“Himalaya (You’d Better Kill Me As Long As You’re Behind Me)”

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TESTO

I woke up in my car in a black leather suit,
Lipstick blurs on my throat, smell of old wading pools.
She was praying her star to get back to her room
And I was fucking the road with my brain in a spoon.

She said “My bad,
It must have been the 5th mojito talking,
We can start a new life
If you just stop this freaking car…”
I said “Well, I don’t even know you but I like that skirt
Though, damn, I think you really look like my mum!”

We’ll take the last drops of this bleeding summer,
Here’s the road sign saying
That we got fucking lost again.
She said “Let me out!”
I said “You’d better shut up!
I ain’t gonna stop the wheels,
I ain’t gonna stop until I’m over the edge!”

She woke up in her blood, in a carpet of dust,
Bullet holes on the walls, smell of teenagers’ lust.
She was praying a god to get back on the road
And breathe that fucking storm
And shoot that goddamn ghost.

We’ll take the last drops of this bleeding summer,
Here’s the road sign saying
That we got fucking lost again.
She said “Let me out!”
I said “You’d better shut up!
I ain’t gonna stop the wheels,
I ain’t gonna stop until I’m over the edge!”



TRANSLATION
Himalaya
(Faresti Meglio a Uccidermi Finché Sei Dietro di Me)

Mi sono svegliato nella mia macchina con un completo di pelle nera,
Sbavature di rossetto sulla gola, odore di vecchie piscine vuote.
Lei stava pregando la sua stella di poter tornare nella sua stanza,
E io stavo fottendo la strada con il cervello in un cucchiaio.

Disse: “Colpa mia,
Dev’essere stato il quinto mojito a parlare,
Possiamo iniziare una nuova vita
Se solo smettessi di guidare questa dannata macchina…”
Dissi: “Beh, nemmeno ti conosco ma mi piace quella gonna,
Anche se, dannazione, credo che assomigli davvero a mia madre!”

Prenderemo le ultime gocce di questa estate sanguinante,
Ecco il cartello stradale che dice
Che ci siamo di nuovo persi, cazzo.
Disse: “Fammi scendere!”
Dissi: “Faresti meglio a stare zitta!
Non fermerò le ruote,
Non mi fermerò finché non sarò oltre il limite!”

Si svegliò nel suo sangue, su un tappeto di polvere,
Buchi di proiettile nei muri, odore di lussuria adolescenziale.
Stava pregando un dio di poter tornare in strada,
Di respirare quella dannata tempesta
E sparare a quel dannato fantasma.

Prenderemo le ultime gocce di questa estate sanguinante,
Ecco il cartello stradale che dice
Che ci siamo di nuovo persi, cazzo.
Disse: “Fammi scendere!”
Dissi: “Faresti meglio a stare zitta!
Non fermerò le ruote,
Non mi fermerò finché non sarò oltre il limite!”


ANALISI AI

“Himalaya (You’d Better Kill Me As Long As You’re Behind Me)” è un brano che si snoda lungo i sentieri tortuosi della disperazione, dell’alienazione e dell’autodistruzione, tracciando il profilo di un viaggio allucinato in cui la realtà si confonde con il delirio. Fin dalle prime battute, la canzone immerge l’ascoltatore in un’atmosfera caotica e disorientante, attraverso immagini forti e cinematografiche che evocano una notte fuori controllo, tra eccessi, incontri casuali e una fuga senza meta. Il protagonista, risvegliandosi in un’auto con addosso un completo di pelle e segni di una notte di smarrimento, è l’archetipo dell’anima tormentata, prigioniera di un’esistenza fatta di scelte impulsive e di un costante tentativo di eludere la realtà. La narrazione, frammentata e impregnata di un nichilismo latente, dipinge il rapporto effimero e teso tra due individui che, pur condividendo lo stesso viaggio, sembrano destinati a perdersi lungo la strada. Il tema del movimento perpetuo – rappresentato dalla corsa in auto come metafora della fuga da sé stessi – si intreccia con l’idea dell’inevitabilità della caduta, un precipitare verso il punto di non ritorno, sottolineato dall’incapacità di fermarsi prima di “superare il limite”. La musica, presumibilmente intensa e incalzante, amplifica il senso di urgenza e il crescente senso di pericolo che permea il testo, mentre i riferimenti a sangue, piombo e fantasmi suggeriscono un climax di violenza, fisica o emotiva. Il titolo stesso, evocando l’Himalaya come un simbolo di ostacolo insormontabile o di una sfida impossibile, suggerisce che il percorso del protagonista non è altro che un’inarrestabile scalata verso l’abisso. Con un linguaggio crudo e immagini evocative, il brano si configura come un’istantanea di una mente alla deriva, catturando la disperazione di chi non trova altra via d’uscita se non il lasciarsi consumare dal viaggio stesso.

