Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #340

03/06/1924 – Ore 20:03 – #340

Dalla missiva di stamane di Lily, mi par d’aver appreso ch’il semestre d’Accademia terminasse colle lezioni odierne. Debbo chiedere conferma, tuttavia, poiché ella non è stata molto chiara nel suo discorrere frettoloso e scomposto. Ad ogni modo, poco mi va cangiando, nel caso, ma penso ch’avrò più opportunità per godere de’ nostri scambi epistolari lungo le giornate in regioni differenti. Oi, d’altro canto, ho speso l’intera giornata d’impiego col signor Tinsteel, nella contea di Wedgeville, per ottemperare ad alcune – anzi, parecchie – obbligazioni in scadenza che la signorina Kurt’s ha predisposto in vista del suo periodo di congedo programmato. Il dì ha iniziato da Wisebottom, un paese che credo d’aver conosciuto solo tramite l’incisioni sui cartelli direzionali lungo le strade ma che mai ho per vero visitato o traversato. Non mi dilungo nella lista d’obbligazioni inventariali e simili in questi paragrafi poiché poco, di fatto, vi sarebbe d’interessante, persino per me, ma mi limiterò a una cronistoria delle località visitate, seppure per qualche mezzora, confinato dall’attività di che svolgere. Poscia il paesello succitato, io e il signor Tinsteel, colla sua vettura di poco rinnovata perfino nell’interni, abbiamo raggiunto Kettleville, Raytt e Deckburg. In quest’ultimo, presso un’apparente scabrosa ma antiteticamente deliziosa taverna a fianco della fabbrica di combustibili, ci siamo concessi un desino piuttosto celere. In seguito, abbiamo raggiunto la stessa Wedgeville, ove abbiamo faticato per completare tutte le attività rimaste nel minor tempo possibile, oppressi dalle temperature ch’ormai paiono addirsi all’effettivo dì del calendario. Apprezzo molto condividere le sfacchinate di tale peso col signor Tinsteel poiché gli spostamenti d’uno stabilimento l’altro son perennemente conditi colle conversazioni che solo con elli posso intrattenere, ove discorriamo del personale, sin giudizio o vergogna, ma sopra di tutto, delle implicazioni economiche e commerciali che vengono sublimate dal resto de’ colleghi ma alle quali tendo un occhio di riguardo persino quando sfiorano o s’infrangono su ambiti che, per teoria, non dovrebbero di che interessarmi. Eppure, discernere anche un breve panorama di lo ch’è l’ammasso di tentacoli della Frontprice e delle sue meccaniche interne – ed esterne, nel rapporto co’ clienti – è goloso pe’l mio deseo d’onniscenza tanto quanto vedo esserlo per lo stesso signor Tinsteel. Credo ch’elli veda ‘n me e pensi di me la medesima cosa. Oi ho apprezzato persino la migrazione verso una zona della regione di Hillfoot che di rado frequento, date le poche fabbriche di combustibile assegnatemi ‘n tali paesaggi; palese al primo guardo è l’opulenza sin vergogna che le dimore a bordo strada vantano, di contrasto colla maggior parte delle terre d’intorno, principalmente lassate alle mani della natura, salvo le lunghe distese di campi coltivati, frutteti e piazze di lolio che farebbero invidia a le maggiori capitali della Britannia. Tuttavia, il mio recente infatuamento per le valli di Overknow, Alveyn e Lakebird, mi tengono restìo al maginare un proseguio delle mie avventure immobiliari nella contea di Wedgeville. Vero è che la zona sarebbe di poco più accessibile a uno spostamento verso Gersburg, essendo d’un ora più a sud rispetto a Lylcoin e Bolinthos ma, di fatto, essendo d’ogni modo schiacciata verso occidente, l’effettivo guadagno di tempo per giungere a Gersburg o a Forthem non sarebbe ‘sì significativo da farmi rinunciare alle mie vagazioni su Lakebird, incidentalmente ove lo stesso signor Tinsteel possiede dimora. S’avrà di che vedere, comunque, poiché l’effettivo passo per persino iniziare a concepire un trasferimento non è nelle mire di questo né del prossimo anno. Tornando all’oi, son giunto tra le mura di Lylcoin verso la settima ora del meriggio e mi son lassato vincere da un rapido pasto messo insieme sin la mia cura solita, giusto per rifocillarmi e riprendere in mano qualche energia. Si sta già facendo tardi – o perlomeno, per me – poiché di fatto il sole par non essere ancora tramontato. Le mie sveglie preste, tuttavia, necessitano ch’ignori tali ovvietà e mi disciplini verso il quarto. Ammetto di percepire il desiderio di riempire la coppa della pipa, stasera, quissà strattonato dal retrogusto secco del clante ch’ancor tentenna ‘n fondo alla gola, quissà come conforto conosciuto verso ‘l turbinio di quistioni ch’or mi par svolazzare dietro l’occhi sin forma precisa. Per savia fortuna, tengo un’agendina tascabile meco durante le giornate per puntarvici ogni volta ch’uno di codesti sbuffi amorfi si palesa con forma, volto e nome – solitamente come urgenza, obbligazione o memento inderogabile. Che poi, di fondo, pochi veramente son l’atti inderogabili. Vo’ comprendendo ch’alla fine, lo ch’è veramente impossibile da inniorare non debbo neppure scarabbocchiarlo poiché vince ogni gara di priorizzazione e s’impossessa d’ogni mia ora rimasta alla giornata. Dimani, in vece, credo mi recherò nella contea di Augustine, sperando d’assaporare l’ultimi sospiri dell’arie fresche della prima primavera, quell’arie che quest’anno han lottato per permanere fino a questi primi dì di giugno. Augustine è una piccola evasione dal mondo intero ove l’obbligazioni mi paion casi giuochi e mi lasso crogiolare nel tepore socievole delli sguardi ch’oramai han fatto di me, dapprima foresto, consueto avventore, curioso operaio frettoloso e, quissà di poco compassionevolmente strampalato. Per serrare l’entrata d’oi, m’appunto qui ‘n fondo che non ho ricevuto nuove da Juliet o da Susan. Debbono essere entrambe parecchio indaffarate. Conto di stuzzicarle con qualche ilare aneddoto nel meriggio di domani s’il tempo me lo permette. Più per giuoco, oramai, che per qualche fine ponderato. Son sicuro ch’in fondo apprezzeranno.