Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #7

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06/07/1923 – ore 04:58 – #7 – appunti sparsi

Uno de’ motvi che mi tengon lontano e restìo dal traversare i cunicoli ciottolati di Lylcoin è, oltre ‘l poco interesse per l’empori decadenti e piuttosto glabri d’affari, lo strascico nostalgico che pervade ogni passo ‘n qualsivoglia direzione: scoprii ‘l paesino oramai più di quindici anni addietro, durante un mio breve viaggio personale col fine di conoscere di persona la signorina Fleur Birdborn, colla quale aveo stabilito una serie di corrispondenze epistolari di natura giocosa e interessante. Non saprei dire qual sia ‘l motivo ad oggi per cui tenda a evitare di ripiombare ne’ profumi e luoghi di codesto paesino aggrigiato dalla frenesia poiché poche, di fatto, furono l’esperienze negative che spartii con ella durante i tre anni di rapporto che condividemmo; quissà v’è un velo, pur in tale finestra del mio passato, di biasimo ne’ mie’ confronti che inconsciamente non riesco a scrollarmi di dosso. Di fatto, con ella come con tant’altri individui mi son visto lentamente mutare ‘n un essere indifferente, crudele, ostile, sin alcuna ragione razionale se non la noia d’una serie di solitanze prive delle scariche d’eccitazione che m’hanno inizialmente convinto a lanciarmivi didentro. Nell’ultimo anno con ella, già donavo promesse e superficialità a Annie e Madeleine, di poco più prossime al mio d’allora domicilio, più presenti nel mio cotidiano immaturo ma, tuttavia, prive di fondamenta lungimiranti, cosa che solo col senno di poi posso effettivamente ammettere e stabilire. Ancor transito, per caso o fato, lungo alcune viuzze che sanno di Fleur, or che fatico persino a maginarne i contorni del viso e ricordarne la voce. M’arrivò una nuova, qualch’anno addietro, ch’ella oramai era maritata, con uno o due fanciulli di pronto giunti ad allietare il nido coniugale. Mi vedo sorridere ‘sì sovente alle presupposizioni di serenità, per ‘sì dire, normale d’ogni gente che, per poco o per parecchio, ha compagnato ‘l mio crescere meco. Fleur, come quissà già ebbi cennato in precedenza, è un altro mai più che deglutisco a fatica, or che ‘l tempo ha scrostato, perlomeno in me, ogni residuo di colpa e malaffare, ogni fedifraga menzogna e ogni stupida infantilità gettata sin cagione. Tale, tuttavia, so che ‘n può capitare per l’altri con ‘sì tanta apparente facilità com’occorre a me. Ebbene, non importa. V’è un breve tocco cotonato e gentile di Fleur sulle mie guance ogniqualvolta mi vedo pronunciare il nome di ‘sto paesino ‘n qualche frase.

Fleur Birdborn, 1909, Lylcoin, Contea di Bolinthos


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