TESTO
It’s the saddest moment
Of the year by far
As I lean against
The window pane
And nothing’s broken
For I don’t have a heart:
You should go ask the girl
Who took it away.
You’ll find me holding
Back my tears,
Sitting by the silence
Of this stairwell;
As you can see,
I’m slowly losing my grip
And all I need is
Someone reaching for me
And fill that hole
That you dug
Where I’m keeping
All my hopes
And give me something
To believe in
And fight for
As I’m watching
You watching me
Falling to pieces
And why can’t you hear
What these eyes
Are screaming?
The stars draw your face
And the waves have your voice
As they crash on my feet
Repeating your name
And the planets collide
As I drown in the noise
Of the whispering ceiling
I’m staring again
And I surrender, my love,
This time is for real,
I can’t stand
Another night like this
And I’m suspended alone
By the edge of this cliff
I can’t stand
Another day
If you’re not here,
If you’re not here with me.
It’s the greatest story
I’ve ever written by far
Without pencils,
Pens, paper or ink
And do not worry,
I got used to the scars;
See I’m wearing them
All on my sleeves.
You’ll find me frozen
In the haze of a smile
You can’t even tell it’s fake.
As you can see,
I’m still here
Wasting my time,
Trying to find
The best thing
I could say
To look strong
At your eyes,
To make you laugh
And forget
What we know
‘Bout this life
And lose my head
In your hands.
I’m watching
You watching me
Falling to the ground
And why can’t you hear me
When I scream my heart out?
The stars draw your face
And the waves have your voice
As they crash on my feet
Repeating your name
And the planets collide
As I’m tossing a coin
Down a well,
I’m just praying again
And I surrender, my love,
This time is for real,
I can’t stand
Another night like this
And I’m suspended alone
By the edge of this cliff
I can’t stand
Another day
If you’re not here,
If you’re not here with me
And the planets collide
As I’m tossing a coin
Down a well,
I’m just praying again
And I surrender, my love,
This time is for real,
I can’t stand
Another night like this
And I’m suspended alone
By the edge of this cliff
I can’t stand
Another day
If you’re not here,
If you’re not here with me
So I
Surrender.


TRANSLATION
E Mi Arrendo
È il momento più triste
Di tutto l’anno, senza dubbio,
Mentre mi appoggio
Al vetro della finestra.
E nulla è andato in pezzi,
Perché un cuore non ce l’ho:
Dovresti chiedere alla ragazza
Che me l’ha portato via.
Mi troverai a trattenere
Le lacrime,
Seduto nel silenzio
Di questa scalinata;
Come puoi vedere,
Sto lentamente perdendo la presa
E tutto ciò di cui ho bisogno
È qualcuno che mi cerchi
E riempia quel vuoto
Che hai scavato,
Dove conservo
Tutte le mie speranze,
E mi dia qualcosa
In cui credere
E per cui lottare,
Mentre ti guardo
Guardarmi
Andare in pezzi.
E perché non riesci a sentire
Cosa stanno urlando
Questi occhi?
Le stelle disegnano il tuo volto,
E le onde hanno la tua voce,
Mentre si infrangono sui miei piedi
Ripetendo il tuo nome.
E i pianeti collidono
Mentre annego nel rumore
Del soffitto sussurrante
Che fisso ancora una volta.
E io mi arrendo, amore mio,
Questa volta è per davvero,
Non posso sopportare
Un’altra notte come questa.
E sono sospeso, da solo,
Sul bordo di questo precipizio,
Non posso sopportare
Un altro giorno
Se non sei qui,
Se non sei qui con me.
È la storia più grande
Che abbia mai scritto,
Senza matite,
Penna, carta o inchiostro.
E non preoccuparti,
Mi sono abituato alle cicatrici;
Vedi, le porto
Tutte sulle maniche.
Mi troverai congelato
Nella foschia di un sorriso
Che nemmeno riusciresti
A capire se è falso o no.
Come puoi vedere,
Sono ancora qui
A sprecare il mio tempo,
Cercando di trovare
La cosa migliore
Che potrei dire
Per sembrare forte
Ai tuoi occhi,
Per farti ridere
E dimenticare
Ciò che sappiamo
Di questa vita,
E perdere la testa
Tra le tue mani.
Ti guardo
Guardarmi
Cadere a terra,
E perché non riesci a sentirmi
Mentre urlo il mio cuore?
