The Poem
Tratto da “Maree Oniriche” (2016) Streetlib Publishing
Quanto sbagliamo noi mortali
Senza nemmeno capirlo, vero?
Ciechi, egoisti, sciocchi animali
Che cercano mele sotto un pero,
A preferir un muro quando colti
Nell’error capita poi ammettere
La colpa, il trofeo degli stolti.
Lascerò il giudizio ai posteri.
Chi sa di non sapere niente
Ma dà voce anche ai sogni
Da despota, giudice e infante,
Negligente d’altrui bisogni.
Chi non sa di non saper e tace
Ma non comprende il giusto e il male
E pure a un cristo sulla croce
Negherebbe un tozzo di pane.
Chi è bianco, verde, nazionalista
E addestra squali in un fossato
Di clausole, cavilli non a vista
Per tener in scacco un rifugiato.
Chi pecca di gola perché ha finito
L’altre penitenze del girone
E non esita a puntar il dito
Sui santi, ma sporco di mascarpone.
Chi vive studiando, chiuso in casa
E predica letame a sproposito,
Rinnega Dio, Satana e la chiesa
Ma scarta gli amici e sceglie il logico.
Chi amici ne ha troppi ma non ricorda
Nemmeno un nome solo al mattino
E nel cassetto tiene una corda,
Due foto e una bottiglia di vino.
Chi ruba anche alla morte
Ha fame ma non mangia alla sera
Ché domani a girar sarà la sorte,
E forse è truccato il poker della balera.
Chi assume e non paga, guida distratto
Con gli occhi posati sul nuovo cantiere,
La penna sul fac-simile d’un contratto
Che lo fa sentire un imperatore.
Chi come me è un po’ di tutto
E un po’ troppo poco per le pene di Dante
Ma quando al mio posto una fascia da lutto
Trovate, parlate d’altro più importante
Chè tanto non sento dal fondo
Del campo di grano che ho scelto.
Lasciatemi scivolare nel profondo
Delle belle parole che non ho detto.
E sono egocentrico, stronzo e deviato
O come diciamo noi umani: normale.
Forse è quello che ho sempre odiato,
Saper di saper di non esser speciale.
