08/06/1924 – Ore 20:47- #345
Capitan que’ giorni ‘n cui c’è poco di che narrare di lo ch’accade per vero nel cotidiano, vuolsi pe’ la pigrizia ch’in fondo, di tant’in tanto, di rado per chiaro, deve manifestarsi di qualche maniera e ser esorcizzata quando meno danno arreca alle mire a lungo termine, vuolsi per attendere anche all’obbligazioni sociali ch’in fondo debbo seguitare quando Lily trascorre qualche dì presso April Street. Tuttavia, con ella, vi sono alcune attività che, per vero, richiedono limitato moto e sforzo mentale, il cui risultato pare ser più soddisfacente d’un listino d’urgenze completamente esausto. Mi dimando s’ella trova conforto nel lassar scorrere i dì ‘n compagnia ‘n tal maniera, sebbene la chiara risposta perfino enunciatami è sempre positiva e quissà son io che veo poco utile nell’osservare passire il dì sin un qualché di sostanzioso. Sarà ‘l motivo per cui mi dedico ossessivamente alle faccende domestiche, tento di recuperare qualche tabulato rimasto indietro, se ve ne sono, e mi scaglio sull’agenda della settimana in arrivo come s’ella avesse le risposte alla mia frenetica incapacità di godermi il nulla. Non bramo, tuttavia, riuscire a esser in grado, quissà in futuro, di godermi ‘l niente che può riempire per vero l’ore intere d’un meriggio poiché ‘n tale ovatta di distrazione mi rimane, alla fine dell’ore di sole, una sete atipica verso ‘l mio ventaglio di mire e progettucoli ch’in fondo son lo che fan di me me. Detto ciò, non credo via sia cagione nè diritto di ostentare un paragrafo del genere qual fosse un ricorso lamentoso alla maniera ‘n cui si sviluppano i dì quan la solitudine del mio vagare pe’ i mesi è interrotta dalla docile compagnia di Lily, anzi, per vero, credo che sin tali frangenti non sarei ‘n grado d’apprezzare né uno né l’altro, e non comprenderei come uno, di fondo, beneficia l’altro in maniere tanto implicite quanto tangibili. Inoltre, la testa che mi si pone già al principio della settimana vorticante d’obbligazioni mi tiene sulle spine quel tanto che serve per non lassarmi cadere nel viscoso pantano di inerzia non pensante nel quale pare che l’intera popolazione della contea si lassi cadere durante l’ultimi due dì della settimana, fra un passeggio sin fine per le calli addobbate de’ mercati fin alle taverne sature di caciare e vaneggiamenti su tutto lo ch’in fondo aleggia di torno sin nemmeno toccare i cotidiani. Mi crogiolo sovente nel mio eletto fugiglio di solitudine, spesso riesumando quel conforto ‘sì familiare ch’evinco dal paragone coll’altri individui impagliati che traversano le calli quivi di sotto delle mie appannate sebbene, come perfino la dottoressa Nauer m’ha rimembrato varie volte, l’unico essere vivente col quale dovrei paragonarmi dovrei ser l’io del giorno appena scorso. Ciò m’aiuta, per vero, ‘sì tante volte, nel continuo smantellare l’insicurezze che si palesano di fronte a tutte le mire ‘sì ambiziose che mi son sempre posto, se mi pongo a considerare lo ch’in effetti ho portato a compimento; eppure, sebbene vi sia del piacevole e zuccherino conforto nel camminare col capo rivolto a tergo, ‘sì tanti ciottoli sconnessi permangono ne’ sentieri che veo disposti innanzi che quasi mi par futile lassarmi trasportare verso le memorie solo per una compiaciuta pacca sulla spalla. Per vero, festeggiare di qualche maniera cada raggiungimento, per il sottoscritto, si limita alla stesura di nuove mire, nuove ambizioni, ov’il processo, il viaggio e la fatica che mi condurranno a tale fine saranno in esse enorme ricompensa, umorale e pecuniaria, sin dubbio alcuno. Ché, di fondo, chi sa s’un lettore eventuale possa perfino maginare lo ch’intendo come traguardi raggiunti, mire ambiziose o tutto lo che par ch’ì concluda in termini di progettucoli e scopi; ebbene, vi sarà modo, per certo, d’estrapolarne interi paragrafi riguardo; caso vuole ch’in fondo, questo periodo sia uno di quelli col minore tempo disponibile per effettivamente consegnare ai posteri un qualché di valore come di fondo tento di fare – e ho fatto – fin dai primi anni della maggior età. Tuttavia, persino la decisione d’abbandonare ogni forma di vizio inerente al tabacco e alla pipa si trovava nella lista delle mire annuali e, sebbene possa parer un qualché di minuto per coloro che quissà mai si trovarono a frontare tale debolezza, troncare un’abitudine del genere poscia ventidue anni ininterrotti, credo spicchi com’uno de’ traguardi più importanti ch’avessi potuto raggiungere in questi dodici mesi. D’un passo per volta, d’uno scalino dopo l’altro, persino le scalinate più impervie, lunghe e scivolose, son solo scalinate. E nulla par meglio della chete del core al raggiungere lo scalino successivo poscia sforzi e sfide diarie. Ho divagato. Raggiungo Lily nel letto pe’ leggere un qualché di poco impegnativo.

CONTACT ME
Mail: delriomarco.md@gmail.com




Lascia un commento