Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #248

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03/03/1924 – Ore 06:19- #248

Far pace col gittarmi nel letto a un’ora presta è più che soddisfacente, col senno d’adesso, ché mi veo di buona lena intraprendente e largamente ottimista sulli risultati ottenibili ‘n giornata ne’ vari aspetti implicati. Di fatto è già un par d’ore che mi son levato al primo sussulto della sveglia e debbo ammettere d’esser ben più riposato de lo che credevo. Per vero, giunto il primo meriggio, i miei livelli d’energia vanno scemando quel tanto che basta pe’ farmi considerare un breve sonno ovunque mi trovi, spesso in la carrozza d’una fabbrica l’altra ma non vi vedo nulla di cui biasimarmi. Ieri Ada ha fatto un ottimo lavoro nel mio buchetto d’April Street e perfino la mia archiviazione di pratiche burocratiche ha scorso sin grossi intoppi – lungi dall’esser completata, tuttavia – ‘sì che ho potuto raggiungere Vee presso la biblioteca e dilungarmi qualche ora con ella e i suo’ pesanti tomi d’economia e commercio. M’ha consigliato d’iscrivermi a una serie di lezioni riguardo che si terranno presso l’Accademia Superiore di Lylcoin ma debbo ancora considerare se di fatto possa aver il tempo e la costanza necessari per un impegno tale. Di suo favore, sa dov’ir toccare le corde poiché nelle mire annuali ch’ì posi a fine anno scorso v’è anche la determinazione d’ottenere una sorta di riconoscimento accademico e di fatto or passeggio col tarlo nelle recchie. La mane sta già scorrendo di fretta e debbo raccogliere tutto ‘l necessario pe’ la giornata lontano da Lylcoin e Bolinthos, ‘sì che vo’.

Ore 10:19

Oltremodo favolose le parole ch’ho potuto ascoltare dal cocchiere che da Saeventh m’ha portato a Streamver; abbiamo discorso del diletto d’entrambi in la scrittura, elli che giuoca sovente co’ racconti brevi e aneddoti anche sin morale e, d’un certo punto, esplorando le cagioni e l’(in)utilità dell’arte in sè m’ha deliziato con codeste parole che vo’ parafrasando ora: scrivere è un rimestare di desei, di ego e di paure, di speranze e di accettazioni, di nostalgia e rimorso. Scrivere è un modo per pensare in modo concreto, per dar una specie di voce a quello che sovente abbiam timore perfino di pensare. E tutto è nostalgia e desiderio, mancanza di ciò ch’avemmo e desiderio de lo che ‘n si può avere. E allora si scrive. Si scrive per vivere le mille vite che non abbiam potuto vivere, per vivere le mille vite che non potremo vivere, per vivere meglio l’unica vita che abbiamo. Si crogiola nella nostalgia di ciò che fu, pensiamo, migliore di ciò ch’è, non vedendo che liberatici della stessa cui non possiam tornare, tutto è dì per dì migliore. E mi sorrise col guardo di chi ha speso troppe vite tra fogli, penne e pensieri. E per quanto ì non mi reputi ‘n grado di sintetizzare in tale maniera un discorso ‘sì grande nè di confutarne alcuni aspetti, credo sian alcune delle parole più belle ch’abbia mai sentito dirmi di persona. Per vero, milioni di libri affrontan tali argomenti ma essi non hanno l’occhi del cocchiere che sorridono al dì innanzi e all’esistenza intera.

Ore 15:17

Il meriggio potrìa ch’avere ‘ncora molto di che offrire; mi trovo ‘n Lylcoin al momento, all’ennesimo giorno di pioggia della settimana e nessun segno che possa far intendere che vi sia un sole oltre la coltre grigiastra ch’aleggia su tutta la Britannia. Nelle prossime ore tenterò di lavorare a ‘n par di scritti lassati per qualche settimana ‘n sospeso pe’ le tante obbligazioni lavorative, sebbene sia nel mezzo d’un blocco creativo non indifferente verso uno de’ tanti romanzetti che solgo scribacchiar senza pretese esagerate. In mezzo a questi v’è anche la cronistoria d’un periodo ormai lontano d’altre stanze cui mi sto approcciando ‘n maniera più curiosa che consapevole, casi pe’ veder ove mi possa portare una disciplina ch’ancora non ho esplorato nelle mie vicissitudini di scrittore a tempo perduto. Se ‘l diluvio d’oi accenna di poco a smettere, raggiungerò anche Vee presso la biblioteca pe’ continuare le stesure del piano d’azione dell’aziendicole ch’intendo portar avanti ma prima devo attendere anche Ada col rifornimento della dispensa e dimandarle qualche delucidazione su alcune faccende domestiche. Oggi è anche il giorno della compilazione del tabulato riassuntivo del mese appena scorso e ho appena completato la revisione completa di tutto l’ho che son riuscito a concludere in questo paradossalmente infinito febbraio e non è stato per nulla poco; per vero, molte delle commesse adempiute non son state complesse, ora ch’osservo il foglio d’elenchi, ma v’è soddisfazione nel vedere quanto, di fatto, riesco a portare ai clienti ‘sì esigenti ch’abbiamo. S’avessi la costanza e l’intraprendenza nell’accettazione de’ compiti della Frontprice come l’ho ne’ mie’ progettini o, perfino, come in la stesura di queste pagine, ch’ormai si rivelan sempre più sovente fonte di benestare, porrìa invero doppiare la retribuzione. A tal proposito, p’il mese da poco incipito, ho stilato una minuziosa lista d’obiettivi ch’intendo asconder in le tasche di via pe’l’urgenze del mese ‘sì d’aver lo stimolo visivo d’una crescita ben pianificata. E di lì, verrò qual frutti potrò cogliere tra un mese e mezzo partendo d’ora. Di poco a poco saran richiesti ulteriori aggiustamenti al mio cotidiano ma d’essi vo’ parlandone quando saran più tersi anche in la testa. Ad ora, posso concedermi un meriggio sin lassar vagar troppo il cogitare in obbligazioni e urgenze. Reputo di meritarlo, di tant’in quando.



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