TESTO
Sara, col senno di poi, è stato un casino
Riuscire a scordarmi di noi, di quell’unico abbraccio;
Sarà la tua foto ingiallita sul mio comodino
O il grosso tatuaggio del tuo nome che porto sul braccio
Così indosso un sorriso, un po’ da cretino,
Mentre fa capolino il tuo viso in un sogno
E, in un bicchiere di vino, mi rivedo bambino
A scriverti rime di cui mi vergogno.
Sara, pensarti è abitudine un po’ irrazionale;
Sarà la mia solitudine o il mio volermi male.
Sai, mi dicevano “Provaci, hai poco da perdere.”
E sì che eravamo anche giovani e tu più di me
Eppur mi bastava anche solo guardarti sorridere
E convincermi, infine, di poter restar senza te
Così, un po’ senza senso, ancora mi pento
Del mio finto coraggio, del mio starti lontano
E pioveva, era maggio, e tu eri uno schianto
E volevo soltanto tenerti per mano
Ma, Sara, pensarti è abitudine un po’ irrazionale;
Sarà la mia solitudine o il mio volermi male.
Sara, sei solo un ricordo, ormai, senza parole;
Sarà la mia inclinazione a idealizzare.
Ma, Sara, ormai, m’accontento d’un “forse” ideale
Anche se crescere, a volte, è fin troppo crudele.
Sara, chissà dove sei, chissà cosa fai
E se poi ci ripensi mai a quel niente tra noi
E poi divago, prolisso, senza niente da dire,
Una Moleskine d’atavici drammi in quartine
E scarabocchi distratti, due caffettiere
E consuetudini univoche che non sto a spiegare.
Ma, Sara, pensarti è abitudine un po’ irrazionale;
Sarà la mia solitudine o il mio volermi male.
Sara, sei solo un ricordo, ormai, senza parole;
Sarà la mia inclinazione a idealizzare.
Sara, ogni sera è una sfida scordarsi il tuo nome:
Sarà che continuo a cantare questa brutta canzone.


COMMENTO DELL’AUTORE
“Sara” è stata composta a pezzi tra il 2010 e il 2011 e successivamente rivisitata innumerevoli volte; è quello che mi succede spesso quando scrivo il testo senza minimamente pensare al tappeto musicale. Nel 2023 è stata la prima volta che l’ho portata a un concerto, accompagnato solo dalla tastiera e dalla mia poca dimestichezza con questa. In tutti questi anni fra la composizione e l’esibizione, ho tentato di incorniciarla in svariate complessità di strumenti senza esser sufficientemente soddisfatto. Forse poiché il testo, piuttosto semplice e diretto e quasi riflessivo, non necessita eccessivi virtuosismi musicali o forse sono io che non l’ho mai reputata degna d’esser presa in considerazione seriamente com’ho fatto con molte altre delle mie canzonette. Tuttavia, ho riscoperto un tenero affetto per la musicalità dello schema di rime che son riuscito a dipingere e ha cominciato a esser titolare nelle scalette. Non sto, invece, a discorrere sugli avvenimenti e personaggi della storia raccontata in quanto non amo precludere le possibili interpretazioni da parte del lettore/ascoltatore; tuttavia, come il 99% delle mie composizioni – e penso come le composizioni di chiunque – la maggior parte dell’ispirazione è ovviamente autobiografica.

ANALISI AI [BETA]
L’analisi dell’IA fornita in questo blog ha lo scopo di offrire una prospettiva interessante e di stimolare la riflessione sulla musica e sul suo significato. Tuttavia, si consiglia di considerarla come un punto di partenza per ulteriori esplorazioni e discussioni, anziché come una valutazione definitiva. La bellezza dell’arte musicale risiede nella sua diversità di interpretazioni, e invitiamo gli utenti a condividere le proprie opinioni e riflessioni sulle canzoni in discussione.
