Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #229

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13/02/1924 – Ore 05:31- #229

Al che m’ho dato di che faccendarmi, poscia ‘l realizzar quant’ho di fatto ‘ncor di che cangiare. Che sian cose minute, per carità del cielo, ben lo so, ma mai m’è occorso di veder un giardiniere che d’un sol colpo di falcetto pareggia tutto ‘l lolium del cortile. Sicché ho preso bracciate di scartoffie ch’ormai giacean di lato dell’arredamento a raccoglier solo la polvere e la mia negligenza e ne ho fatto pallotte sin pensarci più molto. M’ho recuperato qualche disco per il grammofono ché faccendare nel silenzio del frusciar de’ mie’ abiti non m’è mai piaciuto e l’ho lassato vociar de’ classicismi che fin troppo innioro per quanto di vero m’allietino. Ho seguitato gittando l’intero capo sulla mia agendicola dell’impiego, fin colla fronte sulle paginette, pe’ incalzar di buona lena l’obbligazioni dei dì a venire e palesarmi pronto a frontar le miriadi d’urgenze assegnatemi. Ah, vanno a crescer giorni di fatiche, Arthur. Dimane l’intendo spender in Bolinthos, macari preferendo un qualché di sempliciotto sul far fisico, giusto pe’ dar quell’inerzia che si bisogna e non partire scoordinato e sin tener conto della fatica ché poi termino già prima del fine di settimana colle membra che ‘n rispondono più alle mie dimande. M’ho puntato sulle paginette perfino un paio d’attimi da dedicar alla corrispondenza epistolare che più mi reca gioie durante i giorni d’impiego, ossia con Lily e con Juliet. Chi sa che ‘n si stenda coll’andar de’ mesi questa lista, peraltro. Ho raggiunto Vee pe’ discorrer con ella di varie quistioni poiché vi son tante lacune nelle mie canoscenze necessarie al giorno d’oggi sull’impostazione ottimale d’una piccola azienda e d’insieme abbiam spulciato qualch’altro tomo tedioso e scritto male. Per giunta m’ha offerto due o tre spunti per l’altri miei lavori in gestazione, li che non debbon fondare sulla materialità del cotidiano e del mercato ma che campan di maginazione. È stata la prima volta checché mi rammenti ch’al denocciolar d’un impiccio di trama, m’ho sentito fitto di brividi lungo la pelle della schiena e delle spalle. S’ha mostrato incommensurabile, la bibliotecaria. Il resto del meriggio ha scorso di gran lunga sulli stessi foglietti che mi son giurato di rassettare, un po’ tirando righe d’enfasi sotto l’apparenti buone idee e cose da fare e un po’ tirando righe sopra interi paragrafi poiché futili e senz’un apparente senno. Mi son concesso qualche pasto frugale per non pesantir le palpebre e ho lassato scorrere l’ier di rinnovata intraprendenza con garbo. Ho di fatto trovato ‘l modo – il tempo e le parole più ch’altro – per indulgere in una corrispondenza epistolare di pocopiù prolissa con Lily. Attenderò nuove da Gersburg ne’ prossimi giorni.

Ore 13:46

La mia motivazione altalenante verso l’obbligazioni dell’impiego diario per le valli della contea m’intralcia non di poco; stamane mi son recato presso Flowerwell Street, lungo una mulattiera di Bolinthos ove perfino la carrozza facea fatica a scorrere. L’emporio di tabacchi e suppellettili per pipa s’è rivelato piuttosto accogliente, dall’arredamento d’ottima fattura e presidiato da una coppia affabile e disponibile. Di lì mi son recato preso Naught Street, poco più lontano per qualche attività di proselitismo per conto della Milkalis Corporation, una dell’obbligazioni assegnatemi che per vero detesto. Quissà è tal anche la cagione del mio anelar il ritorno verso le compiacenti mura d’April Street. Il meriggio è ancor lungo e ricco d’ooportunità e tenterò di sfruttarlo fino al nocciolo finchè mi reggon le membra: necessario uno stravolgimento de’ programmi per i prossimi dì data la mia poca efficienza dell’inizio settimana, incipiendo di dimane ch’ho da raggiungere Augustine sin alcuna scusa. Attendo anche Ada, ‘n qualch’ora, ch’ha da rifornire la dispensa seguendo la lunga lista che l’ho procurata ieri via lettera. Una pila di scartoffie attende d’esser archiviata sul desco del mio ufficetto e di poco anche tal fare mi storce il naso sebbene s’ha da fare da giorni, oramai. Sto attendendo altre nuove da Juliet ch’è alle prese colle prime operazioni di revisione finanziaria presso la sua sede di Chasenut, o pressi dintorni poiché non ho di fatto ben compreso ancora la locazione esatta dello stabilimento ‘n cui opera. Debbo rammentar ad Ada d’alcune faccende pendenti che s’intrufolano tra i pensieri di tanto ‘n tanto. S’il tempo me lo concede debbo inoltre raggiungere Vee per altre delucidazioni sull’appunti finora presi riguardo le mie estroversioni imprenditoriali e confido di tornarne ancora più entusiasta de’ giorni addietro. Ho, di più, da rispolverare alcuni documenti richiestimi ‘n una corrispondenza epistolare cagionata dal mio libello quotidiano di stampa libera che debbo ottemperare pe’ sicurarmi un lettore. Sto gittando tutto per come mi sovviene e credo d’aver già obliato metà de lo ch’ho citato. Urge un foglietto da portar meco, oi. S’avessi tal frenesia pur nell’impiego mattutino, s’avrebbero ben dissimili risultati. Ecco su qual minuzia travagliare oggi!

Flowerwell Street, Bolinthos, 1924


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