The Story
Michael: Hai paura?
Vicky: Di che cosa?
M: Del domani? Non ti fa paura?
V: Certo che mi fa paura; solo gli stupidi non hanno paura.
M: E perché non rimaniamo qui, adesso, lasciando tutto com’è? Perché dobbiamo andare avanti e rischiare di perdere tutto questo?
V: Perché non voglio rimanere per sempre così.
M: Ah…
V: Non hai capito. Ovviamente tutto questo è fantastico. Ma non mi basta.
M: Vuoi ancora di più?

V: Voglio solo vedere cosa c’è oltre.
M: E se oltre c’è solo un precipizio?
V: Ma almeno lo saprei. Almeno saprei se fermarmi al bordo del precipizio o se lanciarmi nel vuoto.
M: Sì ma anche solo vedendolo….
V: Come puoi essere così pessimista, dopo tutto quello che ci siamo sempre detti?
M: E’ che non so come fai a gestire questa paura di perdere tutto.
V: Se non le affronti e impari a gestirle, le paure rimangono. Io non voglio vivere con una paura nuova ogni giorno solo perché non ho il fegato di sbatterci addosso.
M: Credi sia un codardo?
V: Anche se lo fossi, a me che importa?
M: Certo che non sei di aiuto…
V: Ma che m’importa se non la pensi come me? Non credo che alla fine tu sia capace di lasciarmi da sola ad affrontare le mie paure.
M: No, infatti.
V: Allora non sei codardo.
M: Ma sarei terrorizzato.
V: A me non importa.
M: Ma a me sì. Tendo a evitare di buttarmi in situazioni del genere, se già solo a pensarci mi tremano le gambe.
V: Ma lo faresti.
M: Beh, si…
V: E a me basta questo.
M: Però controvoglia.
V: Ma io continuo lo stesso. Sta a te seguirmi…
La lattina sbuffò una nuvoletta gasata che inumidì persino il loro viso e Michael bevve a lungo, quasi come a cercare di finirla in un sorso. Dopo un istante, con gli occhi lucidi – per la carbonazione della bevanda – mormorò:
M: Credi sia malsano questo rapporto?
V: Se lo fosse, smetteremmo qui, subito e adesso?
M: Non saprei. Ma a volte siamo così diversi.
V: Però ne parliamo.
M: Eh, ma forse ne parliamo troppo.
V: Con consapevolezza.
M: Il problema è che…
V: I problemi si risolvono.
M: E se il problema fossimo noi due?
Ci fu un silenzio inaspettatamente lungo dopo questa domanda.
M: Perché finiamo sempre in questi discorsi?
V: Perché riusciamo a farlo…
M: Cioè?
V: Riusciamo a parlarne. Riusciamo a vedere lo schifo e lo splendore dietro ogni sensazione che proviamo, che ci facciamo provare, che vogliamo…
M: Non possiamo vivere solo di cose belle?
V: Come si fa? Se mi dici come fare, io inizio da ora.
M: Beh…
V: Io voglio anche le cose orribili con te, voglio i problemi da risolvere, voglio faticare e vederti faticare per poi godermele davvero le cose belle. Non siamo in un film…
M: Stai cambiando idea su di me?
V: No. Voglio anche questo. Voglio anche le tue insicurezze, la tua idilliaca utopia di un mondo perfetto dove non affrontiamo problemi.
M: Si ma è stancante…
V: Ma qual è la ricompensa?
M: Stare bene insieme?
V: Stare bene insieme.
M: Mh…
V: Io lo so che hai il timore che quello che provi per me non sia reciproco al cento percento. E magari non lo è. Magari invece sono io che forse ho paura che tu non ci sia dentro al cento percento. Ma, secondo te, avremo mai risposte a queste domande?
M: Ci servono le risposte?
V: Esatto. Io voglio le domande. Voglio sia un costante chiedersi, affrontarsi e crescere insieme.
M: Non so se avrò le forze per questo…
V: Ma le avrò io; e quando non le avrò io le avrai tu. Vero?
M: Vorrei promettertelo.
V: Lo so. E io vorrei me lo promettessi. Ingenuamente, anche io, nel mio terrore, vorrei sicurezze che non posso avere ora, che forse non avrò mai.
M: Sai…
V: Dimmi…
M: …non è così spaventoso il domani.