Le stelle disegnano il tuo volto,
E le onde hanno la tua voce,
Mentre si infrangono sui miei piedi
Ripetendo il tuo nome.
E i pianeti collidono
Mentre lancio una moneta
Giù in un pozzo,
Sto solo pregando ancora una volta.
E io mi arrendo, amore mio,
Questa volta è per davvero,
Non posso sopportare
Un’altra notte come questa.
E sono sospeso, da solo,
Sul bordo di questo precipizio,
Non posso sopportare
Un altro giorno
Se non sei qui,
Se non sei qui con me.
E i pianeti collidono
Mentre lancio una moneta
Giù in un pozzo,
Sto solo pregando ancora una volta.
E io mi arrendo, amore mio,
Questa volta è per davvero,
Non posso sopportare
Un’altra notte come questa.
E sono sospeso, da solo,
Sul bordo di questo precipizio,
Non posso sopportare
Un altro giorno
Se non sei qui,
Se non sei qui con me.
Così io
Mi arrendo.

ANALISI AI
“And I Surrender” è una ballata intensa e malinconica che esplora la disperazione e la vulnerabilità di chi si trova sull’orlo del precipizio emotivo, consumato dalla perdita e dal desiderio di un amore ormai distante. Attraverso una narrazione intima e penetrante, il testo si dipana come un monologo interiore che alterna immagini poetiche e simboliche a un grido di dolore soffocato dall’incapacità di essere ascoltati. La canzone si sviluppa su una progressione di emozioni contrastanti, tra la rassegnazione e la speranza, il ricordo e la consapevolezza della solitudine. Il motivo della resa, espresso nel ritornello, non è solo una dichiarazione di sconfitta, ma un atto di abbandono totale a un sentimento che diventa inevitabile, quasi fisico, come se l’assenza dell’altro fosse insostenibile. La ricchezza di metafore – le stelle che disegnano un volto, le onde che portano una voce, i pianeti che collidono – conferisce al brano un respiro cosmico, sottolineando come il dolore possa diventare tanto vasto e ineluttabile da rispecchiarsi nell’universo stesso. Il protagonista non lotta più contro il vuoto che sente dentro di sé: invece, si lascia andare, sospeso sull’orlo di un abisso esistenziale in cui il tempo, i suoni e i ricordi si mescolano in un unico vortice. Con una lirica evocativa e struggente, “And I Surrender” riesce a trasmettere il tormento di chi, pur cercando disperatamente una via d’uscita, finisce per cedere al peso della propria fragilità.
It’s the saddest moment of the year by far
L’incipit del brano stabilisce immediatamente il tono emotivo della canzone, immergendo l’ascoltatore in un’atmosfera di malinconia assoluta. L’iperbole “the saddest moment of the year by far” enfatizza il grado di tristezza che il protagonista sta vivendo, suggerendo che, tra tutti i momenti difficili che potrebbe aver affrontato, questo è di gran lunga il peggiore. Il riferimento all’intero anno introduce un senso di ciclicità e di inevitabilità, come se questa sofferenza fosse una ricorrenza costante o un apice di un dolore accumulato nel tempo. L’assenza di un riferimento temporale preciso conferisce al verso un carattere universale, rendendolo applicabile a molteplici situazioni di perdita o rimpianto.
As I lean against the window pane
L’immagine del protagonista che si appoggia al vetro della finestra richiama un senso di immobilità e di contemplazione passiva. Il verbo “lean” suggerisce un peso, fisico ed emotivo, che grava sulla persona, come se il semplice restare in piedi fosse diventato faticoso. La finestra funge da barriera tra il protagonista e il mondo esterno, implicando una separazione: egli osserva, forse con nostalgia, ciò che è fuori dalla sua portata, come se fosse intrappolato in uno spazio di solitudine. Il vetro può anche rappresentare una trasparenza ingannevole, permettendogli di vedere ciò che non può raggiungere, accentuando la sua condizione di isolamento.
And nothing’s broken for I don’t have a heart:
Questo verso introduce un paradosso emotivo estremamente potente. L’uso dell’espressione “nothing’s broken” contrasta con le aspettative dell’ascoltatore: ci si aspetterebbe che il protagonista parli di un cuore spezzato, ma invece afferma di non avere nemmeno un cuore. La negazione assoluta del proprio centro emotivo suggerisce un dolore così intenso da averlo svuotato completamente, privandolo della capacità stessa di sentire. Questa dichiarazione potrebbe anche essere interpretata come un meccanismo di difesa, un tentativo di negare la sofferenza attraverso una sorta di anestesia emotiva.
