Pagine Piene per Zucche Vuote #208

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Quando il treno rallentò la sua corsa e il fischio annunciò l’arrivo alla stazione, Joy si riscosse dai suoi pensieri. Il cartello arrugginito con il nome del paese, appena visibile tra la neve accumulata ai lati dei binari, le fece nascere un sorriso involontario. Era tornata.

Scese dal vagone stringendo la valigia e respirò a fondo l’aria frizzante del tardo pomeriggio. Profumava di legna bruciata, di terra umida e di quel silenzio immobile che solo i piccoli borghi di montagna sanno custodire. Intorno a lei, poche persone si muovevano tra la banchina e l’uscita della stazione: qualcuno trascinava borse cariche, altri salutavano parenti appena arrivati.

Appena mise piede fuori, vide suo padre in piedi accanto alla vecchia auto di famiglia. Il cappello di lana tirato sulla fronte, il cappotto abbottonato fino al collo, lo sguardo che la cercava tra i passeggeri.

“Joy!”

Il suo richiamo la fece sorridere. Raggiunse in fretta il padre, lasciando che la valigia affondasse un po’ nella neve ai lati della strada.

“Papà!”

L’abbraccio fu breve ma caldo, e quando si staccarono, lui la osservò con quel misto di affetto e curiosità che avevano sempre i suoi genitori ogni volta che tornava a casa dopo tanto tempo.

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