Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #331

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25/05/1924 – Ore 08:35 – #331

Maledizione, sto perdendomi in li conti numerati dell’entrate e non riesco a recuperar del tempo opportuno per tornare a discorrere su queste paginette come vorrei e, sopra di tutto, come dovrei. Il periodo è ‘sì fitto d’obbligazioni, urgenze, appuntamenti e ore di veglia non sfruttabili che quasi mi stupisco come sto riuscendo ad espletare ogni singola mia attività sin mancare qualche cosa. Per vero, debbo lassar da parte ‘n qualche fugiglio di casa e mente la maggior parte delle mie ambizioni fuor dell’impiego ma credo ch’in quest’ultimo mese non avrei avuto la maniera d’ottemperare ai mie’ obiettivi sin tralasciare le necessità della Kryomont. Confido ch’il mese seguente porti i frutti di quest’infiniti dì d’assenza dalla mia effettiva esistenza nel mondo e di tuffi a occhi chiusi nell’operatività obbligatami dalla Frontprice e dalla stessa Kryomont. Par ch’in questo frastuono di compiti da svolgere, la mia situazione finanziaria si stia riassestando sin troppe complicazioni. Per vero, ho dovuto contattare un mio lontano conoscente gestore di fondi e rinsavire il mio patrimonio temporaneamente per permettermi di incipire un flusso di cassa ch’ormai stagnava da settimane e, sebbene for della mia contentezza, mi son dedicato a molte spese col fine di riequilibrare l’ultimi periodi di perdizione nel possedimento in negativo. Se la mia disciplina impostami non soffrirà debolezze di sorta – cosa che conto di seguire sin batter ciglio – col passare de’ mesi caldi – che caldi non sono ancora – dovrebbero esserci tutti i segnali d’una ripresa accelerata e, addirittura, esponenziale. Mancano ancora pochi interventi operativi presso le fabbriche dell’Activa Corp. della regione e tra un paio di settimane mi vedrò tornare a ritmi creativi e funzionali di tutto rispetto com’agogno ormai da molto. Oi è ‘l giorno ‘n cui Lily mi raggiungerà compagnata dai mie’ parenti, coi quali tenterò d’instaurare qualche conversazione costruttiva sin dover anteporre li strascichi tossici ch’han definito l’ultime diatribe con essi. Da molto mi par d’aver compreso ch’il paciere e l’addestratore debba esser ì sottoscritto ‘n tale rapporto ‘sì avulso dalla norma. Non ch’oramai mi vada dispiacendone considerate l’opportunità di affinamento psicologico che tale ruolo implica sebbene non sempre le mie motivazioni riguardo siano coerenti colla mia brama d’isolamento sociale. A tale proposito vi sarebbe di che scriverne molto – ebbene, vi sarebbe di che scriver per dì sani di tutto lo che va succedendo nelle mie assenze da quest’agendicola – e non vedo l’ora di poter ri-tuffarmi sull’imbroglio di coscienza che serbo didentro. Quissà una mira pe’ la settimana che va venendo potrebbe ser la di tornare su questi paragrafi. Quanto sento la nostalgia del conversar meco di tutto lo che piove d’intorno, metaforicamente e no.



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