TESTO
Scusa, Susanna, ho bevuto e mi avanza
Una tazza di drammi e un minuto di lucidità;
Dal davanzale sul viale ci osserva tutto il quartiere
Ma credo valga la pena lo sappia anche la città
Che mi sta bene sprecare due ore tutte le sere
Chinati sopra il bancone annegando in pinte di stout
O balbettare il tuo nome parlando con le persone
Che, poi, mi sento un coglione, se ti accontenti, ormai
Sarà sempre come mi chiedevi tu:
Aggrappati alle foglie in un vento d’ottobre,
Un cappotto sul cuore e parole di sole
Ma sarà sempre come lo volevi tu:
Naufragati nel niente di un altro dicembre
Di neve perenne e il per sempre che sognavi tu.
Scusa Susanna, ho bevuto e, alla fine,
Ho finito le rime e siamo solo ancora a mercoledì.
Dalla terrazza sul tetto si vede meglio il tramonto
E non mi son mai accorto che fosse rosso così.
Forse hai ragione, stasera, che basta poco davvero
Per fare bello anche il cielo più nero sopra di noi;
Sarà che a stento ci credo, sarà che in ogni pensiero
C’è ancora un’eco di ieri, di pioggia e fragilità
Ma mi sta bene sprecare la settimana a dormire,
Tra colazioni di sogni e sette medie per brunch,
A sbiascicarti quartine, a strozzarsi con le Aspirine,
Forse è banale, lo ammetto, ma se permetti, ormai,
Sarà sempre come mi chiedevi tu:
Aggrappati alle foglie in un vento d’ottobre,
Un cappotto sul cuore e parole di sole
Ma sarà sempre come lo volevi tu:
Naufragati nel niente di un altro dicembre
Di neve perenne e il per sempre che sognavi tu.
Ma sarà sempre come mi chiedevi tu:
Aggrappati alle foglie in un vento d’ottobre,
Un cappotto sul cuore e parole e parole
Ma sarà sempre come lo volevi tu:
Naufragati nel niente di un altro dicembre
Di neve perenne e il per sempre che sognavi tu.


TRANSLATION
“sorrysusanna“
Sorry, Susanna, I’ve been drinking and I have left
A cup of dramas and a minute of clarity;
From the windowsill on the avenue, the whole neighborhood watches us,
But I think it’s worth it that the city knows too.
I’m fine wasting two hours every evening,
Bent over the counter drowning in pints of stout,
Or stammering your name while talking to people,
Then I feel like an idiot if you’re okay with it, now.
It’ll always be like you asked me:
Clinging to the leaves in an October wind,
A coat on my heart and words of sunlight,
But it will always be like you wanted:
Shipwrecked in the nothingness of another December,
Of perpetual snow and the forever you dreamed of.
Sorry, Susanna, I’ve been drinking and, in the end,
I’ve run out of rhymes and it’s still only Wednesday.
From the terrace on the roof, the sunset looks better,
And I never noticed it was this red.
Maybe you’re right tonight, that it’s really the little things
That make even the darkest sky beautiful above us;
Maybe it’s hard to believe, maybe every thought
Still echoes yesterday, of rain and fragility,
But I’m fine wasting the week sleeping,
Between dream breakfasts and seven beers for brunch,
Mumbling you some quatrains, choking on Aspirins,
Maybe it’s trivial, I admit, but if you allow me, now.
It’ll always be like you asked me:
Clinging to the leaves in an October wind,
A coat on my heart and words of sunlight,
But it will always be like you wanted:
Shipwrecked in the nothingness of another December,
Of perpetual snow and the forever you dreamed of.
But it will always be like you asked me:
Clinging to the leaves in an October wind,
A coat on my heart and words, and words,
But it will always be like you wanted:
Shipwrecked in the nothingness of another December,
Of perpetual snow and the forever you dreamed of.
