Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #342

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05/06/1924 – Ore 20:34 – #342

Qualche distrazione di troppo nel mio meriggiare di ritorno dalla contea di Greenrice che, tuttavia, ho addomesticato sin troppa fatica, riuscendo a considerare ‘l tutto com’un lieve inciampo dato dalle fatiche del dì addietro. V’è ancora parecchia luce che filtra nel tinello d’April Street e mi trovo a rimuginare sul dì appena scorso per valutare se vi sia un qualché di cui far tesoro o se s’è trattato solamente d’un altro cumulo d’ore dedicate all’impiego e all’esperienza. Quissà, entrambe le cose. La contea di Greenrice non mi dispiace; vi sono alcune finestre piuttosto piacevoli al guardo una volta inoltratisi pe’ le calli de’ paesi principali. Oi, per esempio, l’obbligazioni lassate a morire del signor Willow, assegnatemi dal signor Tinsteel, m’hanno condotto fin nel centro della stessa Greenrice, ove, al termine d’un verdissimo viale alberato, ho avuto modo di compilare i tabulati della Frontprice presso la Crosspath Factory del luogo, il distretto cittadino, s’intende, da non confondere con la Crosspath Factory principale, situata poco fuori dal confino della città datesi le sue dimensioni titaniche. Non aveo previsto ‘sì tante attività di che completare poiché la lista di scadenze consegnatami dal signor Tinsteel non scendeva nel dettaglio d’ogni singolo elemento inventariabile ma si limitava a listarne le categorie. Tuttavia, per quanto, poco dopo l’ora del desino mi sia visto scappare verso Lylcoin colle gambe decisamente affaticate, credo sia stata una delle giornate più remunerative dell’ultimi mesi, escludendo, quissà, i dì dedicati all’interventi inventariali per la Kryomont. V’è poco di che discorrere del resto dell’ore che m’han compagnato fin quivi: Ada non è riuscita a raggiungermi oggi e l’appartamento patisce d’un poco la sua mancanza nelle varie imperfezioni asimmetriche che mi chiamano l’occhi; ho ricevuto una breve missiva da Susan, appena tornato in Lylcoin e, dal tono, con mio accennato rammarico, comprendo che sarebbe cosa saggia lassar spirare anche l’appena rinati desei d’un ricollegamento notevole. Non la biasimo, ad ogni modo: probabilmente nell’ultimi giorni ho proiettato ‘n tali epistole alcune assuefazioni ch’il coinvolgimento sociale genera didentro. Non che sia male, per chiaro, semplicemente non ne vedo la necessità al momento. Mi limiterò a scostare tali pensieri dal cranio colla solita gentilezza di cui comincio a vantarmi. Dimani, l’impiego dovrebbe trascinarmi fino alla contea di Naught Port, luoghi molto simili a Greenrice, come quissà ebbi già discorso in molte entrate addietro di quest’agendicola. Anche il dì ch’ha da venire pare decisamente esigente in quanto a sforzo fisico e costanza motivazionale e, per certo, sarà un’ottima sfida. Di fatto mi rendo conto di non mettere ‘n capo il massimo delle mie facoltà, colla convinzione che vi sia sempre un dì poscia la notte e che le quistioni saran ancora lì ad attendermi. Ma, comincio a pensare, che dovrei inniorare lo ch’il domani potrebbe recarmi e, quissà, persino elidere tale concetto dalle mie immersioni nelle attività. Debbo rassettare un poco l’appartamento prima di coricarmi o Ada mi lancerà uno dei suoi guardi salati. Il retrogusto vinoso didentro delle gote esige una pipata di tabacco; i miei polmoni sempre meno doloranti mi continuano, in vece, a convincere che gittar ai ratti ‘l tutto sia stata una delle migliori scelte ch’avessi potuto effettuare quest’anno. Quissà non l’ultima.

Crosspath Factory di Twenty Street, Greenrice, Contea di Greenrice, 1924


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