Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #274

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29/03/1924 – Ore 16:54  – #274

Riesco sol ora a poggiarmi un poco sulla poltrona di casa, compagnato d’una chiara tiepida e scadente, poscia un dì d’obbligazioni frenetiche. Alla settima ora della mane ho preso il convoglio per la contea di Augustine, incontrando una lieve pioggia fastidiosa lungo tutto ‘l percorso. Son rivato in Glasspool dopo un’ora di viaggio sin tribolazioni e ho sbricato le prime urgenze colla celerità che ‘n credevo d’avere ancora a seguito del mese ch’è intercorso dall’ultima volta che son stato in loco. Poi son arrivato ad Augustine ove alla Gross Fuel Factory ho dedicato poco più di un’ora. Il ritmo del mio operato, oi, dovea restar furente poiché volevo tornare nella contea di Bolinthos il prima possibile. Perfino a Henchester son riuscito a ottemperare a tutte le mie pianificazioni sin intoppi d sorta e sopra di tutto sin compromettere la qualità del mio intervento. Ho desinato sul convoglio di ritorno con qualche fetta di pita e un barattolo di cipollotti compagnati d’una chiara scadente, sorella de la che sto ingollando orora. Il mio obiettivo oi era terminare tutte l’obbligazioni nella contea di Augustine per essere in Knighthill il prima possibile ove, alla Crosspath Factory del luogo, avrei incontrato Claudette e Victoria. Erano molti mesi che non interagivo con Victoria Kurt’s e volevo profittare dell’occasione per ristabilire un rapporto solido, già ben presente, fornire un aiuto concreto alla loro operatività critica, dato che la Crosspath Factory di Knighthill è davvero imponente e par infinita ‘n tutti que’ cunicoli d’ingredienti stipati, e, inoltre, non mi dispiaceva l’idea di aumentare la mia retribuzione diaria, anzi, di raddoppiarla. Son stato accolto dalle due colleghe nella maniera più affettuosa che potessi sperare e mi son assegnato un’intero reparto della fabbrica in modo da velocizzare la stesura de’ tabulati ‘n scadenza oi; m’allieta sempre molto poter notare com’ì non perda mai l’attitudine a tali impieghi più fisici che mentali, sebbene non siano più il mio pane cotidiano da molto, fin da’ primi contatti colla Kryomont nell’anno passato. Indi, la mia nomea di uno dei tre migliori impiegati operativi è intoccabile, perlomeno finora. Mio malgrado non ho avuto molto tempo per perdermi in ciarle con le mie colleghe salvo un piccolo intermezzo corniciato di caffè a lavoro finito, presso una tavernicola lì vicino. Chiudo questa parentesi piuttosto priva d’implicazioni per aprirne una che, di contro, potrebbe esserne fitta. Ho ricevuto una lettera, di ritorno da Knighthill, firmata da Susan. Non avevo sue notizie da qualche mese se notizie possono essere considerate due epistole ermetiche ‘n cui venivo ringraziato per i convenevoli di circostanza. Ella m’ha informato de’ vari cangiamenti recenti del suo percorso personale che, al momento, non vedo motivo d’esplicare, casi per non dovermi veder contraddirmi a distanza di qualche giorno e mordermi la lingua per aver frainteso lo ch’in realtà, con alte probabilità di fatto, è semplicemente un contatto sin mire alcune. Per vero, mi par inconsueto ma durante ‘l meriggio mi son trovato a rimuginare e masticare alcune sensazioni che non percepivo da molto poiché d’un attimo tutto è bianco – ed ì adoro il bianco e l’ordine e il prevedibile – e d’un altro vi son puntini qua e là fatti d’ipotetiche e scenari, d’illazioni e castelli sulle nubi. Mi son sentito carezzato d’un Arthur che creo d’aver combattuto per l’ultimi tre anni, lo che scosta le priorità e il soggettivo benestare pe’ far spazio – quando spazio non v’è – all’idealizzazioni e al prossimo. O, quissà, questo è solo un piccolo vortice di sbandamento portatomi dall’inaspettata cordialità d’una conoscenza che mai avrei pensato di riscorgere fra ‘l cotidiano. Con Susan nacque il me peggiore, lo che mentiva e inquinava cada dì coll’egoismo narcisista che troppo tardi ho imparato ad accettare, combattere e debellare. Tante volte mi son trovato nell’ultimi anni a dimandarmi se Susan fosse di fatto la compagna più compatibile alla mia persona, se un dì persona fossi diventato davvero. Non è ora ‘l momento di narrare tutte le vicissitudini occorse con ella, non perché non ne abbia voglia, sia chiaro, poiché codesto sarebbe anche il momento giusto, stimolato dal riaffiorare di molti pensieri piccicati all’epistola ricevuta, ma perché non mi par questo ‘l loco adatto, perlomeno non ora. Chi sa che questo libercolo non evolva ancora altre mille volte come mille volte ha già fatto addietro. Mi prometto sempre di limitarmi a narrare il mero avvenire materiale de’ fatti ma, in fondo, non sarebbe sufficientemente terapeutico. Oh, che contraddizione vivente ogni entrata di questo diario!

Susan Rommer, Bolinthos, Contea di Bolinthos, 1924


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