The Poem
Tratto da “Maree Oniriche” (2016) Streetlib Publishing
La stanza ha i muri storti
E sotto il peso di un respiro
Si chiude sopra i morti
Stesi ad aspettar un destino
Che già li ha traditi una volta
Quando, fuorviati dalle promesse,
Han varcato ignari una soglia
Ov’oltre attese non son concesse.
Il piede nudo arranca nel suono
Di ossa e polvere bisbigliante.
Insetti neri nel sottosuolo
E muffa alle pareti un tempo bianche.
Al fondo un altare d’oro e sangue
Spicca fiero dalla pila di corpi
La quale sussurra ora senza lingue
E l’avverto avvicinarsi ai polsi
Sì che mi fiondo sul bancone
E afferro un candelabro ebreo,
Sullo sfondo si sveglia un adone
Di marmo, dal volto di Perseo.
Striscio il bordo dell’altare e vado
Verso il largo, dietro l’organo
Eppure in bocca si squaglia il fato
Appena vedo i morti che seguono
E corro, lento, le cosce piombate
E il corpo un àncora sull’altare
Sbattuto da quell’adone più forte
Che su di me sento ansimare.
Cala il frastuono del silenzio
E poi la scarna folla ruggisce;
Mi coprono il corpo di anice e assenzio
E una lama precipita, il sogno svanisce.
