14/01/1924 – Ore 22:01 #199
Quissà son più desto de lo che dovrìa, vista l’ora tarda e ‘l lungo viaggio in locomotiva appena terminato pe’ compagnar Lily verso la sua dimora di Gersburg. Mi promisi d’aggiornar il mio vagar cotidiano ogniddì e, per quanto risulti ‘sì insolitamente arduo ne’ giorni di pochezze, lasso che sia la penna stessa a scorrere per le carte appena stropicciate di questo libercolo. Oi appunto, oltr’alcune obbligazioni d’entrambi che prevalentemente riguardavano studi scolastici sull’epica ellenica, non v’è stato avvenimento degno d’esser sbrogliato o espanso. Con buona probabilità dovrei esserne lieto e saporare il riposo con rinnovato entusiasmo e deseo verso l’incipire del dimani e, a ser onesto, mi son visto adagiato sulla nullafacenza con soddisfazione ‘n questi giorni. Ho avuto la fortuna di poter canoscer novamente quest’adulto ch’ha preso le mie sembianze nell’ultimi mesi e ‘l senso di colpa ch’attanaglia i mie’ silenzi inattivi va scivolando lontano spesse volte, fin dove le reprimande che mi rivolge non solo s’attenuano di volume ma pure di senno. Ebbene, che sia tale, ‘sì incespicante e odiosamente lento ‘l mio travagliar verso l’omo successivo, lo che considero affermazione de’ valori e mostranze d’un padre, d’un castagno maturo e solido, d’un ministro de lo che s’ha da fare pe’ viver giusti, quissà lo che dicean li stoici nel viver bene o che dicean ancor prima ne’ dintorni col viver virtuosi. Ma sta divagando ora, penna fidata, nell’ultimi respiri di veglia, inchiostro e senno sicché merita riposo nel suo boccettino. E così, io.
Da “Il Diario delle Vanvere Terapeutiche di Arthur Parker”

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