#13255-17
S’erge ‘nche dell’aleo, tuttavia, dì com’oi, l’inesplicabile rimugino riguardo lo che solgo poetare, ‘sì piute ‘n versi or ch’in prose e scritti, e lo ch’in fondo una ticchia temo enunciare, vuolsi casi scaramantico. Suffice l’omonomia talvolta delle genti di torno ch’acclaman canoscenti ed altri col nome d’ella ed ì ch’impreco alle nubi quomo s’aver di che menzionarne l’alone ne cangiasse li strascichi o l’ancor sentito, seppur morente. M’adira piute cotanta mia reazione che lo avvenimento qualtale. Ch’avrei di ch’esclamare, or che vi ragiono sopra, dello che fu, che ‘n fu e che ‘n sarà? Orbene chessìa l’ultimo lo ch’ancora distilla mesto speme e sogno, ‘sì com’avvenne addietro volte e volte. Debbo coltivare ripugnanza e malevolenza, debbo tesorare pur l’ira che di rado si palesa alle rimembranze. Paremi che ‘l capitolo di spurgo ‘n sia finito aimè. Sbrattami d’ella, corpo, orsù.ℳ ᵝ

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