I woke up in my car in a black leather suit,
L’immagine iniziale è subito evocativa e cinematografica, introducendo il protagonista in una situazione ambigua e disorientante. Il risveglio avviene in un’auto, simbolo di movimento e transitorietà, ma il dettaglio del completo di pelle nera aggiunge un elemento di mistero e possibile eccesso. Il nero del tessuto potrebbe suggerire una notte di eccessi, ribellione o persino un senso di perdita di controllo. Il protagonista non si trova in un luogo sicuro o familiare, bensì in un ambiente che sottolinea la sua condizione di precarietà, forse ridotto a una figura emblematica della deriva esistenziale. Il risveglio in sé potrebbe suggerire una temporanea perdita di coscienza, un blackout causato da alcol, droghe o pura stanchezza mentale, facendo presagire che la narrazione si svolga in uno stato di confusione e alienazione.

Lipstick blurs on my throat, smell of old wading pools.
Il verso successivo aggiunge nuovi elementi sensoriali alla scena, rafforzando la percezione di uno scenario notturno vissuto al limite. Il rossetto sfocato sulla gola suggerisce un’intimità passata, una traccia di un contatto fisico che però appare ormai sbiadito e indistinto, quasi fosse un’eco di un’esperienza vissuta nella confusione. Il dettaglio del rossetto, simbolo tradizionale di seduzione e femminilità, si mescola al tema della perdita di controllo, lasciando spazio a interpretazioni ambivalenti: potrebbe indicare una notte di passione, ma anche un segno involontario, una traccia lasciata senza intenzione, che enfatizza la sensazione di disordine. Il riferimento all’odore delle vecchie piscine gonfiabili evoca un contrasto stridente: il cloro e la plastica associati ai giochi d’infanzia diventano un elemento disturbante nel contesto del verso. Questo dettaglio introduce una componente nostalgica, un odore che richiama un tempo passato e spensierato, in netto contrasto con il caos presente. Potrebbe anche suggerire un senso di degrado e stantio, come se l’atmosfera della scena fosse permeata da una sensazione di qualcosa di invecchiato, rovinato o artificiale.

She was praying her star to get back to her room
L’attenzione si sposta ora su un personaggio femminile, che sembra trovarsi in una condizione di smarrimento e vulnerabilità. L’espressione “pregare la sua stella” rimanda a un’idea di speranza o disperazione, un gesto che suggerisce un bisogno di protezione o di un ritorno alla normalità. La stanza, in questo contesto, diventa simbolo di sicurezza, di un rifugio che la ragazza desidera raggiungere dopo una notte che probabilmente l’ha lasciata confusa e fuori posto. Il verbo “pregare” sottolinea un senso di urgenza e forse anche di resa, come se la situazione fosse fuori dal suo controllo e l’unica possibilità fosse affidarsi al destino. La presenza della “stella” suggerisce un legame con qualcosa di superiore, un’entità che possa guidarla verso un ritorno a sé stessa, rafforzando il contrasto tra il senso di smarrimento e la ricerca di un punto fermo.

And I was fucking the road with my brain in a spoon.
Il protagonista si descrive in un’immagine tanto violenta quanto poetica, che unisce un linguaggio crudo a un’immagine di autodistruzione. Il verbo “fucking” viene utilizzato in modo provocatorio, trasmettendo un senso di rabbia e ossessione nei confronti della strada, che qui assume il ruolo di simbolo centrale della sua esistenza. La strada non è solo un luogo fisico, ma diventa una rappresentazione della sua condizione mentale e del suo stile di vita. Il riferimento al “cervello in un cucchiaio” è una chiara allusione al consumo di droghe pesanti, in particolare l’eroina, che viene spesso preparata e consumata su un cucchiaio. Questa immagine evoca un senso di annichilimento, di un individuo che ha perso il controllo su sé stesso e sta letteralmente dissolvendo la propria mente nella sostanza. La combinazione di questi due elementi suggerisce che il protagonista non sta semplicemente percorrendo la strada, ma è in uno stato di alienazione tale da “consumare” la sua esistenza attraverso un viaggio senza meta, in cui la distruzione di sé stesso diventa parte integrante del percorso. L’uso di un linguaggio così brutale e diretto amplifica il senso di disperazione che permea il brano, immergendo l’ascoltatore in un universo fatto di eccessi, disorientamento e un costante precipitare verso l’abisso.

