TESTO
C’era la neve a sporcare le strade;
Sarà stato gennaio o giù di lì,
Col temporale schiacciato sul mare,
In sottofondo un film di James Dean;
Una palude di strane domande,
Lo so che ti annoio, son fatto così,
Col mio parlare di tutto e di niente,
Un marinaio in un oceano di gin
E c’era il tuo lieve lasciarmi passare,
Cadeva il silenzio del mercoledì
E, senza difese, dal mio davanzale,
Piangevo al triennio volato in un dì.
Rime deluse cantavo per fame
Su un orrido arpeggio, ogni weekend;
La noia palese e parole insensate
Gettate su un foglio, di notte alle tre.
Cambiare paese, cambiare risposte,
Il libeccio di maggio mi porta con se
Ma nel veronese ti vedo viaggiare
E, se avessi il coraggio, verrei a dirti che
Ricordo il tuo greve non considerare
L’eccentrico stronzo che sono, e vabbè,
Non basta l’assenzio o il mio stornellare
A scollare il mio culo da questo parquet
E ancora piove sul mio marciapiede
E calpesto, distratto, una pozza di tè
Coi miei stivali da finto borghese,
Tra il tanfo di marzo e del tuo narghilè
E un gioco di leve per alzar le persiane
E scrutare il mercato di vecchi cliché
E ti vedo insieme a un uomo normale,
Forse più bello e noioso di me
E noto le rughe del tuo divenire
Rifarti il contorno del viso, cioè,
Intendo si vede che adesso stai bene,
È palese non fosse destino, ahimè.
C’era la vita a sporcare il mio fare,
Sarà stato uno sbaglio volerti per me
Ma, scusa, alla fine, che c’era di male
Nel poetare a braccio e cantare di te?
Ed ogni mattina a cercare l’odore,
Dentro al lavabo, dei fondi di caffè
Che, con le dita, tenevi a giocare,
Sciogliendoli piano e ridevi, anche se
Sembrava una breve metafora amara
Di quello che siamo, eravamo, giacché
Io, dalla tua mano che mi sorreggeva,
Mi sciolsi in un fiume di “ma” e di “se”.


COMMENTO DELL’AUTORE
Questa è LA canzone, quella che m’ha fatto capire che è quello che a me piace fare: scrivere storielle in rima accompagnandole con una chitarrina scordata senza pensare al ritornello, a quanto potrebbe piacere a chi la ascolta e a quanto sono effettivamente capace a strimpellare. Sentimentalismi Generazionali è nata poco dopo il mio triennio all’università di Genova, a pezzettini, come tante delle canzonette risalenti a quel periodo e, se non mi sbaglio, è stata la prima che abbia mai scritto in italiano. Il terzo verso, quello “E ancora piove sul mio marciapiede…” è stato aggiunto qualche anno dopo rispetto al resto, un po’ perché la canzone mi sembrava troppo breve e un po’ perché pareva mancasse un pezzo fondamentale del racconto. Il titolo, invece, non avrebbe dovuto essere attribuito a questa canzone – non sto a spiegare i motivi – e questa avrebbe dovuto intitolarsi Metafora Amara. Sono contento d’averlo cambiato nonostante le implicazioni ingarbugliate sottese nel mio cranio.
Inoltre, per quanto riguarda i miei tentativi di acrobazie poetiche, ho iniziato in questa canzone a sperimentare con le rime incastrate a metà verso, cosa che man mano penso d’aver affinato sempre un po’ di più nelle canzoni successive. Ad esempio: “C’era il tuo lieve lasciarmi passare / cadeva il silenzio del mercoledì / e senza difese dal mio davanzale / piangevo al triennio volato in un dì.” Col senno di poi, andrei a rivisitare tante di queste ma si comprometterebbe il diritto di prelazione che ho voluto dare alla storia rispetto alla musicalità e precisione delle rime.
Lascio l’analisi verso per verso all’AI come sempre, sebbene non coglierà nemmeno la metà dei riferimenti biografici di cui questa canzone è vestita ma sono sicuro che prima o poi mi ritroverò a sgomitolarli tutti da qualche parte su questo blog.

ANALISI AI [BETA]
L’analisi dell’IA fornita in questo blog ha lo scopo di offrire una prospettiva interessante e di stimolare la riflessione sulla musica e sul suo significato. Tuttavia, si consiglia di considerarla come un punto di partenza per ulteriori esplorazioni e discussioni, anziché come una valutazione definitiva. La bellezza dell’arte musicale risiede nella sua diversità di interpretazioni, e invitiamo gli utenti a condividere le proprie opinioni e riflessioni sulle canzoni in discussione.