ANALISI AI

“ScusaSusanna” è una canzone che esplora la complessità e le sfumature di una relazione amorosa, raccontata attraverso la voce di un protagonista che si trova a confrontarsi con le proprie imperfezioni e le difficoltà quotidiane. Il brano si sviluppa intorno a un dialogo interiore, un susseguirsi di riflessioni e scuse rivolte a Susanna, la persona amata, nella quale si mescolano autoironia, sincerità e una profonda consapevolezza della fragilità dei legami umani. Nonostante i momenti di incertezza e il riconoscimento delle proprie mancanze, il protagonista promette che tutto sarà come Susanna ha sempre voluto: un impegno che attraversa i conflitti e le difficoltà, ma che non rinuncia alla speranza di un amore che persiste nel tempo. Con una scrittura che alterna momenti di malinconia e leggerezza, la canzone si fa portatrice di un messaggio di resilienza e di crescita reciproca, in cui le imperfezioni non sono ostacoli, ma parte integrante del percorso verso una complicità più profonda.
Scusa, Susanna, ho bevuto e mi avanza
Una tazza di drammi e un minuto di lucidità;
Il verso si apre con una richiesta di scuse rivolta a Susanna, in cui l’uso della parola “scusa” sembra implicare un amaro rimpianto, ma anche un gesto di vulnerabilità. L’autore si trova a confessare che il consumo di alcol lo ha portato a uno stato di confusione emotiva e mentale, come se stesse cercando di giustificare o almeno attenuare il peso delle sue azioni con l’alcool. La “tazza di drammi” suggerisce un miscuglio di emozioni tumultuose e difficoltà che l’autore si trova ad affrontare, come se fosse qualcosa di inevitabile e quotidiano. L’uso del termine “lucidità” rivela il contrasto tra il desiderio di chiarezza mentale e il fatto che la stessa lucidità arrivi solo in un momento di “rara” serenità, come se la vera consapevolezza e chiarezza fossero difficile da raggiungere in una vita piena di “dramma”. Il contrasto tra i due termini, “dramma” e “lucidità”, crea una tensione tra ciò che l’autore è davvero e ciò che desidera essere.
Dal davanzale sul viale ci osserva tutto il quartiere
Ma credo valga la pena lo sappia anche la città
Questo verso prosegue il tema dell’osservazione esterna e della consapevolezza che il comportamento dell’autore non solo è visibile da Susanna, ma anche dalla comunità che lo circonda. L’immagine del “davanzale” suggerisce una visione distante e osservatrice, come se l’autore stesse cercando di distaccarsi da ciò che sta accadendo intorno a lui. La comunità del “quartiere” è testimone di questa scena, e l’autore riflette sulla percezione che gli altri hanno di lui, ma sembra voler portare questa consapevolezza anche alla città intera, come se volesse che il suo comportamento fosse conosciuto e giudicato da una realtà più vasta, anche se consapevole del peso di questa scelta. La tensione tra il desiderio di anonimato e l’urgenza di essere visto e compreso si intrecciano qui.
Che mi sta bene sprecare due ore tutte le sere
Chinati sopra il bancone annegando in pinte di stout
L’autore ammette che, nonostante le sue disillusioni e i suoi drammi, si è adattato a una routine che non gli procura dolore immediato ma che lo conduce invece in una forma di apatia emotiva. L’idea di “sprecare due ore tutte le sere” rivela la consapevolezza di un’inevitabile inutilità in quello che sta facendo, come se queste azioni non potessero più essere giustificate ma fossero comunque parte della sua vita. Il gesto di chinarsi “sopra il bancone” e di “annegare in pinte di stout” rafforza l’immagine di una fuga nella routine quotidiana, dove l’alcol diventa il mezzo per anestetizzare la sofferenza. Il “bancone” è un simbolo di abitudine e di staticità, un luogo in cui l’autore resta intrappolato nella sua condizione, senza cercare una via di uscita o una soluzione.
