ἀεί – “Imperituro”

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Nel mesto girovagar di sembianze
Vidi lo che’n si vede e si decanta,
Vuò per sfizio, noia o mancanza
D’la stessa monotonia stanca;
Fu un raggiro impenitente
Del poco cauto viver di stanze
E del terrore di quel niente
A cui m’adeguo, seppur assente,
Nel mero vagabondar in parvenze
Ove sentii lo che lo urlan alla gente,
Vuò per ozio, gioia o deficienza,
Amor ch’imperituro dura per sempre.


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