The Song
(2017)
Sara gioca col buio, la schiena sul muro
Ché gl’incubi temono ardore e coraggio;
Sarà il ridondante sentirmi insicuro,
Sarà che non piovve mai così tanto a maggio
Ma ho ucciso due strofe sopra un davanzale
Che parlan di quello che potevam fare
In quel trapassato, lo strale e il maestrale,
La lenta deriva dello starsi a guardare
Sara, ho gli stessi discorsi, una tasca di pianti,
Il tuo ignaro e costante incedere avanti
E noi sempre più distanti
E se il vento che affronti ti sussurra di noi
Tu riassumi e correggi nel modo che vuoi
Ché non bramo reciprocità,
Neppur che capissi
Ma ho tormenti di maggior età
Che vorrei che leggessi.
Sara parlava col vuoto, sembiante di crema,
Io a diveller retoriche con frasi di niente.
Sarà il tuo spiazzante sorridere appena,
Sarà il mio cercarti tra tutta la gente
Ma ho perso cent’anni a riscriver la storia
Smarrendo nei sogni la storia che fu
Ché a pensarci meglio cent’anni li ho ancora
Per disegnarci solo una chiacchiera in più.
Sara, ho gli stessi difetti, gli zigomi scarni,
Il tuo rifiutarmi, sapere e parlarmi
E io che sotterro le armi
E se il vento che affronti ti sussurra di noi
Tu riassumi e correggi nel modo che vuoi
Ché non bramo reciprocità,
Neppur che capissi
Ma ho tormenti di maggior età
Che vorrei che leggessi
E li ho scritti nel marmo di una stazione
Straziata dal grigio dell’andirivieni
E li urlo alle solite cinque persone
Che fisso dai vetri graffiati
E se il vento che affronti ti sussurra di noi
Tu riassumi e correggi nel modo che vuoi
Ché non bramo reciprocità,
Neppur che capissi
Ma ho tormenti di maggior età
Che vorrei che leggessi
