è più pienamente vivo, che è invisibile agli altri e vive in una sorta di limbo, incapace di connettersi completamente con la realtà circostante. Un “fantasma” non ha una presenza tangibile, ed è un’ombra di quello che era una volta, esattamente come il protagonista si sente privo di significato, evanescente e non riconosciuto. “A broken pane” aggiunge un ulteriore strato alla sua descrizione, rappresentando qualcosa di fragile, facilmente danneggiato e incapace di proteggere o riflettere in modo chiaro. Un vetro rotto è un simbolo di vulnerabilità: ciò che era una barriera solida è stato distrutto, lasciando il protagonista esposto e rotto, incapace di svolgere il proprio ruolo o di proteggere se stesso. Questa dualità tra il fantasma e il vetro rotto suggerisce una lotta interiore di disconnessione e frattura, in cui il protagonista non riesce a fare i conti con se stesso e con ciò che gli accade attorno.
Trapped between my doubts and my mistakes.
In questo verso, il protagonista ammette la sua prigionia emotiva, una condizione che lo lega strettamente tra “doubts” (dubbi) e “mistakes” (errori). Entrambi questi elementi creano un conflitto interiore che impedisce al protagonista di progredire o trovare pace. I dubbi sono una fonte di indecisione, una continua lotta tra ciò che il protagonista desidera e ciò che ritiene di meritare o di poter ottenere. Allo stesso modo, gli “errori” sono fardelli del passato che non possono essere cancellati, che lo tengono ancorato a situazioni passate e lo rendono incapace di evolvere. La “trappola” qui è il risultato di un loop emotivo che si auto-alimenta: i dubbi e gli errori non sono semplici ostacoli, ma sono la causa di una paralisi emotiva che lo tiene intrappolato in un circolo vizioso. Il protagonista non riesce a uscire da questa prigione mentale, dove il suo stesso pensiero lo imprigiona ulteriormente.
I left my fears beneath my bed.
Questo verso racconta di un tentativo del protagonista di mettere da parte le proprie paure, un atto simbolico di nascondere le emozioni dolorose o invalidanti. “Beneath my bed” suggerisce un luogo nascosto, lontano dalla vista e dalla consapevolezza quotidiana, ma non per questo meno presente. La paura è stata messa da parte, ma non affrontata o risolta, suggerendo un meccanismo di negazione o repressione. Questo atto di “lasciare le paure sotto il letto” riflette un desiderio di controllo o di ordine emotivo, dove la paura non ha più il permesso di manifestarsi apertamente, ma rimane lì, in attesa di essere risvegliata. Tuttavia, il fatto che le paure siano “sotto il letto” implica che queste emozioni non siano mai veramente state messe a tacere: sono sepolte, ma non sono scomparse.
I watched the people through the mirror of my shame.
Infine, questo verso introduce il concetto di vergogna come un filtro che distorce la visione del protagonista del mondo che lo circonda. La “vergogna” diventa una lente con cui osserva le altre persone, suggerendo che il suo senso di sé è compromesso dal giudizio di sé e dalla sensazione di inadeguatezza. Guardare attraverso il “specchio della vergogna” implica un’auto-osservazione influenzata dalla negatività che il protagonista prova verso se stesso. La vergogna non è solo un’emozione che lo isola dagli altri, ma anche un’illusione che distorce la realtà, rendendo il protagonista incapace di relazionarsi sinceramente con il mondo. Guardare gli altri attraverso questo “specchio” significa anche che il protagonista non si vede come parte di loro, ma come un osservatore distaccato e disconnesso.
“Come What May” è una canzone intrisa di un’intensa riflessione sul dolore interiore, la solitudine e la lotta contro le proprie emozioni. Il protagonista, attraverso parole piene di vulnerabilità e consapevolezza, esplora il conflitto tra desideri non espressi, paure represse e il peso delle proprie scelte. La metafora del “castello” da cui cerca di fuggire, il suo rifiuto di appartenere a un paradiso che sente di non meritare, così come l’immagine del “fantasma” e del “vetro rotto”, evocano la sensazione di estraneità e di frattura che permeano la sua esistenza. La canzone si sviluppa come una sorta di diario emotivo, in cui il protagonista non solo riflette sul suo stato di prigionia interiore, ma anche sulla sua lotta per trovare una via di uscita, sebbene consapevole delle sue cicatrici e dei suoi limiti. L’affermazione “I will still believe in miracles” risuona come una dichiarazione di speranza, ma una speranza che è minata dalla consapevolezza di non essere in grado di superare i propri demoni. Il contrasto tra il suo sforzo di “mostrare il più grande sorriso” e la realtà di essere intrappolato nei suoi dubbi e nei suoi errori, crea una tensione tra l’apparenza e la realtà che rende il messaggio della canzone ancora più potente. Alla fine, “Come What May” non è solo un’esplorazione di difficoltà emotive, ma anche un invito ad affrontare la realtà delle proprie fragilità, accettando la propria umanità con tutti i suoi limiti.

SPARTITO
Coming Soon
ACCORDI
Coming Soon
DEMO & REGISTRAZIONI DI PROVA
Coming Soon
VIDEO
Coming Soon
CREDITI
Lyrics by Marco Delrio, Music by Walter Visca & Marco Delrio
CONTACTS
Mail: delriomarco.md@gmail.com
Telegram me @mvrcodelrio
o lascia un commento in fondo alla pagina per iniziare una corrispondenza epistolare. 💜

disclaimer: Gli articoli presenti in questa sezione del blog includono analisi di poesie effettuate dall’intelligenza artificiale. È importante tenere presente che le interpretazioni artistiche e letterarie sono spesso soggettive e possono variare notevolmente da persona a persona. Le analisi fornite dall’intelligenza artificiale sono basate su modelli di linguaggio e dati storici, ma non riflettono necessariamente l’unico o il “vero” significato di una poesia. Le analisi dell’intelligenza artificiale possono offrire prospettive interessanti e nuove su opere letterarie, ma non dovrebbero sostituire l’approccio critico umano o l’interpretazione personale. Si consiglia agli utenti di prendere in considerazione le analisi dell’intelligenza artificiale come un punto di partenza per la riflessione e il dibattito, piuttosto che come un’opinione definitiva. Si prega di ricordare che l’arte, compresa la poesia, è aperta a molteplici interpretazioni e sfumature, e il piacere della sua scoperta deriva spesso dalla libertà di interpretazione personale. Inoltre, l’intelligenza artificiale potrebbe non essere in grado di cogliere completamente l’aspetto emotivo o contestuale di una poesia, il che rende ancora più importante considerare le analisi con una mente aperta e critica.

Scrivi una risposta a Marco Delrio Cancella risposta