She said “My bad, It must have been the 5th mojito talking,
La voce femminile della canzone introduce una battuta che sembra voler minimizzare la situazione, attribuendo il proprio comportamento all’effetto dell’alcol. L’espressione “My bad” è un modo informale per ammettere una colpa con leggerezza, quasi come se la ragazza cercasse di sdrammatizzare ciò che è accaduto, come se volesse ridimensionare un momento imbarazzante o una dichiarazione avventata. L’elemento alcolico entra in gioco attraverso il riferimento al “quinto mojito”, che non è semplicemente un numero casuale, ma indica un livello di ebbrezza tale da compromettere lucidità e giudizio. Il fatto che sia il quinto drink rafforza l’idea di una serata fuori controllo, in cui la ragazza potrebbe aver detto o fatto qualcosa di cui ora si pente o che non riconosce pienamente come parte della sua vera volontà. Il riferimento specifico al mojito, cocktail tipicamente associato a un’atmosfera spensierata ed estiva, crea un contrasto con la tensione della scena e aggiunge un tocco di ironia amara, come se l’intossicazione avesse portato a un momento di rivelazione che ora la protagonista vorrebbe ritrattare.

We can start a new life If you just stop this freaking car…”
La frase prosegue con una proposta che suona al tempo stesso disperata e sognante. L’idea di “iniziare una nuova vita” suggerisce il desiderio di fuga, di lasciarsi alle spalle il passato e costruire qualcosa di completamente diverso, ma il tono stesso della battuta lascia intendere che si tratti più di un’illusione momentanea che di una reale intenzione. Il verbo “can” introduce una possibilità, non una certezza, e questo sottolinea il carattere effimero della dichiarazione. Tuttavia, il vero centro della frase è la condizione posta: per poter ricominciare, l’auto deve fermarsi. Questo dettaglio trasforma la macchina in un simbolo potente: il veicolo è il mezzo attraverso il quale il protagonista sta fuggendo, ma è anche una prigione in movimento, un’ossessione che lo tiene intrappolato. Il tono imperativo, “If you just stop this freaking car”, rafforza l’urgenza della richiesta, suggerendo che la velocità o la direzione che il protagonista sta prendendo sia pericolosa o insostenibile per la ragazza. L’uso di “freaking” al posto di un’espressione più volgare lascia intendere un misto di frustrazione e paura, come se fosse un tentativo di imporsi in una situazione fuori controllo senza perdere del tutto il contegno. Il verso crea quindi una tensione tra la speranza di un cambiamento e l’inevitabilità di una corsa che difficilmente si arresterà.

I said “Well, I don’t even know you but I like that skirt
La risposta del protagonista è immediatamente sprezzante e distaccata, come se volesse ignorare la richiesta della ragazza e mantenere il controllo della situazione attraverso un commento superficiale. L’apertura con “Well” dà l’idea di un’esitazione apparente, seguita però da un’affermazione che sottolinea il suo totale disinteresse per il dramma emotivo della compagna di viaggio. La frase “I don’t even know you” suona come una presa di distanza quasi crudele, ribadendo la casualità dell’incontro e il fatto che tra loro non esiste alcun legame significativo. Questo elemento rafforza la sensazione di alienazione e casualità che permea la narrazione della canzone. Tuttavia, subito dopo questa dichiarazione che potrebbe apparire definitiva, il protagonista devia il discorso su un dettaglio estetico, il “like that skirt”, mostrando un atteggiamento che oscilla tra il superficiale e il sarcastico. Il riferimento al vestito della ragazza potrebbe avere diverse implicazioni: da un lato, potrebbe essere un semplice commento frivolo, che enfatizza la distanza emotiva tra i due personaggi; dall’altro, potrebbe suggerire un’attrazione fisica che si scontra con il totale disinteresse per la persona in sé. L’uso del verbo “like” rende la frase ancora più anodina, quasi come se il protagonista volesse evitare qualsiasi coinvolgimento emotivo, riducendo la ragazza a un semplice dettaglio del suo aspetto.

