Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #201

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16/01/1924 – Ore 12:51 – #201

Sto belligerando contr’al deseo di pennicar lo che basta per rinvigorir se non il corpo almeno l’intraprendenza a me solita e, quissà poscia questo paragrafo di nulla, mi lasserò avviluppar dal tepore della poltrona che ‘n ancora salutato stamane, posponendo alcune attività lavorative consapevole che ‘l sabato e la domenica ‘n arrivo saran dedicati a talune. Percepisco una qualche labirintite, di recente, ch’attribuisco sdegnamente a qualche cangio di troppo nelle monotonie affidabili de’ mio impiego. Non che da questo debba trarne preoccupazione ma avverto l’involuta nostalgia di qualche estro a me ‘sì caro. Alcuni vizi e distrazioni han fatto novamente capolino dall’antri di tale perdizione e chissà ch’un redingote e una toeletta ai confini dell’effemminato non possano ridiriger la mia compostezza sui passi corretti. Com’altre volte Camille m’ha consigliato, debbo allor concedermi alle torbide acque di questo vortice d’astrazione dal mio io tanto idealizzato. Perlomeno, quand’anche l’io stesso va sgarrando sin senno tra ludi e lussi.

Ore 23:02

S’è fatto ormai tardi ma con languido e ottenebrato entusiasmo, sto riscoprendo un conforto fanciullesco nella scrittura di questo diario e nell’analisi soggettiva e stupefatta delle mie vicissitudini cotidiane, sia l’attuale immersione ‘n letture un poco più classiche e formali cui mi spingo sforzandomi, sia la tensione del necessario mutamento ch’il pensier coi suo’ fronzoli mi fa dondolar dinanzi l’occhi. Vero è che spesso mi son trovato a trovar conforto nell’espletare in inchiostro le vite che tento di governare per poi perder il Nord quand’un coinvolgimento delle stesse si fa più intenso e debilitante, non necessariamente in senso negativo. Alla terza ora pomeridiana m’ha raggiunto Ada ed è rimasta un’ora scarsa ad attendere le sue faccende domestiche mentre con scarso impegno mi adoperavo per mostrarmi utile, cosa che entrambi reputiamo non necessaria, per conto della sua professionale indipendenza e per la mia inconcretezza a lungo termine. Inoltre, non è la prima e non sarà l’ultima volta ch’il suo geometrico rassettamento ha lo stesso effetto sui suppellettili delle stanze come tra le mie idee. Non appena Ada si congedò, ne profittai per uscir di casa ‘nche io, meco una discreta tascata di monete ‘n cerca d’un cordofono nuovo da proporre come supporto all’orchestra ch’accompagna alcune sortite serali della Fox Reprise; per grazia d’la mia rete di contatti, ho potuto far canoscenza d’un ragazzuolo del centro di Bolinthos, indaffarato con la spietata divisione della sua strada in la ricerca d’una passione, bivio che parea condurlo lontano dalla cultura musicale, giovando alla mia odierna ricerca. Ho preso la prima carrozza che attraversava il mio guardo appena fuori d’April Street e mi diressi verso la città. Mi son fermato prima all’ufficio postale per saldare un pagamento di una moneta d’argento per un servizio di spedizioni ch’ormai ritengo persino superfluo. M’adopererò ne’ prossimi giorni per annullarlo. Poscia giunsi da Brighton, un giovinotto scurissimo di pelle dal capello cotonato che reggeva il cordofono pesante sin sforzo alcuno, dall’alto del suo metro e ottanta infranto con semplicità. Ci siamo dilungati in qualche convenevolo sorridente ov’ancor una volta mi son accorto d’aver talento e affabilità. Brighton sembrava compiaciuto dell’incontro, fin quel momento avvenuto solo via telegrammi e gli ho promesso screanzatamente di contattarlo in un prossimo futuro per qualche dialogo più ponderato, magari dinanzi a un boccale o colli strumenti ‘n mano – dato ch’ho scoperto dopo poco che tuttavia ‘ncor si diletta colla musica, con strumenti a fiato che ‘n saprei neppure come gestire tra le dita. La carrozza verso casa è stata rallentata dal congestionato traffico dell’ora solita di ritorno dai lavori e mi son chiesto varie volte s’avrei dovuto dirigere ‘l cocchiere direttamente verso ‘l salone della Fox Reprise ma, sconsideratamente non emisi ordini d’alcun genere e mi trovai a porre una pleonastica cortesia ai servizi d’April Street prima d’uscir novamente, col cordofono ‘n spalla e una borsata di scartoffie per la serata tra i membri.

Da “Il Diario delle Vanvere Terapeutiche di Arthur Parker”

Brighton Bass, 1924


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