O balbettare il tuo nome parlando con le persone
Che, poi, mi sento un coglione,
Qui l’autore fa riferimento al suo tentativo di interagire con gli altri, ma c’è una sensazione di impotenza e frustrazione nel non riuscire a comunicare o a esprimersi come vorrebbe. “Balbettare” il nome di Susanna durante le conversazioni con le persone suggerisce una sorta di inadeguatezza o di debolezza emotiva, come se ogni parola fosse un fardello da cui non riesce a liberarsi. Il termine “coglione” rivela il giudizio severo che l’autore ha su se stesso, un’autocritica che nasce dall’incapacità di gestire le sue emozioni o di rapportarsi efficacemente con gli altri, rendendo ancora più acuta la sua frustrazione interiore. Il contrasto tra la presenza degli altri e il distacco emotivo che prova riflette una solitudine esistenziale che non riesce ad essere colmata, nemmeno attraverso l’alcol o la compagnia.
se ti accontenti, ormai
Il verso si apre con una constatazione amara e disillusa, in cui l’autore sembra accettare che l’altra persona si stia “accontentando” della situazione. L’uso di “ormai” suggerisce che la relazione ha raggiunto un punto di no-return, dove ogni speranza di cambiamento sembra vana. La frase suggerisce che la persona a cui è rivolto il messaggio ha deciso di adattarsi alla realtà, pur sapendo che non è quella che desiderava inizialmente. L’autore, da parte sua, sembra sottolineare un senso di rassegnazione, come se avesse perso la speranza di poter davvero cambiare la situazione, ma accettasse che l’altro ora si limiti a fare il minimo per mantenere la relazione in piedi. Questo “accontentarsi” denota anche una sorta di frustrazione silenziosa, come se entrambi fossero diventati consapevoli della delusione ma continuassero a perseverare nella stessa routine.
Sarà sempre come mi chiedevi tu:
In questo verso, l’autore si rivolge direttamente all’altro, implicando che la sua volontà o le sue scelte siano state determinate dalle richieste dell’altra persona. L’uso del futuro “sarà sempre” implica una visione inevitabile e immutabile del futuro, come se l’autore fosse destinato a vivere seguendo le indicazioni o le aspettative di qualcuno. La ripetizione dell’idea di “come mi chiedevi tu” esprime una certa sensazione di impotenza o di subalternità, come se l’autore avesse ceduto alle richieste altrui, magari anche a costo della propria felicità. La scelta di esprimere questa idea attraverso una prospettiva temporale (il futuro) suggerisce che l’autore percepisce la propria esistenza come intrappolata nelle scelte passate, senza possibilità di cambiamento.
Aggrappati alle foglie in un vento d’ottobre,
Questo verso utilizza una potente immagine metaforica: quella delle “foglie in un vento d’ottobre”. L’autunno, con il suo vento che fa cadere le foglie, è spesso simbolo di transizione, di cambiamento o di fine di qualcosa. L’atto di “aggrapparsi” a queste foglie suggerisce un disperato tentativo di mantenere qualcosa di fragile e destinato a perdersi, proprio come la relazione che l’autore sta vivendo. Il vento d’autunno rappresenta la forza implacabile del cambiamento, qualcosa che non può essere fermato, ma che comunque si cerca di affrontare, rimanendo legati a qualcosa che è destinato a svanire. Le foglie, che sono deperibili e temporanee, simboleggiano la bellezza e la fragilità di una relazione che non è destinata a durare, ma che l’autore tenta comunque di trattenere.
Un cappotto sul cuore e parole di sole
Il “cappotto sul cuore” è un’immagine che suggerisce protezione, ma anche un distacco emotivo. Un cappotto, infatti, copre e isola dal freddo, ma nello stesso tempo impedisce la connessione diretta con l’ambiente circostante. Metaforicamente, il “cappotto sul cuore” suggerisce un tentativo di proteggersi dal dolore emotivo che potrebbe derivare dalla relazione, ma anche dalla difficoltà di mostrare vulnerabilità. Questo oggetto diventa simbolo di una corazza emotiva, forse una difesa contro il rischio di essere feriti. “Parole di sole” contrasta fortemente con l’immagine del cappotto, portando un senso di calore e speranza. Tuttavia, l’idea di “parole di sole” potrebbe anche suggerire che queste parole siano illusorie o temporanee, come un breve accenno di calore in un contesto più freddo e difficile. La combinazione di “cappotto” e “parole di sole” esprime una tensione tra la necessità di proteggersi e la speranza di trovare una luce che riscaldi il cuore.
