28/01/1924 – Ore 11:22 – #213
Quissà mezza ora in questo momento porrìa perfino ser sufficiente per blaterare su queste carte nonostante il tripudio d’iniziative e d’idee che m’ha spietatamente assalito durante questi dì di pochezze. Mi son lassato tardare nel letto quasi un’ora di più, ier ed oi, e di fatto la mia costituzione acciaccata ha retto egregiamente fino l’ora del riposo serale, vuolsi per giunta delle poche iniziative motorie ch’io e Lily abbiamo assecondato. Tuttavia, chini sui tomi già questa mane, abbiamo da frontare l’approcciarsi delle prossime due settimane, ov’ì ho predisposto eccessivi appuntamenti corniciandoli d’obiettivi personali e d’impiego ch’avrei dovuto completare mesi addietro. Il rinnovato orgoglio per la consapevolezza di poter ovviare alla procrastinazione e ghermire i propositi stempera vivacemente i dì sebbene, d’adesso invero, percepisco qualche incostanza di salute, vuolsi per l’alimentazione alquanto frettolosa o per l’abuso etilico conseguente al nullafare. S’è facciata pur l’emicrania stamane e a breve ribalto qualche tiretto per una qualche panacea d’aggiungere al digiuno cui mi vedo obbligato. Mi consola poter osservare che lo spirito, tuttavia, non sta cedendo sotto gli affondi d’una qualche indisposizione, quissà stagionale, e, in vero, ne sta detestando la letargia approcciante alla quale, con buona probabilità debbo indulger qualche ora nel meriggio, ‘n modo d’evitar assenze più che importanti e compromettenti all’obbligazioni di domani. Io e Stewart saremo nella contea di Greenrice, in varie fabbriche della zona a completare piccoli interventi inventariali di natura tanto rapida quanto tediosa. Confido di tornar in Lylcoin prima dell’ultimo scorcio di sole anche se, in caso contrario, il dì appresso lo riserberò al dovuto recupero. Oi, verso l’ultimi spruzzi di crepuscolo, Lily tornerà a Gersburg con il convoglio diretto in partenza dalla stazione di Lylcoin e tornerò a contentarmi della fugace corrispondenza epistolare che ci tiene informati sulle vicende l’un dell’altro. Nulla di nuovo, oramai, l’abitudine consolidata di tal rapporto sorpassa longamente la nostalgia che esso crea. Ora, mano alle medicazioni per quest’improvvisi dolori.
Da “Il Diario delle Vanvere Terapeutiche di Arthur Parker”

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