tratto da “La Sostenibile Pesantezza dell’Avere” (2014) – Nove
17 febbraio dalle mie parti.
Caro diario oggi scrivo dal pullman.
Così su due piedi direi di non aver trovato posto a sedere.
Qualche giovane mi guarda ma non sanno che anche io li posso guardare.
Lo faccio e dispongono altrove il loro sguardo.
Uno a zero per me.
Oggi piove ma io no.
Mi mette tristezza la pioggia da quando ho iniziato a lavorare come meridiana.
Mi fa sentire inutile.
Qualche signora scende a questa fermata ma non credo fossero salite.
Qualcuno parla al conducente.
Spero che questo mezzo non abbia ritardo o dovrò avvertire il padre.
Devo ricordarmi di comprare del sapone o stasera vado in bianco.
Ci si ferma di nuovo col semaforo verde.
Odio quando il conducente è daltonico.
Qualcuno mi guarda ma non mi volto.
Due a zero.
Entra un po’ Daria dalla porta.
La conosco bene ma meno male che sono coperto.
A volte vorrei avere un naso.
Sullo stinco.
Chissà che ore saranno adesso.
Secondo me le tre.
Però albeggia.
Lo sapevo, devo pensare di più prima di fare scommesse con me stesso.
La penna si sta scaricando.
Meno male che sto scrivendo con la matita.
Vorrei una gomma però.
Qualcuno scende.
Anche se non siamo fermi.
Degli altri ragazzi mi fissano.
Poi fanno un cambio.
Tre a zero.
Odio quando tutti fissano il vuoto e io non lo vedo.
La prossima credo che sia la mia fermata.
5000 euro investiti bene.
Ci ho costruito uno chalet.
Qualche brutta curva, poi la signora grassa esce dalla mia visuale.
Puzzava di bianco.
Ora siamo fermi perché qualche cocainomane attraversa sulle strisce.
La prossima fermata scendo.
Vorrei che gli altri non lo capissero.
Fingo di dormire.
Qualcuno mi guarda e mi sveglia ma non mi volto.
Si aprono le porte.
Ah! Quattro a zero!!
E vado.
MVRCODELRIO 
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