Ma sarà sempre come lo volevi tu:
Ancora una volta, l’autore ribadisce che la direzione della relazione è determinata dalle aspettative e dalle richieste dell’altro. Il tono di questo verso sembra rispecchiare una certa rassegnazione, come se l’autore stesse accettando la realtà di dover vivere secondo i desideri e le condizioni imposte dall’altra persona. La ripetizione della frase sottolinea un ciclo in cui l’autore non sembra poter agire liberamente, ma si trova a dover vivere una vita che non ha scelto del tutto. Non si tratta più di un desiderio consapevole, ma di un adattamento passivo, dove l’autore riconosce che ciò che succede è il risultato delle scelte altrui.
Naufragati nel niente di un altro dicembre
Il termine “naufragati” evoca l’immagine di una rovina totale, come una nave che affonda in un mare tempestoso, incapace di salvarsi. In questo caso, l’autore si sente “naufragato”, come se fosse stato sopraffatto da una situazione che non è riuscito a controllare. Il “niente” rappresenta un vuoto esistenziale, un senso di perdita e di inutilità che pervade il suo essere. Dicembre, con il suo clima freddo e l’oscurità che avvolge la fine dell’anno, è un simbolo di solitudine, di fine e di chiusura. In questo contesto, dicembre sembra portare con sé un ulteriore livello di abbandono emotivo, come se la fine dell’anno segnasse il culmine di un periodo di frustrazione e di “naufragio” interiore.
Di neve perenne e il per sempre che sognavi tu
La “neve perenne” accentua l’idea di un freddo che non finisce mai, simbolo di un dolore che non si placa, di una solitudine che continua a persistere senza soluzione di continuità. La neve è anche un simbolo di qualcosa che copre tutto, che nasconde e rende tutto uniforme, ma che è anche gelida e inaccessibile. Questo scenario evoca un senso di immobilità e di impotenza, come se l’autore fosse intrappolato in una realtà che non cambia mai. Il “per sempre” sognato dall’altro sembra diventare una chimera, qualcosa di irraggiungibile che porta con sé solo una sensazione di frustrazione e delusione. Il contrasto tra il sogno di un “per sempre” e la realtà di una neve che copre ogni cosa suggerisce che le promesse fatte non sono mai state veramente raggiungibili, ma sono rimaste solo un’illusione.
Scusa Susanna, ho bevuto e, alla fine,
In questo verso, l’autore si scusa direttamente con Susanna, suggerendo un certo rimorso per ciò che ha fatto o detto. L’introduzione con “ho bevuto” implica che l’autore si trovi in uno stato di intossicazione o alterazione, il che potrebbe attenuare il suo comportamento e le sue parole, come se volesse giustificare un certo comportamento impulsivo o distratto. La parola “alla fine” segnala un arrivo al termine di qualcosa, probabilmente una riflessione o una conclusione, che lascia trasparire un senso di inutilità o di fine che segue un periodo di confusione. C’è un sottotesto di rassegnazione, come se l’autore si stesse preparando a fare una dichiarazione definitiva, ma che potrebbe sembrare poco lucida a causa dello stato in cui si trova. Il tono sembra essere quello di una confessione, come se l’autore stesse finalmente ammettendo la propria debolezza e il proprio errore.
Ho finito le rime e siamo solo ancora a mercoledì.
