#13075-16
Radi son l’attimi cui alli fogli mi vien di cantare pur lo che temo più ch’altre sventure, più che l’altri mondani erri, falli e doli del comun viaggiare e ser omo. Vien ‘sì del nulla sin acclamo pria, e pur sorprendermi non riesce ch’il nero didentro fondo, piccicato a l’alma e le viscere non cheta mai, per quanto sommesso e ligatosi al contentarsi di sol bisbigli. Finché rutta e spandesi pe’ cogiti, arti e fin dentro e dietro l’occhi, fumando i righi dello che veo. Or tartaglian le mani froste, surge sino ‘l collo e le mialgie che tenaglianmi. Chete in fori, torva e mala, e d’in pe’ le coste sannami ‘l dimone torno il core e i pulmi ‘sì che tosso e lagrimo, solo, settato sulla rocca più erema ch’ebbi scorto in fra le mille tentate. Nera fiuma spissa e fredda ch’or l’ossa crepi, se’ tu morte o passato son già?ℳ ᵝ

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