Il Diario delle Vanvere Terapeutiche #193

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08/01/1924 – Ore 16:18 – #193

L’ho posto ‘n liriche una volta di troppo e son convinto sia il momento di mantenere qualche promessa fàttami ‘n quest’ultimi mesi, a partir dal obliabile seppure fondamentale accanimento sulla scrittura quotidiana. Concessomi la prima settimana dell’anno per calibrare la bussola che penderà fronte i miei occhi, non voglio rivare a schermiglia col rimorso all’ora del crepuscolo pe’ l’obiettivi o le mire scivolate via dal dì, ‘sì come innumerevoli altre occasioni. Avrei voluto destarmi con tali fissazioni stamane ma li strascichi d’un emicrania feroce ancora azzoppavano corpo e mente. In ogni caso, scaraventandomi sull’obbligazioni programmate, son riuscito a rendere piuttosto soddisfacente le prime ore della giornata, o, perlomeno, accettabili. I miei impegni lavorativi si sono limitati a un singolo viaggio, verso un piccolo paesino montano della zona, per un celere controllo assortimentale allo stabilimento locale della Active Corp. Di ritorno verso ‘l misero pranzo dettato più dalla necessità che dalla voglia, ho recuperato qualche vivanda da casa di Ada che ella aveva comperato per me. L’ore allo scrittoio stanno camminando a fatica e me ne rallegro spesso, osservando le lunghe liste dell’ambiziosi arrivi cui mi impegnai qualche settimana fa. V’è molta fiducia e ottimismo e mi trovo spesso a ripetermelo involontariamente, sebbene molte questioni finanziarie siano venute a bussare al legno molte volte ‘n quest’ultimi giorni. Or che ricordo, ancora debbo aggiornar molti registri e qual momento migliore se non questo? Or ch’il procrastinare mi vede collo spadino sguainato.

Ore 16:40

L’hanno passato ha portato alle mie casseforti circa 600 monete d’oro e le spese son state intorno alle 550; non un anno stellare, mi vedo costretto ad ammetterlo ma i costanti imprevisti non posponibili hanno dovuto esser considerati. Inoltre, son consapevole d’aver ignorato di proposito una mezza dozzina d’ulteriori salassi ai quali mi prodigherò alle prime fortune della primavera. Ovviamente, nulla potrebbe cangiar l’anno ‘n corso se nulla di differente opererò ‘n tutte le stanze del mio movermi. ‘Sì che debbo ceder allora alla coercizione del programmato, al senso inderogabile che possiedono tutti li buoni propositi ormai incisi perenni su ciascuna delle mie compagne di viaggio, dall’agende al calendario, dal fidato blocco per le note a’ registri d’ogni. Oi non occorse molto fuor di me eppur potrei sciorinar per ore sin ripetermi. Quissà migliore è volger tal logorrea a qualcuno de’ mie’ lavori paralleli.

Da “Il Diario delle Vanvere Terapeutiche di Arthur Parker”

Active Corp., dipartimento di Ascum, Regione di Bolinthos, 1924


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