Though, damn, I think you really look like my mum!”
La chiusura del verso introduce un elemento completamente inaspettato, che trasforma il tono della conversazione in qualcosa di ancora più disturbante e surreale. L’uso dell’espressione “damn” suggerisce una sorta di realizzazione improvvisa, un’epifania che il protagonista non riesce a ignorare. L’idea che la ragazza assomigli a sua madre apre un abisso psicologico all’interno del testo, mettendo in discussione la natura del rapporto tra i due personaggi e il background emotivo del protagonista. Il verso sembra quasi una battuta gettata lì con cinismo, ma nasconde implicazioni profonde: potrebbe suggerire un’infanzia segnata da un rapporto problematico con la figura materna, oppure essere il segnale di un’inquietante proiezione psicologica. Il fatto che questa osservazione venga inserita subito dopo il commento sul vestito amplifica il senso di disagio, come se il protagonista stesso fosse consapevole di un’inquietante connessione tra attrazione e trauma. L’intera frase sembra quasi un’auto-sabotaggio, come se l’uomo volesse distruggere qualsiasi possibilità di connessione con la ragazza facendo un’affermazione volutamente disturbante. Il tono volutamente provocatorio di questo verso chiude il blocco testuale con una nota di tensione psicologica irrisolta, confermando il protagonista come una figura autodistruttiva e profondamente segnata dal proprio passato.

We’ll take the last drops of this bleeding summer,
Il verso apre con un’immagine poetica e decadente, che unisce il concetto del tempo che sfugge a una sensazione di consunzione e sofferenza. Il verbo “take” suggerisce un atto di appropriazione, quasi di furto, come se i protagonisti fossero intenti a spremere fino all’ultima goccia un’estate che sta ormai finendo. Il termine “last drops” rafforza questa idea di esaurimento, evocando la fine di qualcosa di intenso, un’ultima occasione da cogliere prima della dissoluzione definitiva. Tuttavia, l’elemento più forte del verso è l’aggettivo “bleeding”, che attribuisce all’estate una qualità dolorosa, come se il tempo stesso stesse sanguinando, consumandosi in modo cruento. Questa immagine trasforma la stagione in un’entità quasi vivente, ferita e destinata a perire, aggiungendo un senso di urgenza e tragedia alla narrazione. Il contrasto tra il calore estivo e l’idea del sangue introduce un sottotesto inquietante, facendo percepire l’estate non come un periodo di spensieratezza, ma come un momento che porta con sé segni di sofferenza e disillusione. L’uso del futuro “We’ll take” non è casuale: indica una decisione già presa, un’intenzione che non può essere fermata, suggerendo che i protagonisti siano determinati a vivere fino in fondo questo momento, indipendentemente dalle conseguenze.

Here’s the road sign saying that we got fucking lost again.
Il verso introduce un cambio di prospettiva, portando il lettore in un contesto più concreto e visivo: la strada. Il riferimento al “road sign” suggerisce un elemento tangibile, un cartello che dovrebbe indicare una direzione, ma che invece sottolinea la perdita dell’orientamento. Il verbo “saying” personifica il cartello, come se fosse un’entità che comunica direttamente con i protagonisti, enfatizzando l’idea che il loro smarrimento non sia solo fisico, ma anche esistenziale. L’aggiunta dell’avverbio “again” trasmette un senso di frustrazione e ciclicità: non è la prima volta che si perdono, è qualcosa che accade ripetutamente, quasi a sottolineare un destino ineluttabile. Il termine “fucking” amplifica l’intensità emotiva del momento, caricandolo di rabbia, esasperazione o forse anche di ironia amara. La perdita della strada diventa così una metafora più ampia della loro condizione: non si tratta solo di un errore di navigazione, ma di una condizione intrinseca alla loro esistenza, una continua deviazione da una direzione chiara, un viaggio che non ha mai una meta definitiva. L’uso del passato “we got lost” invece del presente rafforza il senso di ineluttabilità, come se il loro smarrimento fosse già scritto nel loro percorso.