You should go ask the girl who took it away.
Qui il protagonista introduce la figura responsabile del suo stato attuale: una donna che gli ha portato via il cuore. Il verbo “took” suggerisce un’azione definitiva, quasi violenta, come se il suo cuore non gli fosse stato semplicemente spezzato, ma sottratto senza possibilità di recupero. L’invito rivolto a un ipotetico interlocutore – “You should go ask” – aggiunge un senso di distacco: il protagonista non vuole o non può più spiegare il proprio dolore e delega ad altri la comprensione della sua sofferenza. Il fatto che la donna sia menzionata solo in questo contesto, senza un nome o una descrizione, la rende un’ombra onnipresente nella narrazione, un fantasma che continua a influenzare la vita del protagonista senza mai essere realmente visibile.
You’ll find me holding back my tears,
Questo verso rivela un dettaglio intimo del protagonista, mostrando la sua lotta contro l’emozione. Il verbo “holding back” implica uno sforzo attivo per trattenere le lacrime, suggerendo che la sofferenza non si manifesta apertamente ma viene repressa. Il pianto trattenuto è spesso un segnale di orgoglio ferito o di una volontà di apparire forti nonostante il dolore. La scelta del verbo “find” implica che il protagonista si trovi in uno stato statico e facilmente rintracciabile, come se fosse intrappolato nella sua tristezza, immobile in un luogo di dolore interiore.
Sitting by the silence of this stairwell;
La scelta dello scenario è estremamente significativa. Il protagonista non è semplicemente seduto, ma lo è in uno spazio specifico: una scala. Le scale sono spesso associate a transizioni, movimenti tra un punto e l’altro, ma qui il protagonista è fermo, incapace di salire o scendere, metafora di uno stato di stallo emotivo. Il dettaglio “silence of this stairwell” accentua la sensazione di vuoto e isolamento, come se la mancanza di suoni amplificasse il senso di abbandono. Il silenzio può anche essere interpretato come l’assenza di risposte, di conforto, di comunicazione, rafforzando il tema della solitudine e dell’incomunicabilità del dolore.
As you can see, I’m slowly losing my grip and all I need is someone reaching for me
In questo verso il protagonista si rivolge direttamente a un interlocutore, quasi implorandolo di notare il suo stato di crescente disperazione. L’espressione “losing my grip” è una potente metafora del deterioramento mentale ed emotivo, indicando che il protagonista sta lentamente scivolando fuori dal controllo della propria vita. La scelta dell’avverbio “slowly” suggerisce che questo processo non è improvviso, ma graduale, quasi inesorabile. La seconda parte del verso introduce il tema del bisogno di aiuto: l’immagine di “someone reaching for me” richiama il gesto di una mano tesa, un atto di salvezza. Tuttavia, l’uso della forma ipotetica “all I need is” suggerisce che questo aiuto non è ancora arrivato, lasciando il protagonista in un limbo di speranza e disperazione.
And fill that hole that you dug where I’m keeping all my hopes
Qui il protagonista introduce una metafora viscerale e struggente: un “buco” scavato dentro di lui, un vuoto lasciato da qualcun altro. Il verbo “dug” evoca un’immagine attiva e dolorosa, come se la ferita non fosse semplicemente un’assenza, ma qualcosa di inflitto con intenzione. Questo buco non è solo un vuoto generico, ma il luogo in cui il protagonista aveva riposto tutte le sue speranze, suggerendo che la perdita di questa persona abbia distrutto anche le sue prospettive per il futuro. Il contrasto tra il concetto di speranza e il simbolo del buco, generalmente associato a qualcosa di oscuro e incolmabile, evidenzia la disperazione che il protagonista sta vivendo.
And give me something to believe in and fight for
Il verso continua con una supplica carica di desiderio e disperazione. Il protagonista non chiede semplicemente conforto, ma un senso, una ragione per continuare. Il verbo “believe” implica che la sua fede nel futuro, nell’amore o nella vita stessa sia stata scossa, mentre “fight for” indica che egli è pronto a lottare, se solo gli fosse data una causa per cui farlo. Questa richiesta sottolinea il suo stato di vulnerabilità: senza un appiglio emotivo o un obiettivo, egli è perso, incapace di resistere al peso del proprio dolore.
