22/02/1925 – ore 14:35 – #238 (#603)
L’apotecario di Greenrice presenta ancora il cancello sbarrato e profitto di questi minuti di tregua forzata per scrivere un qualché quivi di modo, inoltre, da liberare un’ora di tempo nel vespro che viene che, vedutosi come sta lungandosi la giornata d’obbligazioni, non mi fa storcere ‘l naso. Questi compiti urgenti di tabulazione presso le rivendite di medicinali e oggetti vari è una dell’attività che detesto maggiormente, vuolsi pe’ l’effettiva scomodità di tali luoghi ed edifici, vuolsi pe’ la misera retribuzione che ne deriva a discapito dell’intere ore di luce che debbo dedicarvici. Confabulavo, ieri, colla dottoressa Nauer, pratica ch’ormai mi vedo sfruttare parecchio, alla ricerca di qualche consiglio su come alleggerire ‘l carico mentale e fisico in tali situazioni. Alcune opzioni fornitemi non mi sono dispiaciute affatto e due in particolare mi sono rimaste nella recchie fin dal meriggio ito: trattare la sequenza di obbligazioni odierne com’un giuoco m’aiuta a levare il peso della responsabilità e, inoltre, motiva il mio cranio ossessivo a completare l’intero “giuoco” entro l’arrivo del buio, un poco come solvere un grattacapo particolarmente ostico ma, di contro, ‘sì soddisfacente al finire che quasi si rimpiange l’ora di lavoro e comprensione. Da tale punto m’ha fatto derivare la seconda epifania che lei s’è premurata di rimarcare. Non vi sono disastrose conseguenze al mancato o pessimo lavoro che posso attuare, oi. Vero, probabilmente, nel peggiore de’ casi, il signor Tinsteel e il cliente principale che ha fornito questo giro d’obbligazioni chiederebbero spiegazioni, giustifiche o si assicurerebbero di rimproverarmi a dovere. E ciò, ammetto, duolerebbe non poco, vistasi anche la mia costante ricerca d’entrare nelle lodi sempre più impareggiabili pe’l signor Tinsteel. Ma poi? Qual altri proveddimenti vi sarebbero ne’ mie’ confronti? Di sicuro non irò perdendo il mio impiego pe’ qualche semplice obbligazione non completata, quando, quissà, la maggior parte dell’altri mie’ colleghi venditori conclude ogni settimana con una lunga lista di urgenze da recuperare – cosa che spesso tocca a me concludere. Di sicuro non mi verranno tolte opportunità e costanti ampliamenti del mio portafoglio clienti or che s’avvicina pure la Kryomont col suo progetto annuale e credo d’essere oramai l’unico che può gestire le attività richieste sia dal punto mentale che operativo. Di contro, alla fine, ingoiando un poco dell’inutile attrito che m’arresta dal compiere un ottimo lavoro nella compilazione di codesti astrusi tabulati alchemici e confortandomi nella serenità che, a obbligazioni compiute, la mia reputazione e il mio valore intrinseco possono solo che salire un altro gradino, non v’è ragione di tentennare ‘sì tanto sulla ch’è in fondo una serie di giornate poco fruttevoli pecuniariamente ma ‘sì plasmanti pe’l mio carattere ascendente. Or manca codesto stabile in Greenrice, un salto in Naught Port pe’ due tabelle e, s’il ciel vuole, ‘l dì appassirà ‘n April Street dalla sesta ora del meriggio fino l’ora del riposo, impicciandomi colle faccende di rassettamento dell’armadio che solitamente lasso ad Ada – necessito d’anticipare alcune operazioni o Ada, domani, non cesserà di rimuginare sull’esageratezza delle faccende ch’avrà di che completare in giornata.


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