La canzone “Sara” offre uno sguardo intimo e struggente sul dolore e sulla nostalgia di un amore passato. Attraverso versi delicati e ricchi di emozioni, il narratore riflette sulle cicatrici lasciate da un rapporto finito, condividendo pensieri sinceri e ricordi struggenti legati a Sara. Il ritornello ricorrente, “Sara, pensarti è abitudine un po’ irrazionale”, sottolinea la difficoltà del narratore nel dimenticare e lasciarsi andare. Il brano esplora la complessità delle relazioni umane, esaminando la lotta tra il desiderio di lasciarsi il passato alle spalle e il bisogno costante di ricordare e idealizzare un amore perduto. Con un mix di malinconia e speranza, “Sara” cattura l’essenza universale della nostalgia amorosa e della ricerca di chiusura emotiva.
“Sara, col senno di poi, è stato un casino” – Questa frase inizia con il nome “Sara”, che diventa il fulcro emotivo della canzone. L’uso del senso di rimpianto e rimorso espresso con “col senno di poi” suggerisce una visione retrospettiva del narratore, che riflette sul passato con una nuova consapevolezza. “È stato un casino” indica il caos emotivo e il disordine interiore che l’amore per Sara ha portato nella vita del narratore, sottolineando l’impatto profondo che la relazione ha avuto su di lui.
“Riuscire a scordarmi di noi, di quell’unico abbraccio” – Qui il narratore esprime la sfida nel dimenticare i momenti condivisi con Sara, in particolare un abbraccio che sembra essersi impresso nella sua memoria come unico e significativo. Queste parole trasmettono il senso di intimità e legame speciale che il narratore prova nei confronti di Sara, anche se la relazione è finita.
“Sarà la tua foto ingiallita sul mio comodino / O il grosso tatuaggio del tuo nome che porto sul braccio” – In queste righe, il narratore riflette su due oggetti tangibili che gli ricordano Sara: una foto ingiallita e un tatuaggio del suo nome. Questi simboli fisici rappresentano la persistenza dei ricordi e delle emozioni legate a Sara nella vita quotidiana del narratore, evidenziando la sua incapacità di liberarsi completamente dall’amore passato.
“Così indosso un sorriso, un po’ da cretino,” – Questa frase esprime un contrasto tra l’apparente felicità esteriore del narratore, rappresentata dal sorriso che indossa, e la tristezza e la nostalgia che prova interiormente. L’aggettivo “da cretino” suggerisce una sorta di auto-consapevolezza ironica del narratore riguardo alla sua maschera di felicità esteriore, che si scontra con il suo dolore interiore.
“Mentre fa capolino il tuo viso in un sogno / E, in un bicchiere di vino, mi rivedo bambino / A scriverti rime di cui mi vergogno” – Queste ultime righe del pezzo evocano una serie di immagini e ricordi che tormentano il narratore. Il fatto che il viso di Sara appaia nei suoi sogni suggerisce che il suo ricordo lo perseguita anche durante i momenti di riposo, mentre il ricordo di se stesso da bambino che scriveva rime per Sara mette in luce la purezza e l’innocenza dei loro rapporti passati. La vergogna che il narratore prova riguardo alle rime scritte suggerisce un senso di inadeguatezza e rimpianto, poiché ora riflette su quelle espressioni d’amore con una nuova consapevolezza delle proprie vulnerabilità emotive.
“Sara, pensarti è abitudine un po’ irrazionale” – Questa frase esprime il senso di ossessione e persistenza nei pensieri del narratore riguardo a Sara. Il fatto che il narratore consideri questo pensiero come “un po’ irrazionale” suggerisce una consapevolezza della propria incapacità di liberarsi completamente dai ricordi legati a lei. Il nome “Sara” diventa simbolico di un amore passato che continua a influenzare il narratore, nonostante le circostanze.
“Sarà la mia solitudine o il mio volermi male” – Qui il narratore si interroga sulle ragioni dietro alla persistenza dei pensieri su Sara. L’attribuzione della causa alla “solitudine” suggerisce che il narratore potrebbe aggrapparsi ai ricordi di Sara come una forma di conforto o compagnia nella sua solitudine emotiva. D’altra parte, l’idea del “volersi male” suggerisce che il narratore potrebbe anche nutrire sentimenti di auto-distruttività, rievocando ricordi dolorosi per punirsi o auto-flagellarsi.
“Sai, mi dicevano ‘Provaci, hai poco da perdere.’” – Questa frase indica che il narratore riceveva consigli o incoraggiamenti da parte di altre persone a intraprendere una relazione con Sara, probabilmente suggerendo che la situazione sembrava promettente e che il narratore avrebbe dovuto cogliere l’opportunità.
