“Al Confine”

The Poem

Tratto da “Canzoni D’Inverno” (2016) Amazon Publishing

Mi culla violento il gigante grigiastro
Senza badare alla mia colazione
Contornato da vuote poltrone
Quasi coscienti del ventre del mostro.

Un’occhiata priva d’emozione
Rapida e fredda degli ufficiali
E stento a mostrar le credenziali
E non mi degnan d’attenzione.

Sfumano i mille dialetti locali
Al cambiar la locomotiva
E più in là un’altra serpe arriva.
Penso ai giorni, tutti uguali.

Quelli degli inservienti, checché si scriva
Han fatto tesoro della minestra
Di noia e mali, vista dispersa
Nel detergere ogni stiva.

Arriva il fischio oltre la finestra
Spezzata dalla tenda giallina
Che già dalla prima mattina
Mi parla di un giorno di festa.

Dondola e arranca, si china
E si contorce sul solito metallo,
Confine di mappe, ma ballo
Come se fossi di nuovo alla cima.

Le ore son lente e in fallo
Quando siedo nel mio pensare
E così rapide, forse amare
O forse sono di nuovo in stallo.

Sembriamo in zone a me care
Eppure piccoli difetti sparsi
E massi dal tempo ormai arsi
Mi costringono a non restare

Come se nei pochi momenti scarsi
Per veramente fare un gesto
Avessi modo di uscir presto
E lasciar il cuor mio qui insediarsi.

Melenso e inutile rimetto in sesto
Il mio sedermi un po’ spaesato
Tra il vento elettrico gelato
E il mio vestirmi buio pesto.

Qualcuno sale, qualcuno andato
E poche soste fino all’arrivo
Ma di ‘sto posto non ne scrivo
Ché già mi vorranno impegnato

E come eroe, come divo
Scendo serio coi bagagli
Metaforici e non, gli sbagli
Con cui convivo e sopravvivo.

Photo by Krivec Ales on Pexels.com
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