#13071-06
Quissà eliger chino e fumo ‘sì di presta l’ora ha di che controdire alli voti ch’ier e dì avanti fecimi, vuolsi pe’l fosco nebbiare ch’or carezza i mie’ congetti o pe’l devermi ammettere ch’ancor v’è di che tollerare l’io morente; di contro, dalla pece inincui le calli quivi ancor sollazzano, gaudio e nove spemi fannosi largo in fra li molti bivi che l’ore fronte son postemi. Scenne soave dissulla groppa il tepido conforto della precoce giubba cremisi ch’oi compagnerammi in fra le valli a settentrione. M’ho di che canoscermi a nuovo al riflettente, casi abbeano scorso lustri del vespro passato.ℳ ᵝ

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