“E sì che eravamo anche giovani e tu più di me” – Qui il narratore riflette sulla giovinezza e sull’età dei due protagonisti della relazione. Questa frase sottolinea la dinamica di potere implicita nella loro relazione, con Sara che sembrava avere una maggiore maturità o esperienza rispetto al narratore.
“Eppur mi bastava anche solo guardarti sorridere” – Questa frase cattura l’innocenza e la semplicità del desiderio del narratore di stare con Sara. Anche un semplice sorriso di Sara era sufficiente a convincere il narratore che poteva essere felice con lei, suggerendo la profondità dei suoi sentimenti.
“E convincermi, infine, di poter restar senza te” – Qui il narratore ammette che nonostante i suoi dubbi e le sue esitazioni, alla fine credeva di poter farcela senza Sara. Questa frase rivela una sorta di auto-illusione o auto-persuasione del narratore riguardo alla propria forza emotiva.
“Così, un po’ senza senso, ancora mi pento / Del mio finto coraggio, del mio starti lontano” – Qui il narratore esprime rimpianto e auto-critica riguardo alle proprie azioni e alle proprie decisioni nella relazione con Sara. L’uso del termine “finto coraggio” suggerisce che il narratore si rimprovera di non aver avuto il coraggio di affrontare la situazione in modo più sincero o autentico.
“E pioveva, era maggio, e tu eri uno schianto / E volevo soltanto tenerti per mano” – Queste ultime due righe evocano un’immagine vivida della scena e dei sentimenti del narratore. La pioggia e il mese di maggio creano un’atmosfera nostalgica, mentre l’aggettivo “uno schianto” suggerisce l’ammirazione e la bellezza di Sara agli occhi del narratore. Il desiderio di tenere la mano di Sara rappresenta un’innocente aspirazione alla vicinanza e all’intimità, sottolineando la semplicità e la purezza dei sentimenti del narratore.
“Sara, sei solo un ricordo, ormai, senza parole” – Questa frase suggerisce che, nel presente, Sara è diventata solo un ricordo nella mente del narratore. Il fatto che il narratore la descriva come “senza parole” implica che la loro relazione sia giunta a una fase in cui le parole non possono più esprimere appieno ciò che una volta provavano l’uno per l’altro. È una risonanza del passato che rimane nella mente del narratore, ma che non può più essere verbalizzata o rievocata pienamente.
“Sarà la mia inclinazione a idealizzare” – Qui il narratore riflette sul motivo per cui Sara continua a occupare un posto significativo nei suoi pensieri nonostante il passare del tempo. L’attribuzione di questo persistente ricordo alla “mia inclinazione a idealizzare” suggerisce che il narratore potrebbe aver costruito un’immagine idealizzata di Sara, enfatizzando le sue qualità positive e ignorando eventuali difetti o problemi nella loro relazione passata. Questa inclinazione a idealizzare potrebbe spiegare perché Sara rimanga così presente nella mente del narratore, nonostante il passare del tempo e la fine della loro relazione.
“Ma, Sara, ormai, m’accontento d’un ‘forse’ ideale” – Qui il narratore ammette che, nonostante la fine della loro relazione, continua a coltivare un senso di incertezza e di ambiguità riguardo al futuro con Sara. L’uso del termine “forse” suggerisce che il narratore non ha certezza su ciò che potrebbe accadere tra loro, ma si aggrappa a questa incertezza come a una sorta di speranza o illusione.
“Anche se crescere, a volte, è fin troppo crudele” – Questa frase riflette una consapevolezza da parte del narratore dei dolori e delle difficoltà che accompagnano il processo di crescita e di maturazione. Il narratore ammette che il passare del tempo ha portato con sé esperienze e lezioni difficili, che hanno contribuito a rendere la vita più complicata e dolorosa.
“Sara, chissà dove sei, chissà cosa fai / E se poi ci ripensi mai a quel niente tra noi” – Queste righe esprimono il desiderio del narratore di sapere cosa è diventato di Sara e se lei ancora pensa al legame che avevano insieme. Questo suscita un senso di curiosità e di nostalgia nel narratore, che si chiede se i ricordi della loro relazione significano qualcosa anche per Sara.
