29/02/1924 – Ore 17:15 – #245
Graham Teller è il portavoce d’urgenza del signor Tinsteel in quell’occasioni cui un botta e risposta in via telegrammatica non è celere sufficientemente pe’ risolvere le quistioni improvvise. M’ha sempre fatto sorridere ch’il suo nome sia foneticamente ‘sì simile alla parola telegramma. Ier sera, poscia il seminario cui ho partecipato coll’occhi pesati della giornata, mi stavo dirigendo verso la taverna di Mark pe’decomprimere l’informazioni accademiche acquisite durante la conferenza appena scorsa e pe’ dedicarmi a null’altro ch’una chiara e qualche ciarla soggettiva sull’ultime nuove sportive ch’avrei voglia di seguir meglio. Graham mi ha raggiunto poc’oltre April Street mentre si direzionava verso ‘l portone della mia dimora e m’arrestò col suo solito fare frettoloso ed entusiasta. L’imprevisti che portava direttamente dalla bocca del signor Tinsteel m’informavano che una venditrice della Frontprice, Victoria Kurt’s – ebbene sì, ha l’accento nel cognome – è stata vittima d’un brutto malanno improvviso e ‘l giorno dopo avrebbe dovuto spendere l’intero dì in compagnia di Claudette per importanti urgenze inventariali nella zona di Carville. Non lassai nemmeno che finisse per intero il discorso poiché aveo già compreso ch’il suo palesarsi ‘sì celermente era per dimandar la mia presenza in sostituzione di Victoria e affermai di non aver problemi a solver tali incombenze finché il mio programma per il dì ‘n arrivo fosse risolto da qualche altro collega consapevole dei miei tragitti. A questo, elli mi rispose ch’il signor Tinsteel avea già di pronto organizzato un programma per elli stesso che sarebbe ito ov’aveo pratiche pendenti pe’ concludere ‘l più possibile. M’acclimatai alla consapevolezza d’aver di che modificare i miei piani per il fine settimana in attesa dell’aggiornamenti sull’attività effettuate del signor Tinsteel e congedai cordialmente il signor Teller. Elli sparì com’era rivato, dietro l’angolo del crocicchio buio dal quale era sbucato. Stamane ho incontrato Claudette in Airwell Square, alla periferia di Bolinthos. Era molto che non condividevo una giornata d’obbligazioni con ella e niun altro e m’ha lietato non poco ciancicar il grasso d’una carrozza l’altra. La nostra prima tappa è stata Saint Brother, un grigio paesello sin punti d’interesse palesi che vive d’orti e allevamenti. Qui v’è un piccolo dipartimento della Vendrot, una fabbrichetta che par più piccola del mio soggiorno in Lylcoin, ove le nostre attività inventariali non s’han protratto oltre le due ore. Solitamente, quando il signor Tinsteel ci assegna tali compiti in ‘sì sperdute località, l’attività richiesta è la tabulazione completa di tutti l’ingredienti presenti, pe’ fornire ai clienti un resoconto dettagliato ed esaustivo. Fu molto rinfrescante, perfino, ver ch’in tal stabilimento, tutti l’operai didentro eran di sesso femminile. Mai m’avea occorso fin oggi. E ben di modo, bàdisi. Fu un lieto lavorare del quale quissà sento spesso la nostalgia. Claudette, in quest’obbligazioni inventariali, è una delle migliori risorse della Frontprice sebbene sia carente macari nel suo fare sociale che perdura più isolato e, a tratti, scorbutico. Tal considerazione deve per necessità essere presa in contesto coll’intera incapacità sociale del resto dell’addetti cui ho avuto modo di lavorare. Poiché in tal caso, Claudette, risulta la più estroversa e piacente sin dubbi alcuni. Abbiamo desinato presso una locanda piccina ma ordinata e ben pulita, nei pressi della Hat Co. di Carville, ove la giovane padroncina ha dato sfoggio delle sue eccellenti capacità culinarie, deliziandoci con abbondanti preparati caserecci. Ella avea un sorrisino contagioso che le traversava il viso gianchissimo sin trucchi o imperfezioni che le dimezzavano l’età come minimo. Fu un bel stare pure in tal luogo. Smorzato il cibo con una cicca e quattro ciarle futili sotto il pioggino delicato, ci siamo recati presso la Crosspath Factory di Carville ove i tabulati da riempire eran parecchi ma non troppo complicati. Qui più tedio ch’altro, e nulla d’estasiante che valga dilungarsi ‘n questo monologo. L’ultimi tre dì si fan percepire benbene sulle membra e m’accorgo del mio ser sfinito quando le terga toccan la poltrona di ritorno in Lylcoin, tal qual poco fa quand’iniziai a scribacchiare. Molti dell’impieghi cotidiani che svolgo ‘n solitudine mi dan modo di disperder l’energie ‘n maniera molto più uniforme e conservatrice ‘sì che ‘l tardo meriggio serba di modo il sufficiente pe’ permettermi di dedicarmi all’altre attività che mi portan gaio. Tale mi risulta complicato s’il dì compagnato delle presenze d’altri non s’attiene ai miei desei organizzativi. Ma poco male, suvvìa, di fondo la mira ultima resta ‘l benestare lavorativo del complesso e s’in casi straordinari debbo farmi più coda che capo, ben venga; so ch’a dì di gruppo ne segue spesso un mese di ciarle meco.

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