Il Diario dei Trialoghi Icastici #73 (#438)

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10/09/1924 – ore 06:28 – #73 (#438)

Di quel tanto rado poi van capitando que’ miraggi onirici che mi costringono su codeste pagine fin dai primi respiri del dì pe’ la nitida concretezza che si palesa sin preavviso – oibò, sebbene ‘l preavviso debbo ammettere serci stato ne’ giorni addietro, ov’ho tentato, con scarsi risultati d’epurare l’ultimi strascichi di memorie delle catene ch’han pesato a polsi e core pe’ l’ultimi tre anni. Dal nulla d’una scena poco mondana, sperduto fra i ninnoli d’un emporio indefinito, la voce famigliare d’una parente m’informa d’esser osservato e al mio voltar il capo, Ella stava, col guardo di poco imbarazzato a scrutarmi didietro d’uno scaffale di latte varie. Al mio approcciarmi co’ convenevoli goffi del caso, la testa frullava tutti i possibili atteggiamenti ch’avrei potuto intrattenere pe’ mantenere una parvenza d’orgoglio, superiorità e gentilezza ignava. Il cielo ben sa quant’il core di contro non seguita le fermezze del cogito, aimè. Fugaci frasette di ricapitolazione, il liscio fluttuare della chioma cremisi sporcata dalla foschia dell’onirico, le di Ella parole che declinavano la sua novella situazione di futura genitrice e ‘l vorticare sin controllo o voce novamente sul giaciglio mio, sempre più largo oramai, sempre un poco più gelido collo scorrere de’ dì. Che farne di ciò, se non quadrare la scena propostami dall’inconscio mio com’un’ennesima tenzone alla mia capacità traballante di lassar andare lo che fu ‘n tempo? Ne deriva, ben lo so, delle mie inefficienze al rimuovere cada memento ch’ancor m’osserva pe’ i quarti d’April Street. M’ero promesso di non degnare ‘l diario colle vicissitudini o i ragionamenti ch’ad Ella si rifanno sebbene debbo ammettere ch’oramai eran varie stagioni che non tornava a passeggiare ‘sì verosimilmente pe’ i mie’ incontrollabili pensieri notturni. Sovente mi capita, mio malgrado, di non porre serragli forti a sufficienza da impedire al mio debole istinto di tentennare sull’inutile nostalgia faziosa, ov’ì al realizzarlo, prontamente e vigorosamente scioo pure ‘l poco di razionale ch’è rimasto in tali indugi.



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