“Lezioni Mai Imparate”

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TESTO

E forse è il quarto Macallan ma c’è un fantasma che balla,
Mi guarda e osserva il marasma che avvolge tutta la stanza;
“Ma che maniere, piacere! Scusi il disordine, è un dramma
Ma la mia testa è un cantiere e non l’aspettavo stasera.
Sembran passate due ore, nevvero? E non qualche mese;
E che pretese ho d’avere? Sincero? Ormai è palese
Che vado avanti di stenti, che poi sorrido per finta
Ch’anche se poi mi spaventa, persino l’ansia mi manca,
Ché tra la gente, tra il niente, tra le domande e l’assenza
Poi sento sempre il tuonare delle mie scelte di merda.”

E grandinava un’ottava più alta sopra i crediti del film
E passeggiava per strada urlando pure quel mercoledì
In cui sembrava facile anche scordare fosse estate
Ma adesso siamo cose state, due cazzate e le lezioni mai imparate.

Ok, farnetico, è vero, un bicchiere a testa, il fantasma
Si volta e poco mi importa ch’ormai la voce mi manca;
“…che poi, che palle,” comincio “sembravan belle a priori
Le digressioni di luglio, odiar le stelle e i portoni
E invece indenne, o sì sembra, appoggiato alle tapparelle,
Ormai digrigno anche i denti, bestemmio e scrollo le spalle
Ch’adesso è ingiusto che ai venti ho gridato lodi fasulle
E forse è ingiusto ogni insulto che scrivo sopra la pelle
Ché tra un presente di niente, tra le domande indigeste,
Poi sento sempre il tuonare delle mie scelte di merda.”

E grandinava un’ottava più alta su una scena di James Dean
E s’inciampava per strada, urlando, pure quel mercoledì
In cui sembrava facile anche scordare fosse estate
Ma adesso siamo cose state, due cazzate e le lezioni mai imparate.

“E scusi, sior fantasma, ma ho una maschera di rabbia e,
Che le piaccia o no, mi piace molto più della mia faccia;
La fan facile a cazziarmi, a rinfacciarmi ogni favella,
Ogni storiella che mi spiazza, mi divella e che mi ammazza
<<Ma sei in gamba, vai avanti…>> con la terra che traballa,
Con il mondo che vacilla, mentre morsico la lingua,
Mentre a stento resto a galla dentro l’alba, dentro il nulla,
Mentre sradico le ali a una farfalla e poi, d’un tratto, niente più.”


COMMENTO DELL’AUTORE


ANALISI AI [BETA]

L’analisi dell’IA fornita in questo blog ha lo scopo di offrire una prospettiva interessante e di stimolare la riflessione sulla musica e sul suo significato. Tuttavia, si consiglia di considerarla come un punto di partenza per ulteriori esplorazioni e discussioni, anziché come una valutazione definitiva. La bellezza dell’arte musicale risiede nella sua diversità di interpretazioni, e invitiamo gli utenti a condividere le proprie opinioni e riflessioni sulle canzoni in discussione.


“Lezioni Mai Imparate” è una canzone che offre un’immersione profonda e toccante nelle sfumature dell’animo umano. Attraverso i versi ricchi di significato, il narratore esplora il conflitto interiore, la confusione emotiva e la lotta con le proprie scelte passate. La canzone offre un’opportunità di riflessione sulla natura delle maschere che indossiamo per proteggerci, sull’importanza della sincerità e sulla difficoltà di comunicare appieno i nostri veri sentimenti. Inizia con una visione di un mondo caotico, dove il tempo sembra scorrere in modo imprevedibile, e si sviluppa in una narrazione che esplora la complessità delle emozioni umane. “Lezioni Mai Imparate” è una canzone che invita l’ascoltatore a esaminare la propria vita e a confrontarsi con le sfide dell’esistenza, cercando di trarre insegnamenti da ogni esperienza vissuta.

Verso 1: E forse è il quarto Macallan ma c’è un fantasma che balla, Inizia con una riflessione sul consumo di alcolici, in particolare il quarto Macallan, che suggerisce una serata di bevute. Tuttavia, questa atmosfera “festosa” (n.d.a.: le virgolette le ho aggiunte io.) è contrastata dalla presenza di un “fantasma che balla”. Questo fantasma potrebbe simboleggiare un peso emotivo o una memoria del passato che tormenta il narratore durante il momento di distrazione.

