11/07/1923 – ore 06:07 – #12 – appunti sparsi
Viene sin preavviso in le mani ov’ì paio più desto dell’ore di sole, prima de’ suoni indaffarati delle calli quivi sotto che sanno già di fretta e monotonia. Incastrate fra soffici lenzuola che colla notte si son costumate all’abbracciarmi, sparute e brevissime immagini mi punzolano ai fianchi e m’afferrano ‘l core a due mani. Presso l’uscio d’April Street, ella che mai più bella fu, dressata nell’abiti leggeri che tanto elogiai ed ì ch’al mirarla d’un secondo più a lungo mi destai nelle briciole dell’assenza. Mi dimando, ‘n tali occasioni, quant’ancora debba rimuginare l’inconscio sulle solite pitture oniriche prima ch’il soggetto de’ mie’ reconditi desei cangi per sempre. Quissà lo fa sovente; la differenza resta nella memoria ch’ho di codeste intrusioni nel mio buio e, probabilmente, che cementifico ‘n frasi e liriche quand’ancora nemmeno ‘l dì ha iniziato. Che vuole dirmi tutto ciò? Nulla che non sappia, mi rispondo sin dubbio alcuno, datesi le innumerevoli volte che mi son osservato a studiarne ‘l più oggettivamente possibile ogni prospettiva riguardo. Tuttavia mi veo di modo ancora grappato a un’illusione sempre più affievolita dall’ovvietà e dall’inesorabile frusciare della clessidra de’ giorni e, ‘n essa, ripongo ogni serbatoio di speme e vagheggi che non so come direzionare verso altri paesaggi. Capiterà ch’esaurirò anche la voglia di star qui settato a scrivere e scrivere contentandomi d’un lampo immaginato. Quissà fra mesi, anni, troppi anni ancora. Oppure no. Se vi sia un limite o una data di scadenza per tale spirale di disperazione silente credo che l’andrò scoprendo toccandolo con mano. Chi sa s’a quel punto ‘l tutto d’ella sfumerà come cada insulsa memoria di nulla, nel nulla, per l’anni che rimarranno.
Nota dell’autore: L’entrate del libello denominate, di seguito alla numerazione, come “appunti sparsi”, si riferiscono a riscritture – inserite molti mesi dopo la loro creazione nell’ordine cronologico adeguato del plico di fogli che chiamo agenda – di divagazioni, considerazioni, pensieri e riflessioni gettate su carta durante periodi in cui l’utilizzo dell’agenda non era fondamentale; tali appunti sparsi vivevano su brandelli di tabulati da buttare via, tovaglioli a grana spessa di locande della regione, paginette esuli di libri ch’ormai non possiedo più, e qualsiasi altro sostituto adatto alla narrazione cotidiana de’ mie’ garbugli, dei nulla e dei tutto.

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