As I’m watching you watching me falling to pieces
Questo verso gioca su un doppio livello di osservazione e consapevolezza. Il protagonista non è solo testimone del proprio crollo emotivo, ma vede anche la reazione dell’altro, il quale lo osserva mentre si sgretola. L’uso della costruzione “watching you watching me” crea un effetto di specularità, quasi un loop di sofferenza, come se il dolore si amplificasse nel riflesso degli sguardi. Il verbo “falling to pieces” evoca una perdita totale di controllo, un cedimento che non è improvviso ma progressivo, come se il protagonista stesse disgregandosi davanti agli occhi dell’altro senza che questi intervenga. Questo suggerisce un tema di indifferenza o di impotenza: l’altro vede ma non agisce, lasciando il protagonista in una condizione di vulnerabilità esposta e inascoltata.
And why can’t you hear what these eyes are screaming?
Qui il dolore diventa ancora più evidente e straziante. Il protagonista non sta parlando, ma i suoi occhi stanno “urlando”, un’immagine estremamente potente che trasforma il silenzio in un grido visibile. L’uso della domanda retorica “why can’t you hear” introduce un senso di frustrazione e incomunicabilità: il protagonista sente di trasmettere disperazione attraverso il suo sguardo, eppure l’altro non riesce o non vuole comprenderlo. L’attribuzione della capacità di urlare agli occhi, organi privi di voce, sottolinea il contrasto tra l’intensità dell’emozione provata e l’incapacità di esprimerla con parole. Questo suggerisce un dolore che va oltre il linguaggio, qualcosa di così profondo che nemmeno una spiegazione verbale potrebbe renderlo comprensibile.
The stars draw your face and the waves have your voice
In questo verso la figura dell’altro si fonde con gli elementi naturali, assumendo un carattere quasi cosmico. Le stelle, simbolo di eternità e lontananza, “disegnano” il volto della persona amata, come se la sua presenza fosse incisa nel firmamento, impossibile da ignorare. Il verbo “draw” suggerisce un’azione costante, come se il cielo stesse continuamente tracciando e ritraendo l’immagine dell’altro, alimentando un’ossessione visiva. Allo stesso modo, il mare si fa portatore della voce dell’amato, stabilendo un legame tra il movimento delle onde e la persistenza della sua eco. Questo crea un senso di ineluttabilità: il protagonista non può sfuggire al ricordo, poiché esso è inscritto nei fenomeni più vasti e imponenti della natura.
As they crash on my feet repeating your name
Le onde non solo hanno la voce dell’altro, ma “ripetono” il suo nome, quasi come se la natura stessa fosse diventata un’eco del dolore del protagonista. Il verbo “crash” evoca un’idea di impatto violento, suggerendo che il contatto con il ricordo non sia delicato o nostalgico, ma quasi aggressivo, come se ogni ondata fosse un colpo diretto alla sua fragilità emotiva. Il fatto che le onde raggiungano i piedi del protagonista lo radica in una dimensione fisica: egli non è immerso completamente nel mare, ma è comunque colpito dal suo movimento incessante. Questo rafforza l’idea di un dolore che non lo trascina del tutto, ma che continua a sfiorarlo e tormentarlo senza tregua.
And the planets collide as I drown in the noise of the whispering ceiling I’m staring again
L’immagine dei pianeti che collidono introduce un senso di caos cosmico, come se la sofferenza del protagonista fosse così intensa da risuonare su scala universale. Le collisioni planetarie sono eventi rari e catastrofici, evocando un senso di disordine assoluto e inevitabile, riflesso dello stato interiore del protagonista. Tuttavia, questo caos esterno si contrappone alla sua condizione di immobilità: mentre il cosmo si sgretola, egli rimane fermo, prigioniero del rumore che lo avvolge. L’espressione “drown in the noise” è particolarmente evocativa perché fonde due sensazioni contrastanti: l’annegamento, che richiama il silenzio e la perdita di respiro, e il rumore, che invece implica un sovraccarico di suoni. Questo suggerisce che il protagonista sia sopraffatto da pensieri assordanti che lo soffocano, impedendogli di trovare pace. Il “whispering ceiling” introduce un elemento di inquietante intimità: il soffitto, simbolo di chiusura e confinamento, sussurra, come se il silenzio della stanza fosse diventato quasi una voce opprimente. Il protagonista si trova ancora una volta in uno stato di contemplazione passiva, “staring again”, prigioniero di un ciclo in cui il dolore e il ricordo continuano a riaffiorare.