She said “Let me out!”
L’intervento della voce femminile rompe il flusso della narrazione con un grido di panico o disperazione. L’esclamazione è breve, diretta e imperativa, priva di qualsiasi ornamento o tentativo di mediazione. Il verbo “let” implica che la ragazza si trovi in una condizione di prigionia o costrizione, e la sua richiesta suggerisce un bisogno immediato di fuga. La semplicità della frase la rende ancora più potente: non c’è alcuna spiegazione, nessuna giustificazione, solo il puro desiderio di uscire da una situazione che percepisce come insostenibile. Il fatto che non vi sia alcuna descrizione della sua voce o del suo tono lascia spazio all’interpretazione: potrebbe essere una richiesta spaventata, un ordine pieno di rabbia, o persino un ultimo tentativo di far ragionare il protagonista. Il contesto suggerisce che la tensione tra i due sia ormai insostenibile, e che la ragazza abbia raggiunto il limite della sopportazione. Il suo bisogno di uscire potrebbe non essere solo fisico, ma anche emotivo e simbolico: vuole liberarsi non solo dall’auto, ma dall’intero viaggio, dal caos e dalla distruttività che la circondano.

I said “You’d better shut up!
La risposta del protagonista è immediata e brutale, mostrando una totale assenza di empatia o volontà di compromesso. Il tono imperativo e minaccioso della frase rafforza il suo atteggiamento di controllo e dominanza, sottolineando il divario tra le due figure. L’espressione “You’d better” suggerisce un avvertimento, quasi un’intimidazione, come se stesse ponendo la ragazza di fronte a una scelta obbligata: il silenzio o conseguenze potenzialmente peggiori. Il verbo “shut up” è particolarmente aggressivo, più violento di un semplice “be quiet”, ed enfatizza il desiderio del protagonista di zittire qualsiasi forma di dissenso o opposizione. Il tono di questa frase contribuisce a creare un senso di claustrofobia e disperazione, rafforzando l’idea che la ragazza non abbia alcuna possibilità di fuga. Il protagonista, anziché ascoltarla o considerare la sua richiesta, risponde con un ordine perentorio, trasformando il viaggio in un incubo senza via d’uscita. Il fatto che la frase sia pronunciata senza esitazioni indica che il suo atteggiamento è ormai radicato, quasi automatico, come se la sua risposta fosse dettata più dall’istinto che dalla ragione.

I ain’t gonna stop the wheels, I ain’t gonna stop until I’m over the edge!”
Il verso finale è un’esplosione di determinazione autodistruttiva, che suggella definitivamente il tono nichilista della canzone. La ripetizione della struttura “I ain’t gonna stop” enfatizza l’ostinazione del protagonista, il suo rifiuto assoluto di fermarsi, qualunque cosa accada. Il termine “wheels” diventa simbolico: non si riferisce solo alle ruote dell’auto, ma a tutto ciò che lo spinge avanti, alla sua fuga, alla sua esistenza caotica e frenetica. Il protagonista si identifica con il movimento stesso, e la sua affermazione implica che l’idea di fermarsi gli sia completamente estranea, quasi innaturale. L’uso della doppia negazione informale “ain’t gonna” rafforza il tono colloquiale e diretto del verso, dando alla frase un senso di sfida e ribellione. La chiusura con “until I’m over the edge” è particolarmente significativa: il bordo, il precipizio, diventa il punto di non ritorno, la destinazione ultima di questa corsa senza freni. Non è chiaro se si riferisca a un precipizio reale o metaforico, ma in entrambi i casi il messaggio è lo stesso: il protagonista è deciso a portare tutto al limite estremo, senza preoccuparsi delle conseguenze. L’immagine suggerisce un destino segnato, una corsa verso la rovina che non può essere interrotta, nemmeno dal terrore o dalle suppliche della ragazza. L’uso del futuro implicito suggerisce che il climax sia imminente, che il punto di rottura sia ormai vicino e inevitabile.

