#13069-15
Sento ch’ì tengo didentro come d’uno o pur tanti strilli ch’han di che sfuggire la pace ch’ebbi concordato col costume; ed ì che vago e spulcio ‘n dì com’oi pe’n fugiglio di lato la calle ch’abbia il nero fresco d’un ontano secolare, li mattoni d’angolo d’un mezzadro assente oppur un qualche vallo che scenne e coperchia la sosta ch’abbisogno pe’ serrare le pugna di contro lo sterno e far ch’il tono ne venga a sanare lo che fitto pressa quivi. Ma di cotanta fetida sponta m’intrisi nelli dì miseri ch’ancor proso, de’ gridi e blasfemie empierosi i quarti, lo strozzo e le recchie e qual prodigio divenne ma che’l soffio d’un nulla inniorato da nessuno.ℳ ᵝ

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