Questa frase esprime un senso di stanchezza mentale ed emotiva. “Ho finito le rime” può essere interpretato come un segno di esaurimento creativo o esistenziale. Le “rime” potrebbero simboleggiare le parole, le idee, o i pensieri che l’autore aveva una volta a disposizione, ma che ora sembrano non avere più vigore, come se ogni tentativo di esprimere qualcosa fosse svuotato di significato. La seconda parte, “siamo solo ancora a mercoledì”, suggerisce che l’autore si senta bloccato nel mezzo della settimana, intrappolato in una routine che sembra non finire mai. Il “mercoledì” rappresenta un momento in cui si è già stanchi, ma non si è ancora arrivati al fine settimana, simbolo di un’attesa che non porta soddisfazione. L’idea che siano “solo ancora” a metà settimana suggerisce anche un senso di fatica o di lentezza, come se il tempo non avanzasse mai.
Dalla terrazza sul tetto si vede meglio il tramonto
Qui, l’autore offre un’immagine di distacco, quasi di riflessione solitaria. La terrazza sul tetto è un luogo fisico che si trova lontano dal caos e dalle distrazioni quotidiane, un punto di vista privilegiato da cui guardare il mondo. Il “tramonto” è un’immagine che, come in molte opere letterarie e musicali, rappresenta simbolicamente il passaggio di un ciclo, il termine di qualcosa, come la fine di una giornata, ma anche di un’epoca o di una fase della vita. Il fatto che il tramonto “si vede meglio” da un punto lontano potrebbe suggerire che la comprensione di un’esperienza difficile o dolorosa diventi più chiara solo quando la si osserva da una certa distanza, da una posizione di distacco emotivo. L’autore sembra riflettere sulla sua situazione con una visione più lucida, come se stesse cercando di fare i conti con il passato o con il presente da un’angolazione più serena, seppur lontana.
E non mi son mai accorto che fosse rosso così.
L’autore si rende conto di qualcosa che aveva ignorato prima: il tramonto è “rosso”. Questo accorgersi di un dettaglio che prima gli era sfuggito è simbolico di una presa di coscienza più profonda. Il rosso, infatti, è un colore che può evocare passione, rabbia, dolore, ma anche una bellezza struggente. Il fatto che l’autore non se ne fosse accorto prima implica che solo ora, attraverso un’osservazione più attenta, riesce a cogliere la piena intensità della situazione, delle emozioni o degli eventi che lo hanno coinvolto. L’immagine del tramonto rosso diventa così il simbolo di un’emozione intensificata, forse un sentimento di rammarico o di consapevolezza tardiva, ma anche un segno di bellezza malinconica che si rivela solo a distanza di tempo.
Forse hai ragione, stasera, che basta poco davvero
Qui l’autore sembra ammettere una certa verità nelle parole di qualcun altro, probabilmente Susanna. Il “forse” introduce un’idea di incertezza, ma è accompagnato da un’ammissione di debolezza. “Hai ragione” significa che, nonostante il tentativo di apparire determinato o in controllo, l’autore è disposto a riconoscere che l’altro ha visto qualcosa che lui stesso non aveva compreso. L’affermazione che “basta poco davvero” indica una riflessione sulla semplicità della vita o dei sentimenti, forse in contrasto con la complessità o le aspettative che l’autore aveva prima. L’autore sembra suggerire che, in effetti, molte delle difficoltà e dei drammi si potrebbero risolvere con gesti semplici, anche se questa consapevolezza arriva tardi, quando ormai le cose sono diventate più complicate.
Per fare bello anche il cielo più nero sopra di noi;
Questa frase prosegue il pensiero del verso precedente, suggerendo che anche nelle circostanze più difficili o buie (simbolizzate dal “cielo più nero”), c’è ancora la possibilità di trovare qualcosa di positivo, di fare “bello”. Questo verso potrebbe essere letto come un accenno alla speranza, alla capacità di trovare bellezza o significato anche nelle situazioni più cupe. Il “cielo più nero” è una metafora del dolore, della tristezza o delle difficoltà che l’autore e l’altro stanno attraversando, ma l’idea che sia possibile fare qualcosa di bello in quel contesto introduce una visione ottimistica, o quantomeno un tentativo di cercare luce nel buio.
