tratto da “La Sostenibile Pesantezza dell’Avere” (2014) – Nove??? Sicuri???
Mario quindi è veramente quello che usa le date.
Wow! Sono così esaltato da questa scoperta che non riuscirò a dormire per i prossimi
dodici minuti.
Nel frattempo, mentre aspetto che le pillole che ho preso poco fa, nascondendole nella
carta igienica, facciano effetto, vi voglio raccontare di Gianni Fulimanni de la Vegas, in arte
Menelauripide.

Menelauripide è uno di quegli amici che quando li incontri per strada li saluti solo perchè
così i cecchini capiscono che quello è il segnale per abbatterlo.
Ma gli volevo bene.
Ebbene sì, anche Menelauripide è morto.
Ora vi racconto la storia per come l’ho capita leggendola sul muro di un bagno di un
autogrill dismesso. (Sarebbe quello che ora voi chiamate Twitter).
Menelauripide era il primo della sua stirpe e purtroppo anche l’ultimo.
Era solito sfoggiare ai suoi amici la sua abilità più popolare: toccarsi il naso con la lingua,
passando dall’ombelico.
Dal suo ombelico.
Più facile a farsi che a dirsi (nonostante le sette persone che, provandoci, hanno
riscontrato una lussazione del buon senso).
Menelauripide, però mascherava la sua tristezza interiore con quelle smorfie da
sociopatico che sempre lo hanno contraddistinto negli avvisi delle persone ricercate.
Era affetto da una grave malattia.
Più che affetto comunque era odio data la gravità di questa, superiore sicuramente a quella
della Terra; aveva infatti sempre il molare a terra e i denti del giudizio universale.
Un sorriso apocalittico.
Menelauripide, che per convenienza chiameremo solo quando ne avremo bisogno, soffriva
di meteopatia alle ascelle.
Ossia, il microcosmo che le sue cavità sotto-spallari ospitavano, riproduceva esattamente
le condizioni meteorologiche a cui era sottoposto questa specie di essere umano.
Non era raro trovarlo con dei cirrocumuli che sbucavano dalle maniche.
Non era raro trovarlo ma nessuno lo cercava.
L’estate era il periodo peggiore: nonostante fosse sempre la persona con le ascelle più
abbronzate del globo (escluso Jamie Wonderwood, l’australiano nato con le ascelle nere),
la puzza di pollo bruciato che ne scaturiva gli impediva di socializzare normalmente. D’altro
canto poteva cuocersi i marshmallows schiacciandoli col braccio.
Peccato che non gli piacevano.
Provò a curarsi ma non ci riuscì.
Rimaneva soltanto il trapianto di ascella.
Il chirurgo MiChele Granchio, rinomato per i suoi interventi ad occhi chiusi e condannato
per gli stessi interventi ad occhi chiusi, accettò la sfida di Menelauripide e dopo 4 ore sotto i
ferri si accorse di avergli attaccato il tetano.
Tuttavia, Menelauripide fu felice.
Il tetano non gli cuoceva i marshmallows ma poteva permettergli di socializzare senza
odorare come un girarrosto.
Peccato che morì due giorni dopo.
Fu la prima morte di Menelauripide.
Volto pagina anche se ormai non so perchè.
