Ciao, sempre io: con questa divagazione poco necessaria, rammento all’avventore di questo blog che il 21 aprile 2024, quindi poco fa, è uscito “Learning to Breathe”, un’EP di 6 brani strumentali LO-FI ma neanche troppo. Codesto è disponibile su Spotify e YouTube. E anche in tutti i posti che lo fanno passare per la filodiffusione. Nei prossimi paragrafi mi dilungo moooolto sull’oggetto quindi, nel caso non vi andasse di leggere… beh, nulla, ciaoascoltatelemusichette!! bacieabbracci!

Preambolo per Contestualizzare
Il progetto LIFESOVNDS è iniziato l’anno scorso quando ho cominciato a giocherellare con molti software audio, tra una poesiola e l’altra e tra una lezione di Fruity Loops e una di Excel. Il mio obiettivo era creare qualcosa che, prima di tutto, tornasse utile a me quando devo mettermi a scrivere per ore e ore e sono sempre indeciso sulla colonna sonora di sottofondo; a volte una playlist di Lo-Fi Girl, a volte dodici ore di ambient di un bar affollato di Madrid. I primi video di pioggerelline, fuochi scoppiettanti e uccellini di campagna non sono stati il massimo per la mia produttività, forse per la qualità scadente e il processo frettoloso che ha portato a un prodotto ignorabile. Ho tentato di rimediare in questo ultimo mese, concentrandomi solo ed esclusivamente sulla musica Lo-Fi e su tutto ciò che la riguarda.
La musica Lo-Fi, abbreviazione di “low fidelity”, è un genere musicale caratterizzato da una produzione grezza e un suono imperfetto, spesso associato alla musica hip-hop e al jazz. Le tracce Lo-Fi sono spesso caratterizzate da campionamenti, rumori di fondo e crepitii, che conferiscono loro un’atmosfera calda e vintage. Questo genere musicale è particolarmente popolare come musica d’atmosfera per lo studio, il relax e la concentrazione, grazie alla sua natura rilassante e non invadente. La musica Lo-Fi è diventata estremamente popolare su piattaforme di streaming come YouTube e Spotify, dove le lunghe sessioni di “Lo-Fi beats to study/relax to” sono diventate un fenomeno culturale, apprezzato da milioni di persone in tutto il mondo.

Quello che ho scoperto, tuttavia, pastrocchiando con duemila strumenti e manopole digitali è che, nella composizione delle tracce non riesco ad abbandonare il mio stampo cantautorale, ricorrendo quasi incosciamente all’impostazione di una struttura quasi classica (intro/verse/chorus/verse/chorus/bridge/chorus/outro) anche per questo tipo di musica che, per definizione, non segue una vera e propria struttura. Il che non so se possa essere bene o male; motivo per il quale ho etichettato l’album come un “lo-fi instrumental storytelling” – più per mia “pedantry” che altro.
Temi e Variedeventualità
Solo la traccia “The Arcadia Room”, creata come prova per testare il sistema di composizione e produzione che avevo impostato, non è basata su nulla più che un barlume di un’idea che avevo lasciato da parte per altri filoni narrativi. Il multiverso delle Stanze è il nucleo dei racconti che si trovano su questo blog e sui miei libri (le vicissitudini di Arthur Parker, ad esempio, si svolgono in una Stanza differente da quella degli accadimenti dei racconti di “Dystoria”, ambientati nella stanza di Plemo, a loro volta differenti dagli avvenimenti descritti in Ficogramo, sviluppati nella stanza di Icosaedria, etc.) e Arcadia è un mondo a parte che ancora non ha trovato un intreccio di fatti sufficientemente soddisfacente per costringermi a svilupparla con costanza. Tuttavia, l’atmosfera della traccia dell’EP rappresenta egregiamente il “mood” che avevo intenzione di affibbiarle.
Il resto dei brani è basato sulle progressioni di accordi e gli echi emotivi di alcune tracce del mio primo album, “qrntn.” del 2020. Ad un ascolto simmetrico, le similitudini e i richiami sono palesi, perfino nei titoli, dato che, per fare solo un esempio, “Icastic Trialogues” è preso direttamente dalle prime due parole del testo della canzone “Metaplasia” di “qrntn.”
Mi dilungherò, se necessario, nello specifico per ogni canzone di “Learning to Breathe” nei post dedicati alle singole tracce. Uh! Ma perché “Learning to Breathe”?
“Learning to Breathe” può essere interpretato in diversi modi. Da un lato, potrebbe riflettere il processo di apprendimento e crescita personale, simboleggiando una migrazione interiore verso la calma, o ciò che più vi si avvicina, e l’equilibrio. L’equilibrio tra cosa? Beh, dipende cosa avete bisogno di equilibrare. Nella frenesia della vita moderna (sigh), la musica Lo-Fi offre un fugiglio ovattato, un momentino di respiro rumoroso dove è possibile trovare pace e serenità. O almeno, cercarle tranquillamente. D’altra parte, “Learning to Breathe” tenta di appigliarsi anche al concetto di consapevolezza e mindfulness, incoraggiando l’ascoltatore a rallentare, ad apprezzare il momento presente e a immergersi completamente nella granulosità ripetitiva delle musichette Lo-Fi.
Che demagogia. Eppure ci ho pensato un sacco a come intitolarlo.

Epilogo e SPAM
Ma comunque! “Learning to Breathe” è disponibile ovunque si ascolta musica in Streaming e su Youtube. Spammerò ancora. Se non trovate link in questo articolo perché magari me li sono dimenticati, cercatemi su Spotify o Youtube.
Sono apprezzati anche i commenti, eh! Che siano belli o brutti, che mi importa! Anche quelli neutrali vanno bene. Meno, ma vanno bene. Va beh, basta, ciao, vado ché sono rimasto un sacco indietro con gli altri racconti per stare dietro a queste musichette! Comunque “James Dean” è la mia preferita dell’EP.
Ah, e giuro che dal prossimo album imparo anche a mettere le tracce tutte allo stesso volume.
Spero.
Bacibaciciao.


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