Sarà che a stento ci credo, sarà che in ogni pensiero
L’autore esprime qui una certa confusione o incertezza riguardo a ciò in cui dovrebbe credere. L’uso di “a stento ci credo” rivela che, pur cercando di abbracciare un’idea di speranza o di cambiamento, l’autore fatica a convincersi. Questo verso esprime il conflitto interiore, il contrasto tra il desiderio di sperare e la difficoltà di farlo, come se la speranza fosse qualcosa di difficile da afferrare o da credere veramente. L’idea che ogni pensiero contenga una certa resistenza a questa speranza suggerisce un processo mentale di dubbio e disillusione.
C’è ancora un’eco di ieri, di pioggia e fragilità
Il “eco di ieri” suggerisce che l’autore non è ancora riuscito a liberarsi completamente dal passato. Le “eco” sono voci distanti, suoni che persistono anche dopo che il loro fonte è scomparso. In questo caso, l’eco rappresenta il peso del passato che continua a influenzare il presente. La “pioggia” e la “fragilità” sono immagini di malinconia e vulnerabilità. La pioggia è spesso associata al dolore, alla tristezza e alla riflessione, mentre la fragilità è una condizione emotiva che denota debolezza, incertezza e una mancanza di resistenza. Il passato, quindi, continua a echeggiare nel presente, segnando l’autore con la sua traccia.
Ma mi sta bene sprecare la settimana a dormire,
L’autore esprime qui una sorta di rassegnazione a passare il tempo in modo apparentemente inutile, come se “sprecare” la settimana dormendo fosse un atto di fuga dalla realtà, una risposta alla fatica e alla confusione mentale. Dormire in questo contesto potrebbe essere visto come un modo per evitare la realtà, per procrastinare il confronto con le proprie emozioni o con la situazione presente. Tuttavia, il fatto che l’autore dica “mi sta bene” indica una forma di accettazione passiva, come se non fosse disposto a combattere contro la propria stanchezza emotiva, ma si arrendesse ad essa.
Tra colazioni di sogni e sette medie per brunch,
Questo verso gioca con l’immagine di una routine di vita che sembra frivola o priva di significato. Le “colazioni di sogni” potrebbero simboleggiare un’illusione o una fuga dalla realtà, un tentativo di restare in un mondo di immaginazione e speranza invece di affrontare la vita concreta. Le “sette medie per brunch” sono una combinazione di immagini che evocano il senso di un tempo speso senza scopo, come se l’autore stesse consumando la propria vita in modo meccanico e senza passione. C’è una sensazione di inutilità in queste azioni quotidiane, che sembrano essere una risposta alla frustrazione e alla difficoltà di dare significato alle cose.
A sbiascicarti quartine, a strozzarsi con le Aspirine,
Le “quartine” sono strofe brevi di poesia, ma “sbiascicarti quartine” suggerisce che l’autore stia recitando in modo confuso, quasi senza lucidità, come se le parole non avessero più la forza o il significato che dovrebbero avere. “Strozzarsi con le Aspirine” è un’immagine che evoca il tentativo di calmare il dolore, ma anche la frustrazione nel farlo. Le Aspirine sono un rimedio temporaneo, e l’immagine di “strozzarsi” suggerisce che, nonostante il tentativo di affrontare il dolore, questo rimedio non è efficace, portando solo a una sensazione di soffocamento o di impotenza.
