TESTO
Si spegne dicembre sul niente di sempre
E sembra ancora Natale fuori dalle finestre;
Scrivo d’un temporale nel mio stare acquiescente
E fa un po’ meno male o, forse, è il vino che scende.
Piove un gusto di sale su un ricordo invadente
Tra il sospiro del mare e il gorgoglìo della gente;
Scarabocchio un giornale per quietare la mente
Mentre un anno scompare dentro frasi mai dette
E non penso più a niente, quel niente di sempre,
Quello senza risposta o, forse, sempre la stessa.
Mi dovresti svegliare, è un torpore sfibrante
Questo errare ed errare per un limbo a sé stante
Ma di stanze e distanze che non riesco a colmare
Pe’l mio esser cantante, pe’l mio fare inusuale
E s’usava parlare un po’ formale, del niente,
Quel niente che, a volte, so anche farmi bastare
E m’attende il domani con quel suo scivolare
Lento dalle mie mani e non so che pensare
E non penso più al resto che m’avvolge più stretto,
Quel niente che, adesso, sai, va bene lo stesso
Ch’ora un pezzo di tutto quello che tu m’hai detto
Vive in mezzo a ogni gesto e ogni cosa che faccio.
Mi trovo a dissertare del mio fare acescente
Addosso a Nietzsche e Montale, una poesia decadente
E, appoggiato al guanciale con gli occhi e la fronte,
Scrivo in fretta e un po’ male sopra un Post-It banale
Che mi manca mancarti e parlarti del niente
O pensarti pensarmi e accentuare le assenze
E, dal mio piccolo strale, sul mare in burrasca,
Avvolto in un tight pervinca e magenta,
Non penso che adesso io non possa pensare
Che il niente che ho dentro, forse, in fondo, è normale
Ch’ora il tutto che ho detto, forse in modo impulsivo,
Resta fermo nel freddo del niente che vivo
E picchia nella testa questa storia un po’ diversa
Col suo capitare incerta, col suo grandinarmi in faccia,
Eppure aspetto sulla porta con lo stomaco che scalcia
E, tra le braccia, un’altra fiacca giornataccia senza te
Che picchi in testa e in testa resti tra un sorriso e una tempesta
E resto, a stento, in piedi, al vento, solo, a dondolare in questa
Stanca e inutile esistenza, che, alla fine, s’accontenta
Di quel briciolo di niente in cui oramai, da troppo, vivo senza te.


COMMENTO DELL’AUTORE
Dicembre 2021. Probabilmente qualche centimetro poco prima dello svallo delle montagne russe su cui mi sono lucchettato dopo aver ingoiato l’unico paio di chiavi. V’è una qualche rimostranza intrinseca che mostro verso questa canzone e dev’essere il motivo per cui, ad ora che sto scrivendo, è l’ultima canzone che io abbia scritto (eccetto quelle per gli altri progetti). Forse perché è in sé e per sé il finale (in)giusto di un milione di quartine, poesie e versi precedenti, l’epilogo mesto d’una rassegnazione e l’accettazione del fatto che, a volte, il niente stesso può essere la fine. E forse DEVE essere la fine. Non credo possa rimuovere questa canzoncina dalle mie esibizioni attuali se penso a quanto ancora adesso ogni singola quartina picchia dentro al costato. Chissà che discorrerne un po’ in questo post non sia l’esorcizzazione che mi serviva per sbloccare nuovamente la mia creatività.
Ovviamente l’analisi seguente fatta da Chatty non coglierà tutti i doppi e tripli significati ch’intendevo far sgocciolare dai versi – e menomale, direi – essendo strettamente legati a vicissitudini personali e mi riservo, al momento, dall’esplicare nel particolare tutti i possibili riferimenti nascosti.