She woke up in her blood, in a carpet of dust,
L’immagine che apre il verso è cruda, violenta e immediatamente evocativa di una scena di devastazione. Il verbo “woke up” suggerisce un ritorno alla coscienza dopo un evento traumatico, un risveglio che non porta sollievo ma orrore. L’espressione “in her blood” rafforza questa sensazione di violenza subita o causata, come se la protagonista si trovasse immersa nelle conseguenze di uno scontro fisico o di una caduta drastica. L’assenza di dettagli sulle cause di questo stato lascia spazio a molteplici interpretazioni, aumentando il senso di mistero e disperazione. Il secondo segmento del verso, “in a carpet of dust”, aggiunge un ulteriore livello di decadenza e abbandono. Il termine “carpet” suggerisce un rivestimento, qualcosa che ricopre interamente lo spazio, mentre la “dust” porta con sé un senso di trascuratezza, vecchiaia e oblio. L’accostamento tra il sangue e la polvere crea un contrasto potente tra il fluido vitale, caldo e intenso, e la materia inerte, fredda e stagnante. Questa dicotomia sottolinea la fragilità della vita in un contesto di degrado e distruzione, suggerendo che la protagonista si sia svegliata in un luogo dimenticato, sporco, forse il risultato di un conflitto o di un crollo fisico ed emotivo.

Bullet holes on the walls, smell of teenagers’ lust.
La descrizione dell’ambiente si fa ancora più dettagliata e perturbante, con un’immagine visiva e sensoriale che richiama una scena di violenza e trasgressione. L’espressione “bullet holes on the walls” introduce un elemento inequivocabile di conflitto armato: i fori di proiettile sulle pareti indicano che il luogo ha subito uno scontro a fuoco, un’aggressione o una sparatoria. Il fatto che i fori siano ancora visibili suggerisce che il tempo si sia fermato in quell’ambiente, lasciando intatte le cicatrici di una battaglia passata. Questo dettaglio contribuisce a creare un senso di instabilità e pericolo latente, come se la violenza non fosse un episodio isolato ma una costante dell’ambientazione. L’elemento olfattivo introdotto nella seconda metà del verso, “smell of teenagers’ lust”, aggiunge un livello di ambiguità e inquietudine. L’uso del termine “lust” richiama un desiderio carnale impetuoso, tipico dell’adolescenza, ma associato a un odore che impregna l’ambiente assume una connotazione quasi viscerale e disturbante. Il contrasto tra la brutalità della violenza (i fori di proiettile) e la carnalità istintiva della lussuria giovanile crea un quadro di degrado, un luogo in cui il pericolo e l’abbandono ai desideri più primordiali si intrecciano. La scena suggerisce un contesto di eccesso e perdizione, in cui la violenza e il desiderio si mescolano in modo indissolubile, rendendo l’ambiente ancora più opprimente.

She was praying a god to get back on the road
La protagonista, dopo essersi svegliata in questo scenario di devastazione e disordine, si aggrappa alla speranza di un intervento superiore. Il verbo “praying” introduce un elemento di spiritualità o disperazione, indicando che il personaggio sente la necessità di rivolgersi a una forza più grande di sé per trovare una via d’uscita. L’assenza di un articolo definito prima di “god” lascia intendere che la sua fede non sia diretta verso un’entità specifica, ma piuttosto verso un concetto astratto di divinità, forse invocata più per disperazione che per reale convinzione. Il desiderio di “get back on the road” è carico di significato: non si tratta solo di un semplice ritorno alla strada, ma di una metafora del bisogno di riprendere il controllo della propria vita, di fuggire da un luogo di morte e decadenza per riconquistare un senso di direzione. La strada, nella narrativa musicale e letteraria, è spesso simbolo di libertà, fuga, scoperta o trasformazione, e in questo caso rappresenta la possibilità di lasciarsi alle spalle il caos e il dolore vissuti fino a quel momento. Tuttavia, il fatto che la sua richiesta sia rivolta a un’entità superiore suggerisce una mancanza di potere personale, come se il destino della protagonista fosse nelle mani di qualcosa di esterno a lei, sottolineando un senso di impotenza e rassegnazione.