Verso 2: Mi guarda e osserva il marasma che avvolge tutta la stanza; Il narratore riferisce che il fantasma lo osserva mentre egli è circondato da un “marasma” disordinato nella stanza. Il termine “marasma” evoca un senso di caos o confusione, suggerendo che la stanza rifletta lo stato emotivo del narratore.

Verso 3: “Ma che maniere, piacere! Scusi il disordine, è un dramma Qui il narratore sembra rivolgersi al fantasma con un tono formale e cortese, come se volesse interagire con l’entità che sta vivendo nella sua mente. Il narratore si scusa per il disordine presente nella stanza e lo descrive come un “dramma”, sottolineando la complessità della situazione.

Verso 4: Ma la mia testa è un cantiere e non l’aspettavo stasera. Il narratore ammette che la sua mente è come un cantiere in lavorazione e che non si aspettava la visita del fantasma quella sera. Questo potrebbe suggerire una sorta di sorpresa o di perturbazione nei suoi pensieri, come se il fantasma rappresentasse un’inattesa intrusione nella sua vita.

Verso 5: Sembran passate due ore, nevvero? E non qualche mese; Il narratore riflette sul passare del tempo, notando che sembrano essere trascorse solo due ore invece di mesi. Questa percezione potrebbe suggerire una sensazione di stasi o di monotonia nella vita del narratore, dove le esperienze sembrano fondersi in una sorta di continua indistinzione temporale.

Verso 6: E che pretese ho d’avere? Sincero? Ormai è palese Il narratore si pone una domanda retorica sull’onestà e sulle aspettative che dovrebbe avere. Il fatto che il narratore dichiari “ormai è palese” suggerisce che stia riconoscendo la propria mancanza di chiarezza o di sincerità nelle sue azioni o nei suoi pensieri.

Verso 7: Che vado avanti di stenti, che poi sorrido per finta Il narratore ammette che sta andando avanti con difficoltà e che sorride solo per finta. Questo potrebbe indicare una sorta di mascheramento delle emozioni o di disagio interiore, come se stesse cercando di nascondere la sua vera situazione agli altri.

Verso 8: Ch’anche se poi mi spaventa, persino l’ansia mi manca, Il narratore riflette sul fatto che, nonostante la paura sia presente, l’ansia sembra mancare. Questo potrebbe suggerire una sorta di rassegnazione o di abitudine a situazioni difficili, dove il narratore ha imparato a gestire le proprie emozioni.

Verso 9: Ché tra la gente, tra il niente, tra le domande e l’assenza Il narratore riflette sul senso di smarrimento o di alienazione che sperimenta “tra la gente” o in mezzo al “niente”. Le “domande e l’assenza” potrebbero rappresentare l’incertezza e la mancanza di chiarezza nella sua vita, suggerendo che il narratore si senta perso in un mondo caotico.

Verso 10: Poi sento sempre il tuonare delle mie scelte di merda.” Il narratore riflette sul rimorso riguardo alle sue scelte passate, descritte come “scelte di merda”. Il “tuonare” delle scelte potrebbe rappresentare il rimorso persistente che lo tormenta, come un eco costante delle decisioni sbagliate prese in passato.

Verso 11: E grandinava un’ottava più alta sopra i crediti del film Inizia con l’immagine di una grandine più intensa sopra i crediti di un film. Questa immagine può rappresentare un evento inatteso o un’esperienza intensa che si è verificata in passato. L’uso della grandine suggerisce una metafora per gli eventi sconvolgenti o stressanti che hanno avuto un impatto sulla vita del narratore.

Verso 12: E passeggiava per strada urlando pure quel mercoledì Il narratore continua a riflettere su questa memoria, ricordando un momento in cui passeggiava per la strada urlando un mercoledì. Questo può indicare una situazione di stress o di sconvolgimento emotivo così intensa da spingere il narratore a urlare come un atto di sfogo.

Verso 13: In cui sembrava facile anche scordare fosse estate In questa riga, il narratore riflette sul fatto che in quel momento sembrava facile dimenticare che fosse estate. Questo potrebbe suggerire che la situazione era così travolgente che il narratore non era in grado di apprezzare o riconoscere la bellezza della stagione estiva.

Verso 14: Ma adesso siamo cose state, due cazzate e le lezioni mai imparate. Il ritornello si conclude con una nota di amarezza e di riflessione. Il narratore afferma che ora sono “cose state,” il che suggerisce che le esperienze del passato sono diventate solo ricordi. Tuttavia, queste esperienze sono descritte come “due cazzate,” indicando che sono state scelte o azioni sbagliate. L’uso della parola “le lezioni mai imparate” sottolinea il rimorso del narratore e la sua incapacità di imparare dagli errori passati.