ANALISI AI [BETA]
L’analisi dell’IA fornita in questo blog ha lo scopo di offrire una prospettiva interessante e di stimolare la riflessione sulla musica e sul suo significato. Tuttavia, si consiglia di considerarla come un punto di partenza per ulteriori esplorazioni e discussioni, anziché come una valutazione definitiva. La bellezza dell’arte musicale risiede nella sua diversità di interpretazioni, e invitiamo gli utenti a condividere le proprie opinioni e riflessioni sulle canzoni in discussione.
La canzone “Nel Niente” offre una profonda esplorazione dei sentimenti di solitudine, malinconia e ricerca di significato nella vita quotidiana. Con versi ricchi di immagini e metafore, il narratore dipinge un quadro di introspezione e riflessione su esperienze personali e emotive. L’atmosfera del brano è permeata da un senso di desiderio non soddisfatto e di vuoto interiore, mentre il ritmo lento e malinconico accompagna il susseguirsi delle parole. Attraverso una serie di evocative immagini, il testo esplora il tema del “niente” come entità esistenziale, una sorta di vuoto interiore che il narratore cerca di colmare con pensieri, ricordi e riflessioni. La canzone invita l’ascoltatore a riflettere sulla propria esistenza e sul significato delle esperienze umane, offrendo una profonda meditazione sulla natura della vita e delle relazioni.
“Si spegne dicembre sul niente di sempre” – Questa frase suggerisce un senso di conclusione e transizione, con dicembre che si avvicina alla fine e porta con sé una sensazione di vuoto o insignificanza. Il riferimento al “niente di sempre” indica un senso di monotonia o banalità, suggerendo che il narratore sente il passare del tempo come un ciclo senza fine di esperienze simili.
“E sembra ancora Natale fuori dalle finestre” – Qui, il narratore riconosce la contrastante sensazione di festa e gioia che pervade l’atmosfera esterna, nonostante il proprio stato d’animo interiore più cupo. Questa immagine offre un contrasto interessante tra l’atmosfera esterna e il mondo interiore del narratore.
“Scrivo d’un temporale nel mio stare acquiescente / E fa un po’ meno male o, forse, è il vino che scende” – Qui, il narratore si rivolge alla scrittura come una forma di catarsi o espressione delle proprie emozioni. Il “temporale” rappresenta una metafora per i conflitti interiori o le turbolenze emotive che il narratore affronta. La suggestione che il vino allevi il dolore o la tristezza suggerisce una sorta di autosommersione o fuga dalla realtà.
“Piove un gusto di sale su un ricordo invadente / Tra il sospiro del mare e il gorgoglìo della gente” – Queste immagini evocative trasmettono un senso di nostalgia e tristezza mentre il narratore ricorda un evento passato che continua a influenzare la sua esperienza presente. Il “gusto di sale” suggerisce un’intensa emozione o dolore legato al ricordo, mentre il contrasto tra il “sospiro del mare” e il “gorgoglìo della gente” riflette la complessità delle emozioni del narratore in confronto con l’attività quotidiana e l’interazione sociale.
“Scarabocchio un giornale per quietare la mente / Mentre un anno scompare dentro frasi mai dette” – Qui, il narratore utilizza la scrittura come un mezzo per trovare conforto o calma interiore. Il “giornale” funge da tela per le riflessioni del narratore mentre affronta il passaggio del tempo e il rimorso per le occasioni non sfruttate o le parole non dette.
“E non penso più a niente, quel niente di sempre, / Quello senza risposta o, forse, sempre la stessa” – Queste linee riflettono un senso di rassegnazione o accettazione del vuoto interiore e della mancanza di risposte o significato nella vita del narratore. L’espressione “quel niente di sempre” suggerisce una sorta di stasi esistenziale o apatia emotiva, mentre il narratore riflette sulla persistente sensazione di vuoto o insignificanza che pervade la sua esistenza.
n.d.a.: spesso, il silenzio, la mancanza di una vera e propria risposta è proprio la risposta che cerchiamo. E che non vogliamo sentire.