And I surrender, my love,
L’uso del verbo “surrender” è centrale nell’intera canzone, perché non rappresenta soltanto una resa nel senso classico del termine, ma una dichiarazione di vulnerabilità estrema. Il protagonista non si arrende a un nemico, bensì all’intensità delle proprie emozioni e alla sofferenza derivante dall’assenza dell’amato. L’aggiunta di “my love” rende il verso ancora più personale e intimo, quasi fosse un’invocazione diretta, un ultimo atto di resa nei confronti di una persona che continua a esercitare un dominio emotivo su di lui. Il tono è solenne e definitivo, come se la lotta fosse stata lunga e faticosa e ora non restasse altra scelta che lasciarsi andare.
This time is for real,
Qui il protagonista sottolinea l’irrevocabilità della sua resa, come se in passato avesse cercato di resistere, di trovare un equilibrio, ma ora non ci fosse più alcun dubbio sulla sua incapacità di continuare a lottare. La frase “this time” implica che ci siano stati altri momenti di debolezza, ma che forse erano temporanei o meno intensi rispetto a quello attuale. L’uso dell’espressione “for real” rafforza il senso di determinazione e gravità, suggerendo che questa volta il dolore è troppo profondo per essere ignorato o superato. Il protagonista non sta semplicemente esprimendo tristezza, sta affermando che questa resa è definitiva, priva di ritorno.
I can’t stand another night like this
L’enfasi posta sulla notte è significativa, poiché spesso la solitudine e la sofferenza si acuiscono nel silenzio e nell’oscurità. La notte diventa il simbolo di un’agonia prolungata, un tempo in cui i pensieri si amplificano e il dolore si fa insostenibile. Il verbo “can’t stand” comunica un senso di esasperazione e limite estremo, come se il protagonista avesse raggiunto un punto di rottura oltre il quale non può più sopportare la propria condizione. La specificazione “like this” suggerisce che non si tratta di una semplice notte solitaria, ma di una notte particolare, caratterizzata da un tormento interiore che rende impossibile il sonno o la pace.
And I’m suspended alone by the edge of this cliff
Questa immagine è straordinariamente potente, perché unisce la metafora della sospensione all’idea di trovarsi sull’orlo di un precipizio. Il protagonista non è semplicemente solo, ma è in uno stato di precarietà estrema, sospeso tra la possibilità di resistere e quella di cadere. La parola “alone” sottolinea ulteriormente l’isolamento emotivo, mentre “the edge of this cliff” introduce una dimensione visiva e fisica al suo stato interiore. Il precipizio rappresenta il confine tra la disperazione e il punto di non ritorno, una condizione di pericolo in cui basta un passo falso – o la mancanza di un intervento esterno – per precipitare nel vuoto. L’assenza di un riferimento esplicito alla caduta lascia in sospeso la possibilità che il protagonista possa ancora essere salvato, ma l’immagine complessiva suggerisce che il suo destino sia ormai segnato.
I can’t stand another day if you’re not here,
Dopo aver espresso l’impossibilità di affrontare un’altra notte, il protagonista estende questa disperazione anche al giorno successivo. Qui la ripetizione di “I can’t stand” ribadisce l’idea che il dolore sia ormai ingestibile e onnipresente, non confinato solo alle ore notturne ma esteso a ogni istante della sua esistenza. Il condizionale “if you’re not here” mostra che la sua capacità di resistere è direttamente legata alla presenza dell’altro, come se la sua stessa sopravvivenza dipendesse dalla possibilità di un ritorno o di un intervento salvifico. Questo verso amplifica il senso di dipendenza emotiva e l’idea che l’assenza dell’amato abbia reso ogni momento insopportabile, trasformando la quotidianità in un’esperienza insostenibile.
If you’re not here with me.
Questa chiusura riprende il concetto del verso precedente, ma con un’enfasi maggiore sull’unione fisica ed emotiva tra i due. Non è sufficiente che l’altro sia semplicemente “qui”, deve essere “con me”, implicando un bisogno profondo di connessione e vicinanza. L’aggiunta di “with me” esprime non solo il desiderio di una presenza fisica, ma anche quello di un coinvolgimento emotivo reale e reciproco. Il protagonista non vuole semplicemente che l’altro esista nella sua vita, ma che sia attivamente accanto a lui, condividendo la stessa dimensione affettiva. Questa chiusura lascia il lettore con un senso di vuoto e disperazione, poiché il mancato soddisfacimento di questa richiesta implica che la resa dichiarata all’inizio sia inevitabile.