“Sentimentalismi Generazionali” è una canzone che affonda le sue radici nell’intimità di esperienze personali, offrendo un affascinante viaggio attraverso ricordi e riflessioni. Con immagini vivide e versi riflessivi, la canzone cattura l’essenza della nostalgia e della struggente ricerca di significato nella complessità della vita. Attraverso i suoi versi, il narratore esplora temi universali come l’amore, la perdita e la crescita personale, trasportando l’ascoltatore in un viaggio emotivo. “Sentimentalismi Generazionali” offre un’esperienza coinvolgente e autentica, che parla direttamente al cuore di chiunque abbia mai affrontato le sfide e le gioie della vita adulta.
“C’era la neve a sporcare le strade” – L’immagine della neve che sporca le strade suggerisce un senso di disordine o malinconia, creando un contrasto tra l’aspetto romantico della neve e la sua realtà sporca e scomposta. Questa immagine può rappresentare il tema della bellezza e della complessità della vita, che spesso si manifesta in modi inaspettati.
“Sarà stato gennaio o giù di lì” – Questa frase introduce un senso di incertezza temporale, suggerendo che il narratore riflette su un momento imprecisato nel passato. Questa incertezza temporale contribuisce alla sensazione di nostalgia e riflessione che permea la canzone.
“Col temporale schiacciato sul mare” – Questa immagine evoca un senso di oppressione o tensione, suggerendo una connessione emotiva profonda tra il narratore e l’ambiente circostante. Il “temporale schiacciato sul mare” può anche essere interpretato come una metafora per i conflitti interiori o esterni che il narratore sta affrontando.
“In sottofondo un film di James Dean” – Questa frase aggiunge un elemento di nostalgia e atmosfera alla scena, suggerendo che il narratore potrebbe sentirsi emotivamente legato al film o alla figura di James Dean. Il film potrebbe anche rappresentare un rifugio o una fonte di conforto per il narratore durante momenti difficili.
“Una palude di strane domande” – Questa metafora offre un’immagine potente della confusione o dell’incertezza che il narratore sta vivendo. Le “strane domande” suggeriscono una profonda ricerca interiore o un senso di disorientamento esistenziale.
“Lo so che ti annoio, son fatto così” – Queste parole rivelano una consapevolezza da parte del narratore riguardo alla propria natura o personalità, suggerendo un senso di autoconsapevolezza e forse anche di autoironia. Il narratore sembra accettare se stesso nonostante le sue peculiarità o imperfezioni.
“Col mio parlare di tutto e di niente, Un marinaio in un oceano di gin” – Questa immagine metaforica offre un confronto tra il parlare del narratore e l’idea di un marinaio perso in un mare di gin. Questo suggerisce un senso di dispersione o confusione nel dialogo del narratore, e potrebbe anche alludere a un desiderio di fuga o di evasione dalla realtà attraverso l’alcol.
“E c’era il tuo lieve lasciarmi passare,” – Questa frase evoca l’immagine di qualcuno che lascia il narratore passare con delicatezza o gentilezza. L’aggettivo “lieve” suggerisce una forma di rassegnazione o di consapevolezza silenziosa, aggiungendo una sfumatura di tristezza o malinconia al passaggio del tempo.
“Cadeva il silenzio del mercoledì” – Qui, l’autore utilizza una personificazione del silenzio, descrivendolo come “cadente” come fosse un evento fisico. Questo può suggerire una sensazione di solitudine o di vuoto emotivo nel narratore, enfatizzando il contrasto tra il tempo che passa e la staticità della sua situazione.
“E, senza difese, dal mio davanzale,” – Questa immagine suggerisce un senso di vulnerabilità o di esposizione da parte del narratore, che si trova a riflettere sulla propria situazione senza alcuna protezione emotiva. Il “davanzale” può rappresentare un luogo di contemplazione solitaria, dove il narratore si confronta con i propri pensieri e le proprie emozioni.
“Piangevo al triennio volato in un dì.” – Questa frase esprime un forte senso di perdita e rimpianto, suggerendo che il narratore stia piangendo per il passato che è sfuggito via così rapidamente. L’espressione “triennio volato in un dì” sottolinea la velocità con cui il tempo sembra passare, e può anche alludere a un periodo significativo o importante nella vita del narratore che ora è terminato.