“Mi dovresti svegliare, è un torpore sfibrante” – Qui, il narratore esprime un desiderio di essere risvegliato dalla propria apatia o torpore emotivo. Il “torpore sfibrante” suggerisce una sensazione di stanchezza e spossatezza che il narratore cerca di superare.
“Questo errare ed errare per un limbo a sè stante” – Il narratore riflette sulla sensazione di vagare senza una direzione definita, intrappolato in un limbo esistenziale o emotivo. Il ripetersi del verbo “errare” enfatizza la perdita di senso di scopo o direzione nella vita del narratore.
n.d.a.: un “errare” è inteso anche come “sbagliare”.
“Ma di stanze e distanze che non riesco a colmare / Pe’l mio esser cantante, pe’l mio fare inusuale” – Qui, il narratore esprime una frustrazione per la mancanza di connessione emotiva o significato nelle proprie esperienze. Le “stanze e distanze” simboleggiano la distanza emotiva o fisica tra il narratore e gli altri, mentre il suo essere “cantante” o il suo fare “inusuale” suggeriscono un senso di diversità o separazione dalla norma.
“E s’usava parlare un po’ formale, del niente,” – Il narratore riflette sulla propria tendenza a discutere in modo distaccato o formale riguardo al vuoto interiore che sperimenta. Questa linea suggerisce una sorta di dissociarsi emotivo o una mancanza di coinvolgimento diretto con i propri sentimenti.
“Quel niente che, a volte, so anche farmi bastare” – Qui, il narratore ammette che a volte il “niente” può essere sufficiente per trovare conforto o tranquillità. Questa ammissione suggerisce una sorta di accettazione del vuoto interiore o della mancanza di significato nella vita del narratore.
“E m’attende il domani con quel suo scivolare / Lento dalle mie mani e non so che pensare” – Il narratore riflette sul passaggio del tempo e sull’incertezza del futuro. Il “domani” viene descritto come un’entità fluida e indistinta che si avvicina lentamente, suscitando un senso di confusione o ansia nel narratore.
“E non penso più al resto che m’avvolge più stretto, / Quel niente che, adesso, sai, va bene lo stesso” – Qui, il narratore rivela una sorta di resa al vuoto interiore o alla mancanza di significato nella vita. Il “resto” rappresenta le preoccupazioni o gli obblighi esterni che sembrano oppressivi, mentre il “niente” diventa accettato come parte integrante della sua esistenza.
“Ch’ora un pezzo di tutto quello che tu m’hai detto / Vive in mezzo a ogni gesto e ogni cosa che faccio” – Queste linee riflettono sul potere delle parole e delle esperienze condivise nell’influenzare il comportamento e il pensiero del narratore. Il ricordo delle parole dell’altro vive nel narratore, influenzando le sue azioni e le sue percezioni del mondo circostante.
n.d.a.: vi sono anche ulteriori implicazioni che definirei “indelebilmente inchiostrate” che accentuano il concetto di “vivere in mezzo a ogni gesto che faccio”.
“Mi trovo a dissertare del mio fare acescente” – Qui, il narratore riflette sul proprio processo di cambiamento o declino personale, usando il termine “acescente” per descrivere una crescita o un’evoluzione che avviene in modo graduale ma impercettibile.
“Addosso a Nietzsche e Montale, una poesia decadente” – Il narratore fa riferimento a filosofi e poeti come Nietzsche e Montale, che sono spesso associati a concetti di esistenzialismo e desolazione. La “poesia decadente” suggerisce un’atmosfera di tristezza o disillusione che permea il lavoro di questi autori, offrendo un parallelismo con lo stato d’animo del narratore.