And breathe that fucking storm and shoot that goddamn ghost.
Il verso finale esplode in un’immagine potente e carica di rabbia, che unisce un senso di sfida, autodistruzione e liberazione. Il verbo “breathe” è particolarmente significativo: non si limita a indicare un’azione fisica, ma suggerisce un’accettazione totale di ciò che sta per arrivare. La “storm” non è solo un fenomeno atmosferico, ma diventa il simbolo di un evento tumultuoso, di una crisi inevitabile che la protagonista sceglie di affrontare a pieni polmoni. L’aggettivo “fucking” enfatizza l’intensità del momento, trasformando la tempesta in qualcosa di temuto ma anche desiderato, quasi un rituale di purificazione attraverso il caos. La seconda parte del verso, “shoot that goddamn ghost”, aggiunge un elemento di confronto diretto con il passato o con le proprie paure. Il fantasma rappresenta ciò che tormenta la protagonista, che può essere un ricordo, una colpa, una persona perduta o un trauma irrisolto. L’uso del verbo “shoot” introduce nuovamente l’immagine della violenza, suggerendo che la sua unica risposta alla sofferenza sia l’attacco diretto, la distruzione di ciò che la perseguita. L’aggettivo “goddamn” rafforza il tono esasperato e determinato del verso, indicando un punto di rottura in cui la protagonista non è più disposta a subire passivamente la sua situazione. Questa conclusione delinea una figura femminile combattiva, che nonostante la sua condizione iniziale di vulnerabilità si solleva con una determinazione feroce, scegliendo di affrontare la tempesta della sua esistenza e di eliminare le ombre del passato, a qualsiasi costo.

“Himalaya (You’d Better Kill Me As Long As You’re Behind Me)” è una canzone che si sviluppa come un viaggio febbrile, un’odissea di autodistruzione, conflitto e ricerca disperata di controllo in un mondo caotico e spietato. Ogni verso contribuisce a costruire un’atmosfera allucinata e frenetica, in cui la realtà si mescola con la percezione alterata di personaggi che si muovono ai limiti dell’equilibrio emotivo e mentale. La narrazione è frammentata e viscerale, dominata da immagini crude e intense che oscillano tra il degrado fisico e l’esaltazione di una libertà al limite del nichilismo. Il tema del viaggio, centrale nella canzone, si trasforma da semplice spostamento fisico a metafora della fuga da sé stessi, da un passato ingombrante e da un presente insostenibile. I protagonisti, immersi in un vortice di eccessi, violenza e desideri primordiali, si aggrappano alla strada come unica possibilità di redenzione o annientamento, senza una chiara distinzione tra le due. La lingua utilizzata è diretta e brutale, con un’alternanza di espressioni volgari e liriche che enfatizzano il contrasto tra il degrado e l’intensità emotiva della narrazione. L’assenza di punti fermi, sia nella storia che nella psiche dei personaggi, riflette un’instabilità costante che si traduce in una tensione crescente fino al culmine, in cui la corsa sembra destinata a concludersi con un impatto inevitabile. La ripetizione di immagini legate alla morte, al sangue, alle armi e alla strada crea un senso di oppressione inarrestabile, un viaggio senza ritorno verso il limite estremo dell’esistenza. In definitiva, la canzone non offre risposte, ma si presenta come una rappresentazione brutale e autentica di un’umanità in lotta con sé stessa, un’istantanea di sopravvivenza nel caos, in cui l’unica certezza sembra essere l’inevitabilità della caduta.


SPARTITO

Coming Soon


ACCORDI

Coming Soon


DEMO & REGISTRAZIONI DI PROVA

DEMO Version, 2015, performed by Driveway Fall, recorded and produced by Officine Sonore.

VIDEO

Coming Soon


CREDITI

Lyrics by Marco Delrio, Music by Walter Visca, Marco Delrio,Damiano Giordano


CONTACTS

Mail: delriomarco.md@gmail.com
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disclaimer: Gli articoli presenti in questa sezione del blog includono analisi di poesie effettuate dall’intelligenza artificiale. È importante tenere presente che le interpretazioni artistiche e letterarie sono spesso soggettive e possono variare notevolmente da persona a persona. Le analisi fornite dall’intelligenza artificiale sono basate su modelli di linguaggio e dati storici, ma non riflettono necessariamente l’unico o il “vero” significato di una poesia. Le analisi dell’intelligenza artificiale possono offrire prospettive interessanti e nuove su opere letterarie, ma non dovrebbero sostituire l’approccio critico umano o l’interpretazione personale. Si consiglia agli utenti di prendere in considerazione le analisi dell’intelligenza artificiale come un punto di partenza per la riflessione e il dibattito, piuttosto che come un’opinione definitiva. Si prega di ricordare che l’arte, compresa la poesia, è aperta a molteplici interpretazioni e sfumature, e il piacere della sua scoperta deriva spesso dalla libertà di interpretazione personale. Inoltre, l’intelligenza artificiale potrebbe non essere in grado di cogliere completamente l’aspetto emotivo o contestuale di una poesia, il che rende ancora più importante considerare le analisi con una mente aperta e critica.


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