tratto da “Come Se Non Fosse Successo Niente” (2011) – Capitolo 13 – TBD
Albeggiò sulle mie occhiaie.Dodici valige mai viste si trovavano davanti alla porta, completamente nascosta da quell’ammasso di oggetti mai visti in vita mia, alcuni ancora con il cartellino del prezzo attaccato.
La tempesta si era placata per qualche minuto dato che mia moglie si stava facendo una doccia.
La terza da quando si è svegliata. Avevo paura che di lì a poco l’avrei vista uscire senza pelle.
Erano le otto del mattino, l’aereo sarebbe partito a mezzogiorno salvo omicidi all’aeroporto che mi avrebbero condotto in prigione.
Appena uscì dalla doccia, i capelli di Mafalda e lo sguardo di Tyson, decise che era ora di andare.
“Alle otto? Amore, l’aeroporto è a dieci minuti!”
“Dobbiamo ancora caricare la macchina e poi andare a fare il check-in! Non vorrai fare tardi al check-in! Che poi finisce che ci lasciano a terra..oh! Se solo ci penso…”
Nonostante fossi sicuro che la ragazza che ci avrebbe fatto il check-in fosse ancora nel letto con la sveglia puntata alle dieci, noi uscimmo di casa alle otto e cinque.
Aprii il portellone della macchina per far stare le valigie. Le dodici valigie. E non quelle piccole.
“Amore hai per caso un raggio rimpicciolitore anche qui in una di queste valigie?”
“Non fare lo scemo. Io salgo. Muoviti.”
Ringhiai mascherando un’imprecazione da colpo di tosse.
Era giunta l’ora di far fruttare i miei anni sprecati dietro il Game Boy a giocare a Tetris.
Lei intanto si sedette davanti, la borsa sulle ginocchia a cercare il suo specchietto per truccarsi. Aveva avuto venticinque giorni e una mattinata per truccarsi e deve aspettare di essere in macchina.
Chiesi “Ti serve qualcosa prima che chiudo e partiamo? Tipo un phon, un rossetto…”
“No…” disse specchiandosi nello specchietto retrovisore con le labbra da papera.
“Sicura che hai preso tutto?”
Anche lei mi guardò come per vedere se stessi scherzando. In effetti, mi resi conto della domanda stupida: ero sicuro avesse preso cose che nemmeno sapevo di avere.
Io controllai velocemente di avere tutto quello che mi serviva in vacanza tastandomi le tasche e ricapitolando mentalmente; portafoglio con bancomat, cellulare, chiavi, sigarette, accendino…..ok. Ero comunque sicuro che ci fosse qualche vestito unisex in una delle sue valigie in modo da non rimanere nudo.
Al massimo avrei cucito qualche vestito usato da lei.
Si sa, una volta messo non si può rimettere lo stesso vestito. Ma che scherzi?
Partimmo.
Accesi la radio.
Partì il cd inserito nel lettore. Biagio Antonacci.
“Amore, per favore…” le dissi “..è già abbastanza difficile questa mattina anche senza sentire un tizio con la colite registrato di nascosto mentre dice parole a caso…”
“Eh va beh, cambia allora.”
Cercai con la mano il mio porta-cd sotto il sedile.
Ne estrassi una trousse di qualche marca cinese, rosa shock.
“Tua vero?” chiesi porgendogliela senza guardarla negli occhi.
“Ah si! Giusto! Spero che ci stia in una valigia…”
“E il mio porta-cd?”
“…anche perchè questa mi serve proprio…”
“Il mio porta-cd??”
“..calma eh…l’ho prestato alla Mary..”
“Chi?”
“La Mary, la figlia della Giusi…”
“Dovrei conoscerle?”
“Le abbiamo viste quella sera al cinema con la Diana e la Pamela…”
“Ma chi sono??”
“Guarda, sei veramente incredibile…vai va che è tardi…”
Così, mentre mi chiedevo se effettivamente ci volessero tre ore abbondanti per il check-in, misi in moto la macchina e uscii dal parcheggio lanciando un addio mentale al mio porta-cd, ora in mano di qualche teenager di cui non riesco a inquadrare neanche una parentela o amicizia con me.
Clicco sull’autoradio e passo all’FM. Accordi familiari.
“Oh, perfetto…” sussurro.
C’era “Highway To Hell” degli ACDC.

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