It’s the greatest story I’ve ever written by far
Il protagonista introduce un’affermazione apparentemente positiva, definendo la propria vicenda come la più grande storia che abbia mai scritto. Tuttavia, il contesto generale del brano e il tono malinconico suggeriscono che questa “grandezza” non sia legata al successo o alla gioia, bensì all’intensità del dolore vissuto. L’uso della prima persona rafforza il senso di coinvolgimento diretto, come se questa storia non fosse soltanto narrata, ma anche profondamente vissuta. L’espressione “by far” aggiunge un senso di certezza e ineluttabilità: non c’è alcun dubbio che tra tutte le esperienze della sua vita, questa sia la più significativa, sebbene il suo valore sia intriso di sofferenza.
Without pencils, pens, paper or ink
Questo verso introduce un forte contrasto con quello precedente, perché sottolinea che la storia più importante della sua vita non è stata scritta con strumenti convenzionali. L’assenza di “pencils, pens, paper or ink” non è solo letterale, ma anche metaforica: la sua storia non è stata tracciata su un foglio, ma incisa sulla propria anima attraverso il dolore e l’esperienza vissuta. La scelta di elencare diversi strumenti di scrittura e di negarne l’utilizzo rafforza l’idea che questa narrazione sia qualcosa di profondamente personale e immutabile, non plasmabile come un testo su carta, ma impressa direttamente nella sua esistenza. Questa frase suggerisce inoltre un senso di impotenza: non ha avuto il controllo sulla propria storia, perché non l’ha scritta con mezzi ordinari, ma l’ha vissuta, subendone le conseguenze senza poterle cancellare o riscrivere.
And do not worry, I got used to the scars;
Qui emerge un tono quasi ironico e rassegnato, con l’uso di “do not worry” come se il protagonista stesse cercando di minimizzare la gravità delle proprie ferite emotive. Tuttavia, la frase successiva, “I got used to the scars”, suggerisce un’adattabilità forzata al dolore. Non si tratta di una vera accettazione, ma di una condizione inevitabile con cui ha imparato a convivere. L’uso del termine “scars” è particolarmente significativo, perché le cicatrici sono segni permanenti, testimonianze di ferite che si sono chiuse ma che continuano a raccontare la loro storia. Non parla di ferite aperte, bensì di marchi indelebili che ormai fanno parte di lui, indicando che la sofferenza non è più acuta ma è diventata una componente fissa della sua identità.
See I’m wearing them all on my sleeves.
Questa immagine è potente e richiama l’espressione idiomatica “wearing one’s heart on one’s sleeve”, che significa mostrare apertamente i propri sentimenti. Tuttavia, qui non si parla del cuore, ma delle cicatrici, suggerendo che il protagonista non nasconde le sue ferite emotive, anzi, le esibisce inconsapevolmente o volutamente. Il fatto che siano sulle maniche implica che siano visibili agli altri, ma anche esposte agli urti del mondo esterno, vulnerabili al giudizio o all’incomprensione. L’idea che le sue sofferenze siano così evidenti potrebbe suggerire un desiderio di essere visto e compreso, ma anche una sorta di rassegnazione: non ha più senso nascondere il dolore, perché è diventato parte integrante della sua persona.
You’ll find me frozen in the haze of a smile you can’t even tell it’s fake.
Qui l’immagine di immobilità e incertezza è particolarmente evocativa. Il protagonista è “frozen”, bloccato, come se fosse rimasto intrappolato in un’espressione che non gli appartiene. Il sorriso, anziché essere un segno di felicità autentica, è immerso in una “haze”, una foschia che ne offusca la verità. L’uso della parola “haze” richiama un senso di confusione, disorientamento, qualcosa che impedisce una chiara percezione della realtà. Il fatto che l’interlocutore non possa distinguere se il sorriso sia reale o meno suggerisce una profonda abilità nel mascherare la sofferenza, rendendo il protagonista invisibile nel suo dolore. Il sorriso diventa una facciata, una difesa contro il mondo, ma al tempo stesso un segno di solitudine, perché nessuno è in grado di percepire ciò che si nasconde dietro di esso.
