The Story
Il paesaggio oltre lo sporco vetro del finestrino cominciava a essere sempre più familiare. Sadie Warren aveva la fronte schiacciata su di esso e il frastuono quasi cardiaco del treno l’aveva ipnotizzata e accompagnata in un groviglio di ricordi e pensieri.

Il sole accarezzava la cima dei monti più lontani e si colorava di rosso; Sadie guardò l’orologio che rifletteva quelle sfumature poetiche e ne approfittò per controllare la tabella di marcia: l’ultimo autobus della giornata che l’avrebbe portata a Saxon Street partiva dieci minuti dopo l’arrivo del treno in stazione e, di questo passo, non avrebbe avuto problemi a prenderlo.
Un passeggero, starnutendo rumorosamente, la distrasse dai suoi pensieri. La ragazza notò che dietro l’uomo con un evidente raffreddore si avvicinava l’addetto al controllo biglietti. Sadie allungò la mano verso la borsa che sedeva nel sedile di fronte e recuperò un vecchio portafoglio color crema.
– Biglietti, per favore. – disse con voce annoiata l’uomo in divisa. Sadie glielo porse sorridendo – Grazie. – rispose lui allontanandosi dallo scompartimento.
Gli occhi della ragazza, mentre rimetteva il biglietto nel portafoglio, si soffermarono su una vecchia foto che spuntava da dietro alcune tessere fedeltà di qualche supermercato. La prese da un angolo e la tirò fuori lentamente; un sorriso forzato le prese forma ai lati della bocca.
Dopo quindici minuti esatti, l’interfono del treno annunciò l’imminente arrivo al capolinea. Sadie aveva già indossato il cappotto e si era avvicinata alle porte d’uscita.
Il treno la scosse varie volte durante il cambio dei binari nei pressi della stazione ma la ragazza pareva di nuovo assorta nei suoi pensieri.
Con uno strattone, il treno si fermò al primo binario; Sadie guardò l’orologio e capì di non aver bisogno di correre per arrivare alla stazione degli autobus.
Le porte soffiarono, accompagnandola fuori dal vagone; estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca interna della giacca e ne accese una.
L’autobus per Saxon Street aspettava nei pressi della stazione con il motore acceso; Sadie rimase nei pressi della porta d’entrata fino all’ultimo sbuffo di fumo poi salì i tre gradini, salutò il conducente con un sorriso e si andò a sedere in fondo.
La sveglia a LED sul comodino lampeggiava le cinque in punto; Sadie era in piedi vicino al letto già risistemato che pensava a quello che avrebbe potuto fare fino all’alba. Il sonno l’aveva abbandonata già da un’ora – d’altronde, ultimamente, non dormiva più di quattro ore a notte.
La caffettiera gorgogliava in cucina e Sadie si infilò una grossa felpa nera prima di andare a versarsene una tazza.
La casa era semi-vuota, così come l’aveva lasciata molti anni prima, prima di partire per il college: la cucina aveva solo un tavolo al centro della stanza e i fornelli sulla parete più grande. La porta finestra che dava sulla strada aveva ancora le persiane abbassate e il manico, col tempo, era diventato quasi impossibile da girare.
Sadie camminava per le poche stanze del bilocale, sorseggiando caffé e scrutando ogni millimetro di muro, naufragando nella nostalgia: nostalgia della sua giovinezza, certo, ma anche nostalgia di Londra.
La seconda camera da letto era completamente vuota, fatta eccezione per una libreria a muro di poco valore. La giovane passava il dito sulle copertine, alzando sbuffi di polvere, leggendo titoli di libri che sapeva di aver comprato ma che mai ebbe tempo di leggere.
La finestra della stanza si aprì più facilmente rispetto a quella della cucina e Sadie si sporse sul davanzale annerito: all’orizzonte, un pallido sole sbucava da una collina colorando di scarlatto i magri alberi che l’abitavano.
Sadie appoggiò la tazza vuota del caffè nel lavandino e andò ad aprire il rubinetto della vasca da bagno.
Erano le sei e mezza o poco più quando Sadie entrò nel bar di Claire, una delle sue amiche più care, almeno fino alla sua partenza per l’università.
Claire impiegò qualche secondo prima di riconoscere il volto della giovane e soffocarlo in un abbraccio.
«Quando sei tornata, Sadie?»
«Ieri sera. Sono arrivata tardi, sennò sarei passata a salutarti già ieri.»
«Va benissimo così,» Claire la guardava curiosa «ma che ci fai già sveglia?»
Sadie si stropicciò gli occhi e sorrise «Niente, non riesco a dormire molto, ultimamente. Ho sempre incubi… Inoltre erano troppi anni che non dormivo sul materasso che ho in questa casa.»
