Il Diario dei Trialoghi Icastici #235 (#600)

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19/02/1925 – ore 19:02 – #235 (#600)

Ho avuto modo di ragionare un poco, a seguito della conversazione col signor Tinsteel d’ieri, sull’andamento esponenzialmente positivo che Stewart sta conducendo come venditore. Proveniendo da un settore molto più manovale e stazionario, nessuno tra noi si sarebbe aspettato cotanto costante affinamento di molte caratteristiche invidiabili nella vendita e catalogazione dell’informazioni in giro pe’ le fabbriche di carburante della regione. Debbo ammettere che quissà io medesimo fui più che scettico alle prime attestazioni delle sue capacità, sia in campo impiegatizio che, tangenzialmente, in ambito letterario, ov’or condividiamo il circolo letterario. Non mi capita sovente di condividere giornate ricche d’obbligazioni in giro pe’ gli stabilimenti in compagnia di Stewart ma, pe’ quanto ho potuto osservare, riconosco le affermazioni d’ieri del signor Tinsteel che n’elogiavano il continuo succitato sviluppo positivo. Per vero, vi sono, com’in tutti, molti tratti caratteriali che s’avrebbero di che smussare – sebbene io m’esprima filtrando dal mio ideale di venditore, ideale al quale io per primo ancor non sono giunto – ma vi sono altresì molt’altri aspetti che talvolta mi vedo invidiare. La loquacità sin fronzoli ch’ostenta nelle relazioni con i rappresentanti de’ clienti rotea sovente la bussola in suo favore e molti sono i risultati ottenuti fino a questo momento dati dalle sue capacità interlocutorie. Ecco ebbene un fattore del quale ancor ì non sentomi nell’agio totale, per vero, or ch’ancora tentenno quando l’urgenze mi trascinano verso la conduzione di molteplici discorsi persuasivi ne’ confronti di cotali rappresentanti o individui d’influenza pe’l risolversi de’ mie’ obbiettivi. Son ben certo ch’ho di che imparare anche d’un lavoratore dedicato come sta mostrandosi Stewart, un poco com’ho di che apprendere un qualché d’ogni volto che mi si palesa d’in tra le quotidianità. Sono, al medesimo tempo, fiero di cotanta consapevolezza e incerto sul possedimento della requisita costanza di cotanta lucidità per attuare tali acquisizioni utili al mio operato, oibò, al mio intero carattere esistenziale. ‘Sì tante volte s’avrebbe di che divellere ‘l cranio dell’altri e scrutare di torno pei fugigli scomposti delle menti quali sono le uova d’oro e i pantani che l’altri han di che cullare e domare, quali sono l’epifanie che l’han condotti verso lo ch’or pare funzionare in maniera ottimale nelle relazioni sociali, impiegatizie e perché no, anche d’amore e morte. Un bisbiglio di dentro mi suggerisce sommesso che la scorciatoia verso alcune di cotante curiosità parrebbe il mero dialogare con costoro e finire ‘n quelle domande mai esposte sin vergogna se non ai fogli e al cielo, mai a voce alta. E vi trovo conferma del mio dissimile approccio alla conversazione, fattore che ben mi discosta dall’operato del signor Tinsteel o di Stewart. Per vero e invero, posso sfoggiare numerosi pregi e abilità che lor han solo di che ammirare – e quissà ch’ognuno non debba comprendere ove inizia ‘l cmpo d’uno e termina pe’ dar spazio all’altro – ma son sempre più fermo sull’opinione che vi sia di che plasmarsi colla mira di divenire sempre piute l’ideale ch’in fondo gioverebbe a qualsiasi impresa, organizzazione o superiore. Tendere a cotanta incommensurabilità, oramai, è diventato un qualché cui spesso mi trovo a travagliare e, per quanto in vero mi senta ben distante ancora, non nego d’essere convinto di giungervici un dì non troppo avulso.

Stewart Cauque, Bolinthos, Contea di Bolinthos, 1925


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