BY FEDERICA BALDI
La cena era finita da un po’ ma nessuno aveva voglia di alzarsi davvero da tavola. Le stoviglie erano state spostate con pigrizia verso un lato, lasciando il centro sgombro, pronto a ospitare un’altra chiacchiera, un altro ricordo, un’altra risata.
Joy aveva acceso una piccola lampada sul mobile basso vicino alla finestra, e quella luce calda e ferma sembrava proteggere il tempo, invece che farlo scorrere. Il padre si era sistemato su una poltrona con un libro aperto, ma leggeva solo a tratti, spesso interrompendosi per commentare qualche frase o per fare qualche domanda.
La madre, invece, aiutava Joy a piegare alcune stoffe rimaste sul tavolo. Le toccava con delicatezza, quasi come se stesse toccando i pensieri della figlia. Ogni tanto si soffermava a guardarla con un sorriso impercettibile che mescolava orgoglio e stupore. Il silenzio che accompagnava quel momento non era vuoto. Era pieno di presenze invisibili e di una pace che raramente si lascia afferrare.


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