Annotazioni #13269-14

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#13269-14
Fui a_un’operetta nell’ultimi due vespri, un composto di commedie sin fini ultimi interlacciato a vani quesiti esistenziali, spalmati sapientemente su ardesie d’etica e morale ch’han di che infestarmi le meningi da quivi a chi sa quando innanzi. M’ho veduto cangiare talune prospettive riguardo il mio solerte esistere ostracizzato, sin coercizione badisi, e la propensione che solgo vantare pe’ l’apatia casi meccanica nelle interazioni cotidiane. Lingue salmastre han rigato più d’una volta le mie gote nell’ultime ore e sono precipitato nel considerare novamente il mio ire d’un picco più oggettivo possibile. ‘Sì tanto misi pe’ cangiare attitudini e solitanze, allo stremo dell’energie di frequente, nel disperato tentativo d’acciuffare una sequenza d’automatismi ch’avrebbe lassatomi scivolare pe’ le calli e l’obbligazioni casi solo pe’ inerzia e nulla più ch’una versione asettica e contentata dell’ultima mezza dozzina di lustri avea di che attendermi lungo ‘l percorso. Or paremi d’aver casi errato in totale l’approccio, per quanto stolido vestemi cotale dubbio. Orbene, quissà ho smantellato troppo celermente i sussurri distruttivi dell’antropomorfizzata consapevolezza dell’impermanenza corporea quando, di contro, aveo di che renderla compagna e cara, quistioni che parecchi paragrafi del pezzo teatrale han avuto di che rimembrarmi. Or non debbo lassare ch’il tetro piccicume dell’oblio infinito s’approssimi sin dar conto pe’ cibarsi di mezzo secolo d’errori e innioranze, ma accoglierlo, or che l’anni ancor son dinnanzi e disposti ad essere pittati nelle maniere ch’ogni filosofia non divinò.

ℳ ᵝ


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