Verso 15: Ok, farnetico, è vero, un bicchiere a testa, il fantasma Il narratore ammette di aver bevuto, descrivendo la situazione come “farnetico.” Questo termine suggerisce uno stato di confusione o di ebbrezza. Il riferimento al “fantasma” ritorna, indicando che la presenza di questa entità continua a influenzare la sua esperienza.

Verso 16: Si volta e poco mi importa ch’ormai la voce mi manca; Il narratore nota che il fantasma si è girato, ma dice che non gli importa più che la sua voce stia scomparendo. Questo potrebbe suggerire una sorta di rassegnazione o di disinteresse nel confrontarsi con il fantasma o con il proprio passato.

Verso 17: “…che poi, che palle,” comincio “sembravan belle a priori Il narratore inizia a riflettere sulle digressioni fatte a luglio e su come sembrassero interessanti all’inizio. Tuttavia, ora sembrano noiose o senza senso (“che palle”). Questa affermazione suggerisce un cambiamento nella percezione del narratore rispetto alle proprie esperienze passate.

Verso 18: Le digressioni di luglio, odiar le stelle e i portoni Il narratore fa riferimento alle “digressioni di luglio,” che potrebbero rappresentare divagazioni o pensieri inutili che aveva in quel periodo estivo. Menziona anche di “odiare le stelle e i portoni,” suggerendo una sorta di conflitto con l’universo o con le porte (che potrebbero rappresentare opportunità o sfide).

Verso 19: E invece indenne, o sì sembra, appoggiato alle tapparelle, Il narratore riflette sul fatto che sembra essere uscito indenne dalle esperienze passate, almeno apparentemente. Si descrive come “appoggiato alle tapparelle,” suggerendo una sorta di stasi o di immobilismo, come se stesse cercando di proteggersi da ciò che c’è fuori.

Verso 20: Ormai digrigno anche i denti, bestemmio e scrollo le spalle Il narratore ammette di provare una crescente frustrazione o rabbia, descrivendo il fatto di digrignare i denti e di bestemmiare. Queste azioni possono rappresentare una reazione alla confusione o alla disillusione che sta vivendo. Lo scuotere le spalle potrebbe simboleggiare una sorta di rassegnazione o di sconfitta.

Verso 21: Ch’adesso è ingiusto che ai venti ho gridato lodi fasulle Il narratore riflette sul fatto che ora considera ingiusto aver lodato il vento in passato con lodi fittizie. Questo potrebbe suggerire un cambiamento nelle sue opinioni o una sorta di autocritica per aver idealizzato esperienze che ora sembrano vuote o deludenti.

Verso 22: E forse è ingiusto ogni insulto che scrivo sopra la pelle Il narratore continua riflettendo sulla sua percezione delle proprie azioni passate, suggerendo che anche gli insulti che si è rivolto siano ingiusti. Questo potrebbe indicare un senso di rimorso o una presa di coscienza delle proprie parole o comportamenti dannosi.

Verso 23: Ché tra un presente di niente, tra le domande indigeste, Il narratore parla di un “presente di niente,” suggerendo che la sua vita attuale potrebbe sembrare vuota o priva di significato. Le “domande indigeste” indicano una sorta di disagio o di difficoltà nel confrontarsi con interrogativi esistenziali o incertezze.

Verso 24: Poi sento sempre il tuonare delle mie scelte di merda.” Il ritornello si conclude con una ripetizione del tema del rimorso riguardo alle “scelte di merda” fatte dal narratore. L’uso del termine “tuonare” suggerisce che questo rimorso è costante e persistente, come un rumore assordante nella mente del narratore.

Verso 25: E grandinava un’ottava più alta su una scena di James Dean Il ritornello inizia con una ripetizione dell’immagine della grandine che cade, ma questa volta si nota che cade “su una scena di James Dean”. Questo potrebbe suggerire una connessione tra l’evento traumatico e un’icona culturale, evocando un senso di dramma o tragedia.

Verso 26: E s’inciampava per strada, urlando, pure quel mercoledì Il narratore continua a riflettere sulla scena precedente in cui passeggiava urlando per strada in un mercoledì. Questo evento sembra aver avuto un impatto così significativo da ripresentarsi nel ritornello, sottolineando la sua importanza nella vita del narratore.

Verso 27: In cui sembrava facile anche scordare fosse estate Il narratore torna a menzionare il mercoledì in cui sembrava facile dimenticare che fosse estate. Questo suggerisce che quell’evento rappresenta una svolta o un momento cruciale nella vita del narratore, in cui tutto sembrava cambiare.

