Tutto sta nella disposizione cui contronatura ti poni al contrastare la ricerca d’equilibrio cui ‘l corpo e derivate caratteriali tendono presupponendo quiete statica. Tale apparente inesorabile assestamento dell’acque colpite da un sasso improvviso, seppure a priori e per maschera soddisfacente, non partorisce nè benefici allo spirito e all’attitudine nè permette l’anelata evoluzione o cangiamento ch’il sasso tentava d’innescare. Questi ultimi van rimesciati da ulteriori salve o infervorati smanacciamenti della superficie, sin permettere ch’il solito eterno stato della cosa trovi stasi, equilibrio e silenzio. Poiché tale è corpo morto. Laddove invero ti par di percepire la forte mano della natura che pressa lo sterno nel tentativo d’arrestare evasione dall’immobilità, con flemma e orgoglio scostala appropriandoti nel gesto stesso dell’imminente trasformazione cui ti volgi. La concezione di futuro, di fatto, non è che costrutto d’ogni possibile presente ch’attende una scelta tua, definito, indi per legge creato, da te e te solo ove l’aleatorietà de’ fattori esterni non son nulla più d’un colore differente alla cornice di lo che ‘nfine ti preme cambiare, ossia tu stesso, la tua percezione concreta e razionale e il controllo delle reazioni riguardo. Ogni azione, pertanto, ogni sasso o sfuriata contr’acque, sabbie o muri, non potrà e non ha potuto mai lasciar immutato lo stato della materia.
Tratto da “Il Diario delle Contraddizioni Epifaniche” di Arthur Parker

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