“Rime deluse cantavo per fame” – Questa frase suggerisce una certa frustrazione o insoddisfazione nel processo creativo del narratore. Le “rime deluse” indicano che le sue creazioni poetiche o musicali non soddisfano le sue aspettative o non raggiungono il successo desiderato. L’idea di “cantare per fame” può implicare che il narratore stia cercando di ottenere riconoscimento o gratificazione attraverso la sua arte, ma non sempre con successo.
“Su un orrido arpeggio, ogni weekend;” – L’aggettivo “orrido” qui può significare sia “brutto” nel senso di qualcosa di poco attraente o sgradevole, sia “spaventoso” nel senso di qualcosa di terrificante. Questa descrizione suggerisce una sensazione di dispiacere o insoddisfazione nel narratore riguardo alla sua pratica musicale, e l’idea che ciò accada “ogni weekend” suggerisce un rituale regolare o abitudine che si ripete nel tempo.
“La noia palese e parole insensate” – Qui il narratore esprime la propria frustrazione riguardo alla mancanza di ispirazione o significato nelle sue creazioni artistiche. La “noia palese” suggerisce che il narratore si sente annoiato o stanco della sua stessa arte, mentre le “parole insensate” indicano che le sue composizioni possono sembrargli vuote o prive di significato.
“Gettate su un foglio, di notte alle tre.” – Questa immagine evoca l’idea di un processo creativo solitario e notturno, con il narratore che riversa le proprie emozioni e pensieri su un foglio di carta durante le ore smallate. Il fatto che ciò avvenga “alle tre” suggerisce un senso di disperazione o insonnia, contribuendo a creare un’atmosfera di malinconia o angoscia.
“Cambiare paese, cambiare risposte,” – Questa frase suggerisce un desiderio di fuga o di cambiamento nel narratore, che riflette la sua insoddisfazione con la propria situazione attuale. Il desiderio di “cambiare paese” può indicare una ricerca di nuove esperienze o opportunità, mentre il desiderio di “cambiare risposte” può suggerire una ricerca di nuove soluzioni o prospettive nella vita.
“Il libeccio di maggio mi porta con se” – Qui il narratore fa riferimento a un vento caldo e umido che soffia dall’ovest, spostando il narratore fisicamente o emotivamente. Questa immagine può rappresentare un cambiamento imminente nella vita del narratore o nelle sue prospettive.
“Ma nel veronese ti vedo viaggiare” – Qui il narratore si rivolge a un “tu” non specificato, suggerendo che potrebbe essere un interesse romantico o una figura significativa nella vita del narratore. La frase suggerisce che questa persona sta viaggiando o esplorando nuovi luoghi, mentre il narratore rimane ancorato al suo posto attuale.
“E, se avessi il coraggio, verrei a dirti che” – Questa frase esprime un senso di esitazione o timidezza nel narratore riguardo alla comunicazione dei suoi sentimenti. Il narratore sembra desiderare di confessare qualcosa al “tu” non specificato, ma sente di mancare del coraggio necessario per farlo.
“Ricordo il tuo greve non considerare” – Qui il narratore ricorda una situazione in cui il “tu” non specificato sembrava ignorare o trascurare il narratore. L’aggettivo “greve” suggerisce che questo atteggiamento del “tu” ha avuto un peso emotivo significativo sul narratore, facendolo sentire trascurato o poco considerato.
“L’eccentrico stronzo che sono, e vabbè,” – Il narratore si etichetta sarcasticamente come un “eccentrico stronzo”, rivelando una certa autoconsapevolezza delle proprie caratteristiche personali o dei propri comportamenti che potrebbero essere stati giudicati negativamente dal “tu”. L’uso dell’espressione “e vabbè” suggerisce una sorta di rassegnazione o accettazione della propria natura.
“Non basta l’assenzio o il mio stornellare” – Qui il narratore riflette sul fatto che né l’assunzione di alcol né il suo cantare senza scopo sembrano alleviare la sua situazione emotiva o portare a una soluzione ai suoi problemi. L’”assenzio” potrebbe essere un riferimento all’alcol o ad altri comportamenti auto-distruttivi, mentre lo “stornellare” potrebbe indicare un’attività futile o senza scopo.
“A scollare il mio culo da questo parquet” – Questa frase esprime il desiderio del narratore di liberarsi da una situazione stagnante o opprimente. L’espressione “scollare il mio culo da questo parquet” suggerisce una sensazione di sentirsi bloccato o intrappolato in una situazione indesiderata o poco confortevole. Il “parquet” potrebbe simboleggiare una sorta di staticità o immobilismo nella vita del narratore che desidera superare.
