Joy trascorse l’ultima domenica prima dello spettacolo con il suo piccolo amico a quattro zampe. Gli fece un bel bagno, tirò a lucido la sua cuccia, gli preparò un pranzo un po’ diverso e tanto apprezzato e si sedette con lui sul balconcino della sua casa. Adorava stare sdraiato al tepore del sole, mentre Joy sedeva sulla sua sedia a dondolo e leggeva o ricamava.
Passarono qualche ora a riposarsi e a godersi il calduccio di quella giornata di primavera, poi Joy decise di rientrare e rimettersi a scrivere, ovviamente scortata da quello che più che un animale domestico sembrava la sua ombra.
Quante storie da raccontare, per Joy. Stava lentamente ripercorrendo anni e anni della sua vita per racchiuderli in scarabocchi d’inchiostro da lasciare al mondo.
Joy capiva, parola dopo parola, che aveva saputo mettersi in discussione e crescere. Aveva saputo lasciar andare e avere la pazienza di aspettare che quel nodo che contorceva tutto lo stomaco e l’intestino a volte, passasse. Aveva vinto la scommessa su se stessa, ancora una volta.



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