As you can see, I’m still here wasting my time, trying to find the best thing I could say Il verso si apre con un tono di resa e frustrazione, evidenziato dall’uso dell’espressione “I’m still here wasting my time”, che trasmette un senso di stagnazione e inutilità. Il protagonista sottolinea come, nonostante tutto, sia ancora fermo nello stesso punto, bloccato in un ciclo che percepisce come vano. La scelta delle parole “wasting my time” enfatizza l’idea che l’impegno che sta mettendo nel cercare le parole giuste sia, in fin dei conti, uno sforzo infruttuoso o destinato al fallimento. Il riferimento al “trying to find the best thing I could say” suggerisce la difficoltà di esprimere i propri sentimenti in modo adeguato, quasi come se la comunicazione fosse un ostacolo insormontabile. C’è una ricerca di perfezione nel modo in cui vorrebbe esprimersi, ma questa stessa ricerca si trasforma in una lotta interiore, facendo emergere un senso di insicurezza e autoanalisi costante.
To look strong at your eyes, to make you laugh
In questa frase, emerge chiaramente il desiderio del protagonista di apparire forte agli occhi dell’interlocutore. Il verbo “look” indica un’azione consapevole, quasi studiata, suggerendo che la forza non sia necessariamente autentica, ma piuttosto una facciata costruita per un altro. Il fatto che questa forza debba essere percepita “at your eyes” sottolinea la dipendenza emotiva del protagonista dallo sguardo dell’altro, come se il suo valore fosse determinato dalla maniera in cui viene visto. Il verso successivo, “to make you laugh”, introduce un contrasto significativo: al di là del desiderio di apparire forte, c’è anche un impulso più puro e spontaneo, quello di regalare un momento di leggerezza. Far ridere qualcuno è un atto intimo e umano, che implica una profonda connessione emotiva, ed è interessante notare come questa intenzione coesista con il bisogno di mostrarsi forte, creando una tensione tra vulnerabilità e costruzione di un’immagine di sé.
And forget what we know ‘bout this life and lose my head in your hands.
Qui il protagonista esprime un desiderio di evasione, un anelito alla dimenticanza di tutto ciò che la vita ha insegnato o imposto. Il verbo “forget” assume un ruolo centrale, indicando la volontà di lasciarsi alle spalle consapevolezze scomode o dolorose. L’uso della prima persona plurale in “what we know ‘bout this life” implica che questa consapevolezza sia condivisa con l’interlocutore, suggerendo che entrambi abbiano vissuto esperienze che li hanno segnati in modo simile. L’ultima parte del verso, “lose my head in your hands”, è particolarmente evocativa: il verbo “lose” indica un abbandono, quasi una resa totale all’altro, mentre l’immagine delle mani dell’interlocutore evoca un senso di protezione e controllo. Il protagonista desidera perdersi completamente, lasciarsi andare in un momento di intimità che annulli tutto il resto, rendendo l’altro il suo rifugio.
I’m watching you watching me falling to the ground
Questo verso introduce un forte senso di passività e impotenza. Il protagonista non è solo consapevole della propria caduta, ma è anche testimone dello sguardo dell’altro su di lui, il che intensifica il senso di vulnerabilità. L’uso della costruzione ripetitiva “watching you watching me” crea un effetto di specularità, quasi come se la scena fosse rallentata e ogni dettaglio amplificato. Il verbo “falling” suggerisce un crollo graduale, non immediato, ma piuttosto un processo di declino che si sta svolgendo sotto gli occhi dell’interlocutore. Il fatto che quest’ultimo stia semplicemente osservando senza intervenire può indicare una distanza emotiva, un’incapacità di offrire aiuto o persino una scelta di non farlo. Il riferimento alla “ground” rafforza l’idea di una perdita totale di controllo, un impatto inevitabile con la realtà.
And why can’t you hear me when I scream my heart out?
In questo verso finale, la frustrazione e la disperazione raggiungono il culmine. La domanda retorica “why can’t you hear me” trasmette un senso di incomunicabilità e solitudine estrema: il protagonista sta esprimendo il proprio dolore nel modo più intenso possibile, ma l’altro sembra insensibile o distante. Il verbo “scream” rafforza l’idea di un grido disperato, qualcosa che non può passare inosservato o inascoltato, eppure rimane ignorato. L’espressione “scream my heart out” è particolarmente significativa, poiché implica un’esposizione totale dei sentimenti, un tentativo di esprimere tutto ciò che si ha dentro senza riserve. Il cuore, simbolo delle emozioni più profonde, viene quasi strappato via nel tentativo di essere compreso, ma l’assenza di una risposta amplifica il dolore e il senso di abbandono.