“E ancora piove sul mio marciapiede” – L’immagine della pioggia che cade sul marciapiede crea un’atmosfera malinconica e riflette lo stato d’animo del narratore. La pioggia può simboleggiare tristezza, isolamento o purificazione.
“E calpesto, distratto, una pozza di tè” – La presenza di una “pozza di tè” nel marciapiede suggerisce un contrasto interessante tra la pioggia e l’immagine più intima e domestica del tè. La distrazione del narratore nel calpestare la pozzanghera potrebbe indicare una sorta di disattenzione o distrazione emotiva rispetto all’ambiente circostante.
“Coi miei stivali da finto borghese” – Qui il narratore descrive i propri stivali come “finto borghesi”, suggerendo una sorta di mascheramento o falsità nella sua identità o nel suo stile di vita. Questo potrebbe indicare un senso di disallineamento tra la propria percezione di sé e la realtà.
“Tra il tanfo di marzo e del tuo narghilè” – L’odore di marzo e del “narghilè” (una pipa ad acqua) aggiunge un altro livello di atmosfera e ambiente alla scena. L’uso di “tanfo” suggerisce un odore sgradevole o stantio, mentre il “narghilè” aggiunge un tocco di esotismo o distacco culturale.
“E un gioco di leve per alzar le persiane” – Questo potrebbe essere un riferimento alla routine quotidiana del narratore, simboleggiando la sua routine meccanica o monotona. Il “gioco di leve” suggerisce un’azione ripetitiva e quasi automatica.
“E scrutare il mercato di vecchi cliché” – Qui il narratore sembra riflettere su un certo cinismo nei confronti della società o della cultura circostante, ritenendo che sia piena di “vecchi cliché”. Questa frase potrebbe suggerire una sorta di disincanto o delusione rispetto alle aspettative della vita.
“E ti vedo insieme a un uomo normale, Forse più bello e noioso di me” – Queste righe rivelano i pensieri del narratore su Sara […]
(n.d.a.: qua ho riso tantissimo perché ho fatto leggere Sentimentalismi Generazionali a ChatGPT nella stessa chat dove pochi giorni prima ho caricato la mia canzone “Sara” – e comunque no, non si tratta della stessa figura dipinta in “Sara” ma, ormai per diletto lo lascio così)
[…] e il suo nuovo compagno. Il narratore si auto-svaluta (n.d.a.: beh, in parte), suggerendo che l’altro uomo potrebbe essere “più bello” o “noioso” di lui. Questo riflette i sentimenti di insicurezza e di confronto del narratore rispetto al nuovo rapporto di Sara.
“E noto le rughe del tuo divenire / rifarti il contorno del viso, cioè” – Il narratore osserva il processo di invecchiamento di Sara attraverso le “rughe” che si sono formate sul suo viso nel corso degli anni. Questa osservazione suggerisce una sorta di nostalgia o malinconia nel confrontare il passato con il presente.
“Intendo si vede che adesso stai bene,” – Il narratore nota che nonostante i cambiamenti, Sara sembra stare bene. Questa osservazione potrebbe suggerire un senso di sollievo o di conforto nel vedere che Sara è felice nonostante il tempo trascorso.
“È palese non fosse destino, ahimè.” – Il narratore riflette sulla natura inevitabile del cambiamento e suggerisce che il destino ha portato Sara verso la sua attuale condizione. L’uso di “ahimè” aggiunge una nota di tristezza o rimpianto nel riconoscere l’immutabilità del destino.
“C’era la vita a sporcare il mio fare,” – Qui, il narratore riflette sulle esperienze di vita condivise con Sara, rappresentate dall’azione di “sporcare il mio fare”. Questa espressione suggerisce che la presenza di Sara ha influenzato significativamente la vita del narratore, portando un senso di vitalità e dinamismo.
n.d.a.: mh, ni. Si tratta più del concetto che nonostante spesso desideriamo che i giorni seguano una certa linea, la (im)prevedibilità della vita ci pone sovente in sentieri che siamo costretti a percorrere nonostante l’appagamento delle stasi e dell’immutabilità delle situazioni piacevoli.
“Sarà stato uno sbaglio volerti per me” – Il narratore ammette che forse è stato un errore desiderare Sara come sua compagna. Questa frase potrebbe indicare un senso di auto-rimprovero o di consapevolezza retrospettiva riguardo alla relazione con Sara.