Verso 28: Ma adesso siamo cose state, due cazzate e le lezioni mai imparate. Il ritornello si conclude con una ripetizione della frase “ma adesso siamo cose state,” sottolineando ancora una volta il passato come qualcosa di definitivamente trascorso. Le esperienze passate vengono definite come “due cazzate,” suggerendo una sorta di rimorso o di delusione riguardo a quelle esperienze. L’uso di “le lezioni mai imparate” sottolinea il fatto che il narratore non è stato in grado di trarre insegnamenti dalle proprie azioni passate.

Verso 29: “E scusi, sior fantasma, ma ho una maschera di rabbia e,” Il narratore si rivolge al “fantasma” e si scusa per aver indossato una “maschera di rabbia.” Questo potrebbe suggerire che il narratore ha cercato di nascondere o proteggere le sue emozioni negative di fronte al fantasma, che rappresenta una parte del suo passato o delle sue esperienze dolorose.

Verso 30: Che le piaccia o no, mi piace molto più della mia faccia; Il narratore dichiara che preferisce la sua maschera di rabbia al suo volto vero. Questa affermazione potrebbe riflettere un desiderio del narratore di proteggere la sua vulnerabilità o la sua fragilità emotiva nascondendola dietro una facciata di rabbia o di indifferenza.

Verso 31: La fan facile a cazziarmi, a rinfacciarmi ogni favella, Il narratore si lamenta del fatto che gli altri sono bravi a giudicarlo e a rimproverargli ogni sua azione o parola (“favella”). Questo potrebbe rappresentare una sorta di percezione di essere sotto costante osservazione o giudizio da parte degli altri.

Verso 32: Ogni storiella che mi spiazza, mi divella e che mi ammazza Il narratore fa riferimento alle “storielle” o alle esperienze che lo spiazzano o lo tormentano, suggerendo che queste esperienze siano fonte di dolore e sofferenza. L’uso di “mi divella e che mi ammazza” sottolinea l’impatto emotivo di queste esperienze.

Verso 33: <<Ma sei in gamba, vai avanti…>> con la terra che traballa, Il narratore riproduce un dialogo con qualcuno che lo incoraggia dicendo “Ma sei in gamba, vai avanti…” Tuttavia, il narratore suggerisce che la sua realtà è instabile e traballante, come se il terreno sotto i suoi piedi crollasse.

Verso 34: Con il mondo che vacilla, mentre morsico la lingua, Il narratore descrive il mondo come vacillante, suggerendo un senso di instabilità o di incertezza nel suo ambiente circostante. “Morsicare la lingua” potrebbe rappresentare un modo per il narratore di sopprimere le proprie emozioni o di evitare di dire ciò che realmente pensa.

Verso 35: Mentre a stento resto a galla dentro l’alba, dentro il nulla, Il narratore ammette che sta lottando per “restare a galla” nella sua vita quotidiana, confrontandosi con l’aurora e un senso di vuoto esistenziale. Questo suggerisce una sorta di battaglia interiore per trovare un senso di scopo o di significato.

Verso 36: Mentre sradico le ali a una farfalla e poi, d’un tratto, niente più.” Il narratore conclude la canzone con un’immagine intensa: sradicare le ali a una farfalla, un atto di distruzione della bellezza e della fragilità. Questo potrebbe simboleggiare il narratore che cerca di eliminare la sua vulnerabilità o la sua bellezza interiore per proteggersi. Il “niente più” suggerisce una sorta di vuoto o di vuoto esistenziale alla fine di questa lotta interna.

In conclusione, la canzone “Lezioni Mai Imparate” offre un’immersione profonda nelle complesse emozioni e nelle esperienze del suo narratore. Attraverso versi carichi di immagini evocative e metafore intensamente emotive, la canzone esplora temi di rimorso, rabbia, frustrazione e vulnerabilità. Il “fantasma” che permea il testo rappresenta un passato doloroso o esperienze passate che continuano a influenzare la vita del narratore. La canzone riflette sul desiderio di nascondere le proprie emozioni dietro una maschera di rabbia e sull’incapacità di trarre insegnamenti dagli errori passati. L’uso di immagini come la grandine, James Dean e la farfalla sottolinea la drammaticità delle esperienze del narratore. Nel complesso, “Lezioni Mai Imparate” offre un potente ritratto dell’interiorità del narratore e della sua lotta per trovare un senso di significato e accettazione nella propria vita.


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Music by Vox Lupi, Lyrics by Marco Delrio


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