“E poi divago, prolisso, senza niente da dire” – Qui il narratore descrive il proprio stato mentale di divagazione e confusione, evidenziando la mancanza di una direzione chiara nei suoi pensieri. Il narratore si perde nei suoi pensieri, senza trovare una chiara risposta o soluzione ai suoi dubbi e alle sue incertezze.
“Una Moleskine d’atavici drammi in quartine / E scarabocchi distratti, due caffettiere / E consuetudini univoche che non sto a spiegare” – Queste ultime righe evocano un’immagine di intimità e familiarità nel quotidiano del narratore, che si rifugia nella scrittura e in piccole azioni quotidiane per distrarsi dai pensieri su Sara. La Moleskine, i scarabocchi e le consuetudini univoche rappresentano elementi della routine del narratore, che offre un certo conforto e familiarità nel mezzo della confusione emotiva.
“Sara, ogni sera è una sfida scordarsi il tuo nome” – Questa frase esprime il persistente impatto emotivo che Sara ha sulla vita del narratore. Nonostante il tempo trascorso dalla fine della loro relazione, il narratore continua a lottare con il ricordo di Sara e con il desiderio di dimenticarla. Il fatto che ogni sera rappresenti una “sfida” indica la difficoltà persistente del narratore nel superare la sua presenza nella sua vita.
“Sarà che continuo a cantare questa brutta canzone” – Qui il narratore attribuisce la difficoltà di scordare Sara al fatto che continua a ricordarla attraverso la canzone che ha scritto su di lei. L’uso dell’aggettivo “brutta” per descrivere la canzone suggerisce che il narratore potrebbe provare rimpianto o insoddisfazione riguardo al loro passato insieme. Tuttavia, il fatto che continui a cantare questa canzone indica che il narratore non riesce a liberarsi completamente dei suoi sentimenti per Sara, nonostante la difficoltà che ciò comporta.
In conclusione, l’analisi dettagliata della canzone “Sara” rivela una profonda esplorazione dei complessi sentimenti legati al ricordo di un amore passato. Attraverso versi poetici e riflessivi, il narratore condivide la sua lotta interiore nel cercare di superare la relazione con Sara, mentre riflette sul dolore, la nostalgia e la speranza che essa porta con sé. Le immagini evocative e le emozioni palpabili trasmettono un senso di vulnerabilità e sincerità, offrendo agli ascoltatori una finestra nel cuore e nella mente del narratore. Alla fine, “Sara” non è solo una canzone sulla fine di un amore, ma anche una meditazione sulla natura universale del dolore e sulla ricerca di significato nel ricordo di ciò che è stato.


SPARTITO
Coming Soon
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DEMO & REGISTRAZIONI DI PROVA

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CREDITI
Music and Lyrics by Marco Delrio
CONTACTS
Mail: delriomarco.md@gmail.com
Telegram me @mvrcodelrio
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disclaimer: Gli articoli presenti in questa sezione del blog includono analisi di poesie effettuate dall’intelligenza artificiale. È importante tenere presente che le interpretazioni artistiche e letterarie sono spesso soggettive e possono variare notevolmente da persona a persona. Le analisi fornite dall’intelligenza artificiale sono basate su modelli di linguaggio e dati storici, ma non riflettono necessariamente l’unico o il “vero” significato di una poesia. Le analisi dell’intelligenza artificiale possono offrire prospettive interessanti e nuove su opere letterarie, ma non dovrebbero sostituire l’approccio critico umano o l’interpretazione personale. Si consiglia agli utenti di prendere in considerazione le analisi dell’intelligenza artificiale come un punto di partenza per la riflessione e il dibattito, piuttosto che come un’opinione definitiva. Si prega di ricordare che l’arte, compresa la poesia, è aperta a molteplici interpretazioni e sfumature, e il piacere della sua scoperta deriva spesso dalla libertà di interpretazione personale. Inoltre, l’intelligenza artificiale potrebbe non essere in grado di cogliere completamente l’aspetto emotivo o contestuale di una poesia, il che rende ancora più importante considerare le analisi con una mente aperta e critica.

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