[…]
And the planets collide as I’m tossing a coin down a well,
Questo verso si apre con un’immagine cosmica di grande impatto: la collisione dei pianeti. Il verbo “collide” evoca un senso di caos, di scontro inevitabile tra forze immense e incontrollabili. Il protagonista sembra descrivere un momento di intensa crisi personale, rappresentata simbolicamente dal disordine dell’universo. I pianeti, corpi celesti solitamente associati a ordine e armonia, qui si scontrano, suggerendo che la stabilità che un tempo esisteva è ormai compromessa. Questo scenario grandioso viene poi accostato a un gesto molto più intimo e quotidiano: il lancio di una moneta in un pozzo. Il contrasto tra la vastità dell’universo e un atto tanto semplice è significativo e potrebbe suggerire una dicotomia tra il macrocosmo e il microcosmo, tra la grandezza dell’esistenza e il piccolo, ma intenso, desiderio individuale. Gettare una moneta in un pozzo è un gesto carico di speranza e superstizione, spesso legato al desiderio di un cambiamento o di una risposta dall’ignoto. Qui, il protagonista sembra compiere questo atto in un momento di disperazione, come se stesse cercando un appiglio, un ultimo tentativo di far sì che qualcosa, nel caos che lo circonda, possa rispondere alle sue suppliche.
I’m just praying again
Con questo verso, il tono della strofa si fa ancora più rassegnato e malinconico. Il verbo “praying” introduce la dimensione della fede, della speranza che si affida a qualcosa di più grande, ma il contesto suggerisce una preghiera non tanto dettata dalla spiritualità, quanto piuttosto dalla disperazione. L’avverbio “just” minimizza l’azione, quasi a indicare che pregare è ormai diventato un’abitudine sterile, un’azione ripetuta senza reale aspettativa di risposta. Il termine “again” rafforza questo senso di ciclicità, come se il protagonista si trovasse ancora una volta a dover implorare aiuto, senza però ottenere mai ciò che cerca. L’assenza di una specificazione su cosa stia pregando indica che potrebbe non esserci una richiesta concreta, ma piuttosto un bisogno generico di conforto, di un segnale che gli indichi che esiste ancora qualcosa per cui valga la pena continuare a sperare. L’uso della prima persona singolare accentua il senso di solitudine, sottolineando come questo gesto sia compiuto in un contesto di isolamento emotivo.
[…]
“And I Surrender” si configura come un’opera profondamente introspettiva e struggente, un grido soffocato di vulnerabilità e rassegnazione che attraversa ogni verso con un’intensità emotiva quasi palpabile. L’intero testo è permeato da un senso di perdita, non solo dell’amore, ma anche di sé stessi, come se l’identità del protagonista fosse indissolubilmente legata alla persona amata e, con la sua assenza, non restasse altro che un vuoto incolmabile. Il linguaggio poetico, denso di immagini potenti e simboliche, costruisce un’atmosfera sospesa tra la realtà e un mondo onirico in cui il dolore si manifesta attraverso metafore cosmiche, naturali e quotidiane. Le stelle, le onde, le collisioni planetarie e il silenzio di una stanza diventano riflessi dello stato emotivo del protagonista, che si trova intrappolato in un ciclo di speranza e disperazione, tra il desiderio di essere salvato e l’inevitabile resa di fronte a un dolore che sembra insuperabile. La struttura della canzone segue un climax emotivo crescente, con un alternarsi tra momenti di quieta sofferenza e esplosioni di dolore, culminando nella dichiarazione definitiva di resa, che non è solo un abbandono dell’amore perduto, ma forse anche di ogni tentativo di resistere alla propria fragilità. Il ritornello, con il suo ripetersi insistente, sottolinea l’inesorabilità del sentimento che avvolge il protagonista, mentre l’uso di immagini ricorrenti, come lo stare sull’orlo di un precipizio o il lanciare una moneta in un pozzo, suggerisce la presenza di un’ultima, fievole speranza, sebbene ormai flebile e quasi vana. Nel complesso, “And I Surrender” è un’esplorazione poetica della sofferenza, una confessione nuda e sincera di un animo spezzato che, pur avendo lottato, giunge al punto in cui arrendersi diventa l’unica via possibile.

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CREDITI
Lyrics & Music by Marco Delrio
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