Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #242

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26/02/1924 – Ore 07:07 – #242

Sbuca, tra le feroci pioggie inusuali di questa parte della regione, la nova settimana d’impieghi che tenterò d’approcciare colla mitezza di quando mi son veduto programmarla nel dettaglio ne’ dì addietro. Oi tenterò di scriver e descriver molto, di torno della contea di Powles ove probabilmente spenderò l’intera mane coll’obbligazioni di miss Ammoon assegnatemi dal signor Tinsteel. Luise Ammoon, rappresentante di vendita d’un canale a me affine co’ tabulati da compilare di poco dissimili de’ mie’ soliti, è costretta in casa con malanni stagionali e, come successo in precedenza colla signora Weeds e come succede sovente coll’obbligazioni dei fratelli Willows, mi rendo ben felicemente disponibile per levar della testa del signor Tinsteel le preoccupazioni riguardo l’urgenze in sospeso pe’ l’assenza dei dedicati. Powles si trova a quasi un’ora di locomotiva da Lylcoin e, sospesa in vaste pianure, la contea non offre il trambusto caciaro cui Bolinthos e le contee qui limitrofe mi protendono costantemente; par prospettarsi un comincio di settimana affabile e piacevole. Tuttavia, debbo di forza completare il saggio prospettico pe’ la Kryomont in giornata vista la riunione cui presiederò domani e tale urgenza richiede un livello d’impegno curato ch’al momento non percepisco in me. Quissà ‘l vagar d’obbligazioni in Powles non stimoli ulteriore intraprendenza. M’alzo e vo’.

 Ore 18:16

D’accordo colla mia programmazione in agenda dovrìa pormi su alcuni punti stesi settimane addietro con Vee sul recupero d’alcune informazioni commerciali specifiche de’ possibili competitori dell’aziendicole che vò portando ‘n grembo ma ‘l dilungarsi dell’urgenze d’impiego relative alla riunione coi direttivi della Kryomont di domani m’ha completamente esaurito le risorse d’attenzione e intraprendenza. Penso che limiterò le mie discorrenze in questo paragrafo riassuntivo del dì per poi dedicarmi a qualcosa che non sia di qualche modo correlato alla Frontprice e alle successive giornate sature d’obbligazioni. Stamane son rivato presso la Letterlong Factory di Powles molto più tardi del previsto: la folla di pendolari sepolti tra l’ombrelli, le carrozze impantanate, i convogli saturi di scorbuticherie metereopatiche e la frenesia dell’inizio settimana hanno messo a dura prova il mio cheto sopportare. La fabbrica della Letterlong in Powles è un enorme edificio che domina su tutta la periferia della città. Di torno d’essa oramai son sorte abitazioni e botteghe che vivon di riflesso e floriscono in proporzione. Il mio impiego in luogo si è limitato alle solite faccende inventariali ch’ormai finisco casi per insegnare alli cadetti e in poco meno di due ore son riuscito a sortire con una rispettabile quota pecuniaria potenziale guadagnata. Datesi le dimensioni dello stabilimento, mi posso considerare fortunato ad aver speso quel tempo didentro. I miei piani prestabiliti, tuttavia, han dovuto cangiare per causa del meteo avverso, in quanto il convoglio diretto al distretto montano di Powles aveva riscontrato problemi di locomozione sui binari che circoscrivono il paese e non sarebbe riuscito ad arrivare in stazione, la ov’ì mi trovavo ‘n attesa, sepolto nel paltò fin troppo delicato. Ho ricuperato la prima carrozza disponibile ov’un signorino di barba speluccata dai tratti esotici s’è determinato nel portarmi verso la fabbrica di Powles ch’avrei dovuto raggiungere come seconda meta del dì. Tuttavia, siamo incappati in un ingorgo fuor del comune, corniciato de’ frulli ch’aveo in per la testa che mi facevano riconsiderare la mia intera settimana. Poscia la lunga mezz’ora di stasi ‘n una calletta ghiaiosa ‘n attesa che’l trattore predisposto levasse della strada il mezzo impantanato, confabulai col cocchiere che concordò per una deviazione verso Chesterville ov’avrei anticipato alcuni impieghi predisposti pei giorni a venire. Chesterville, sebbene distante almeno venti minuti di trotto da Powles, rimaneva l’unica destinazione permittibile per non chiuder il dì d’obbligazioni ‘sì ratto. L’esoso ma difendibile cocchiere m’ha scaricato presso la Activa Corp. di Chesterville ov’ho trovato in mezzo delle loro urgenze inventariali, Claudette e Stewart. Mi son acclimatato con essi condividendo le sventure diarie al fumo d’una cicca e ristabilendo un contatto sociale che non si palesa di molto nelle mie giornate oramai. Claudette, d’altro canto, permane una delle figure più piacevoli con cui ciarlare e condividere frattanti perfino più intimi. Chesterville è sfumata, d’ognimodo, in pochi minuti e il convoglio, questa volta di lena famelica, m’ha spedito ‘n Lylcoin alla velocità de’ telegrammi. Lylcoin m’attendeva collo stesso diluvio scrosciante ch’oi par coprire tutta la regione – il telegramma da Gersburg di Lily m’informa che perfino for d’Hillfoot v’è tale disagio – e mi son contentato d’un pasto tiepido dopo pochi passi nel mio quarto d’April Street per finir supino e incosciente sul guanciale. Le peripezie fradicie della mane han chiesto un dazio sostanzioso. Il meriggio l’ho bracciato col naso sulle carte, in vista della riunione di domani colla Kryomont, fra le mille scartoffie malscritte ch’ho giocolato fra lo scrittoio e la poltrona, quissà pur esagerando col chino pe’ stemperar il tedio. Ben conscio ch’il tanto da fare d’l’ultimo periodo e lo che va rivando sarà ben più d’un muretto di cinta al mio mondicino di progetti, non scema l’eco di frustrazione quando l’ore di luce van perdendosi nell’obbligazioni del mio impiego presso la Frontprice e li clienti d’essi derivanti. Pur vero che vi son ben peggiori dì, dei quali potrei contarne fin finir i fogli ‘n casa. Pensandoci, ho ben poco di che lagnarmi, anzi, com’asseriva il manualino che roteavo pe’ le mani stamane, s’ho la forza di lamentarmi, ho la forza di cangiar lo che non m’aggrada.



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