“E, appoggiato al guanciale con gli occhi e la fronte, / Scrivo in fretta e un po’ male sopra un Post-It banale” – Qui, il narratore ritorna alla scrittura come un mezzo per esprimere le proprie emozioni e pensieri. Il “guanciale” e il “Post-It banale” suggeriscono un senso di intimità e casualità nell’atto di scrivere, mentre il fatto di farlo “in fretta e un po’ male” indica un impulso immediato e spontaneo nel catturare i propri pensieri.
“Che mi manca mancarti e parlarti del niente / O pensarti pensarmi e accentuare le assenze” – Il narratore riflette sul desiderio di connessione e comunicazione con un altro individuo, esprimendo il desiderio di esplorare insieme il “niente” che li circonda. La frase “accentuare le assenze” suggerisce una consapevolezza del vuoto o della mancanza che permea la vita del narratore.
“E, dal mio piccolo strale, sul mare in burrasca, / Avvolto in un tight pervinca e magenta,” – Queste immagini evocative descrivono il narratore come un individuo isolato e vulnerabile, navigando attraverso le tempeste della vita. Il “piccolo strale” suggerisce un senso di impotenza o insignificanza, mentre il “mare in burrasca” rappresenta le difficoltà e le sfide che il narratore affronta.
“Non penso che adesso io non possa pensare / Che il niente che ho dentro, forse, in fondo, è normale” – Il narratore riflette sull’accettazione del vuoto interiore come parte naturale della sua esistenza. Questa linea suggerisce una sorta di rassegnazione o consapevolezza del fatto che il vuoto che sente è una parte intrinseca di chi è.
“Ch’ora il tutto che ho detto, forse in modo impulsivo, / Resta fermo nel freddo del niente che vivo” – Il narratore conclude con un senso di resa o accettazione delle proprie parole e azioni, che restano immobili nel vuoto esistenziale che sperimenta. Questa riflessione finale sottolinea la persistenza del vuoto interiore nonostante i tentativi di esprimerlo o comprenderlo.
“E picchia nella testa questa storia un po’ diversa” – Il narratore descrive la sensazione di essere colpito da una nuova realtà o situazione che si discosta dalla norma. Questo può suggerire un cambiamento improvviso o inaspettato nella vita del narratore, che ha un impatto significativo sulla sua esperienza emotiva.
“Col suo capitare incerta, col suo grandinarmi in faccia,” – Qui, il narratore usa metafore legate al clima, come “grandinarmi in faccia”, per descrivere l’imprevedibilità e la durezza della vita che si abbatte su di lui.
“Eppure aspetto sulla porta con lo stomaco che scalcia” – Il narratore esprime un senso di ansia e attesa mentre si prepara ad affrontare la realtà che lo attende. L’immagine dello “stomaco che scalcia” suggerisce una sensazione di agitazione o nervosismo che il narratore prova di fronte all’incertezza del futuro.
“E, tra le braccia, un’altra fiacca giornataccia senza te” – Questa linea riflette sulla mancanza di qualcuno di significativo nella vita del narratore. La “fiacca giornataccia” suggerisce un senso di vuoto o insoddisfazione che il narratore prova senza la presenza dell’altro.
“Che picchi in testa e in testa resti tra un sorriso e una tempesta” – Il narratore riflette sulla persistenza dei ricordi e delle emozioni legate alla persona amata, che continuano a influenzare il suo stato emotivo anche quando cerca di sorridere o affrontare le difficoltà della vita.
“E resto, a stento, in piedi, al vento, solo, a dondolare in questa / Stanca e inutile esistenza, che, alla fine, s’accontenta / Di quel briciolo di niente in cui oramai, da troppo, vivo senza te.” – Queste ultime linee riflettono sulla fatica e sulla solitudine che il narratore prova mentre cerca di affrontare la vita senza la persona amata. La “stanca e inutile esistenza” suggerisce una sensazione di vuoto e insoddisfazione nella vita del narratore, mentre si accontenta di piccoli momenti di tranquillità o solitudine in cui può riflettere sulla propria esperienza.


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Music and Lyrics by Marco Delrio
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