Forse è banale, lo ammetto, ma se permetti, ormai,
In questo verso, l’autore si apre con una sorta di autocritica, riconoscendo che ciò che sta per dire potrebbe sembrare banale o scontato. La parola “forse” introduce un dubbio, un’incertezza, suggerendo che l’autore non è completamente sicuro della validità di ciò che sta affermando, ma è pronto ad affrontare quella possibilità. Il “lo ammetto” esprime una presa di consapevolezza, come se l’autore stesse confessando una verità che potrebbe sembrare ovvia o poco originale, ma che è comunque sentita in maniera autentica. Questo riconoscimento potrebbe anche riflettere un certo grado di frustrazione o di accettazione di una condizione che ormai è diventata parte della sua vita. La frase “ma se permetti, ormai” aggiunge una sfumatura di resistenza passiva, come se l’autore stesse cercando di giustificare una decisione che ormai è inevitabile. L’uso della parola “ormai” implica che il cambiamento o la decisione siano giunti a un punto in cui non è più possibile tornare indietro. L’autore sembra rassegnato a un’idea che ha preso piede, e lo fa con una certa consapevolezza, ma anche con un velo di rassegnazione, come se il corso degli eventi fosse stato ormai stabilito, al di là di ogni ragionamento o possibilità di cambiamento. C’è un contrasto tra il riconoscimento della banalità della situazione e la necessità di viverla comunque, come se si trattasse di un compromesso tra ciò che si sarebbe voluto e ciò che si è costretti ad accettare.
Nonostante le sfumature di rammarico e disillusione che permeano il testo di “Scusa Susanna”, vi è una potenziale positività che emerge nelle riflessioni dell’autore. La canzone, infatti, è attraversata da un senso di accettazione e di resa che, sebbene possa sembrare triste o rassegnato, ha in sé un’energia che porta a una visione più realistica della vita e delle relazioni. L’autore, pur ammettendo i propri errori e le difficoltà, riconosce la bellezza nei momenti semplici e nelle piccole cose, come nel godere di un tramonto o nel ritrovare conforto in una conversazione banale. La sua apertura al cambiamento, seppur imperfetta, suggerisce una capacità di adattamento e di comprensione del “qui e ora”, che è spesso la chiave per affrontare le sfide quotidiane. In fondo, la canzone parla anche di un amore che, pur attraversato da alti e bassi, è ancora presente e merita di essere vissuto, proprio per la sua capacità di dar forma a esperienze che, seppur difficili, sono comunque parte di una crescita emotiva. La positività, quindi, non è tanto nel raggiungere la perfezione, ma nel riconoscere la bellezza nelle imperfezioni, nelle sfumature e nella continua lotta per trovare un equilibrio tra desideri e realtà.


SPARTITO
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ACCORDI
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DEMO & REGISTRAZIONI DI PROVA
Qui sotto la prima registrazione di prova live completa della traccia, fatta a caso e con un’intro di dodici minuti, a quanto pare. Io stono di proposito, eh, sia chiaro… lol.

VIDEO
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CREDITI
Lyrics by Marco Delrio
Music by Stefano Gallo, Federica Baldi, Giovanni Volpin e Marco Delrio
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disclaimer: Gli articoli presenti in questa sezione del blog includono analisi di poesie effettuate dall’intelligenza artificiale. È importante tenere presente che le interpretazioni artistiche e letterarie sono spesso soggettive e possono variare notevolmente da persona a persona. Le analisi fornite dall’intelligenza artificiale sono basate su modelli di linguaggio e dati storici, ma non riflettono necessariamente l’unico o il “vero” significato di una poesia. Le analisi dell’intelligenza artificiale possono offrire prospettive interessanti e nuove su opere letterarie, ma non dovrebbero sostituire l’approccio critico umano o l’interpretazione personale. Si consiglia agli utenti di prendere in considerazione le analisi dell’intelligenza artificiale come un punto di partenza per la riflessione e il dibattito, piuttosto che come un’opinione definitiva. Si prega di ricordare che l’arte, compresa la poesia, è aperta a molteplici interpretazioni e sfumature, e il piacere della sua scoperta deriva spesso dalla libertà di interpretazione personale. Inoltre, l’intelligenza artificiale potrebbe non essere in grado di cogliere completamente l’aspetto emotivo o contestuale di una poesia, il che rende ancora più importante considerare le analisi con una mente aperta e critica.

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