Arrivati alla bottega, Joy aprì la porta e con sorpresa trovò il signor Densey, ormai guarito e già all’opera. Lo presentò ai suoi genitori che, indirettamente, ricevettero molti complimenti per il lavoro svolto dalla figlia.
Joy fece loro visitare la bottega e mostrò tutte le sue creazioni e il suo attuale incarico da portare a termine entro qualche settimana.
“Lo spettacolo andrà in scena il mese prossimo. Perchè non tornate a trovarmi, così andiamo insieme a vederlo?”
“Ci proviamo tesoro, farebbe tanto piacere anche a noi. Ricordati di avvisarci appena saprai il giorno esatto!”
Quel breve momento di calore familiare era ormai già giunto al termine: i genitori di Joy dovevano ripartire e lei avrebbe dovuto rimettersi al lavoro e recuperare a ritmo spedito i giorni di assenza di Densey.
Joy li accompagnò alla porta. Abbracciò entrambi e ascoltò tutte le raccomandazioni della mamma che, nonostante l’età ormai adulta della figlia, amava sempre fare la mamma con lei.
“Ah Joy… Da noi ci sono tante sartorie e negozi di tessuti e stoffe; Troveresti di sicuro un lavoro anche lì e….”
Joy la interruppe prima che riuscisse a terminare la frase.
“Lo so, mamma, ma la mia vita ormai è qui. Stai tranquilla, io qui me la cavo, sto bene e andrà tutto bene. E poi non siamo così lontani, no?”
“Hai ragione, piccola. Fatti sentire, quando riesci. A presto.”
“… E salutaci il piccolo!” disse il papà, che non si rassegnava, quasi quanto il suo gatto.
Joy chiuse la porta con una delicatezza già nostalgica e si voltò verso Densey.
“E’ un piacere vedere che sta meglio.”
“Ti ringrazio Joy. La convalescenza non è del tutto terminata, ma abbiamo molto da fare qui. Ho visto che hai continuato e sei a buon punto. Ottimo lavoro, davvero.”
“Meritiamo un buon té. E poi a lei farebbe bene.”
“Mi hai convinto, Joy. Vado a prepararlo.”
Joy approfittò dell’attesa per ripensare alla giornata appena trascorsa in compagnia dei suoi genitori. Era da tanto tempo che non riusciva a vivere la loro presenza con una serenità così.



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