“Ma, scusa, alla fine, che c’era di male” – Nonostante l’auto-rimprovero, il narratore si chiede se ci fosse qualcosa di sbagliato nell’amare e idealizzare Sara. Questa frase riflette una sorta di conflitto interiore del narratore tra il rimpianto per la relazione passata e il desiderio di giustificare i sentimenti che ha provato.
“Nel poetare a braccio e cantare di te?” – Il narratore esprime la propria inclinazione a dedicare poesie e canzoni a Sara, suggerendo che questi gesti siano stati un’espressione del suo amore e della sua ammirazione per lei.
“Ed ogni mattina a cercare l’odore,” – Questa frase evoca un’immagine di intimità quotidiana, in cui il narratore cerca tracce tangibili di Sara, come l’odore del caffè che lei aveva lasciato nel lavabo. Questo gesto suggerisce un desiderio persistente di Sara anche dopo la fine della relazione.
“Dentro al lavabo, dei fondi di caffè” – L’immagine dei fondi di caffè nel lavabo aggiunge un tocco di familiarità e intimità alla scena, suggerendo una routine quotidiana condivisa tra il narratore e Sara.
“Che, con le dita, tenevi a giocare, Sciogliendoli piano e ridevi, anche se” – Queste righe evocano un momento di intimità e gioia condivisa tra il narratore e Sara, mentre lei giocava con i fondi di caffè e rideva. Questa immagine potrebbe rappresentare un ricordo prezioso per il narratore, che cerca conforto nei momenti felici passati insieme.
“C’era la vita a sporcare il mio fare,” – Il narratore riflette sulla presenza della vita e delle sue molteplici esperienze nel plasmare la sua esistenza. Questa frase suggerisce una sorta di consapevolezza della complessità della vita e delle sue influenze sul suo modo di agire e pensare.
“Sembrava una breve metafora amara Di quello che siamo, eravamo, giacché” – Questa frase suggerisce che il gesto di giocare con i fondi di caffè possa essere interpretato come una metafora delle relazioni umane, complesse e spesso contraddittorie.
“Io, dalla tua mano che mi sorreggeva, Mi sciolsi in un fiume di “ma” e di “se”.” – Qui il narratore riflette sul potere della presenza di Sara nella sua vita, suggerendo che il loro legame lo ha reso vulnerabile e incerto sulle scelte da compiere. La frase evoca un senso di dipendenza emotiva e di incertezza rispetto al futuro.
In conclusione, “Sentimentalismi Generazionali” offre un viaggio emotivo attraverso i ricordi e i pensieri intimi di un narratore che riflette sul suo passato con Sara. Attraverso versi intrisi di nostalgia, rimpianti e riflessioni sulle scelte fatte, la canzone cattura la complessità delle relazioni umane e il loro impatto duraturo sulla vita di una persona. Con una combinazione di immagini vivide, sentimenti profondi e una sincera autoanalisi, il brano offre uno sguardo autentico e coinvolgente sulla natura universale dell’amore, della perdita e del crescere. La sua poesia sincera e la melodia avvolgente creano un’esperienza emotiva che risuona con chiunque abbia vissuto il dolore e la bellezza di un amore passato.


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Music and Lyrics by Marco Delrio
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disclaimer: Gli articoli presenti in questa sezione del blog includono analisi di poesie effettuate dall’intelligenza artificiale. È importante tenere presente che le interpretazioni artistiche e letterarie sono spesso soggettive e possono variare notevolmente da persona a persona. Le analisi fornite dall’intelligenza artificiale sono basate su modelli di linguaggio e dati storici, ma non riflettono necessariamente l’unico o il “vero” significato di una poesia. Le analisi dell’intelligenza artificiale possono offrire prospettive interessanti e nuove su opere letterarie, ma non dovrebbero sostituire l’approccio critico umano o l’interpretazione personale. Si consiglia agli utenti di prendere in considerazione le analisi dell’intelligenza artificiale come un punto di partenza per la riflessione e il dibattito, piuttosto che come un’opinione definitiva. Si prega di ricordare che l’arte, compresa la poesia, è aperta a molteplici interpretazioni e sfumature, e il piacere della sua scoperta deriva spesso dalla libertà di interpretazione personale. Inoltre, l’intelligenza artificiale potrebbe non essere in grado di cogliere completamente l’aspetto emotivo o contestuale di una poesia, il che rende ancora più importante considerare le analisi con una mente aperta e critica.

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