«Basta divagare! Non sono qui per darvi risposte ma per crearvi domande!»
«Ma noi non te l’abbiamo chiesto!»
«Ma me lo chiederete. Io vi toccherò il cuore.»
«Oh! Anche chirurgo?»
«A giorni alterni.»
«E oggi?»
«Oggi no. Sono cantore di contrabbando, ricorda? O ha la memoria di un pesce rosso?»
«Il mio pesce rosso ha una grande memoria! Ogni giorno si ricorda che fuori dall’acqua non può respirare. Poi lo riprendo dal tappeto e lo rimetto nella boccia. Sa… Non è un’aquila…»
«Nel senso che gli manca un po’ di cervello?»
«No. È un pesce rosso. Come fa a essere un’aquila? Solo che lui non sa di non esserlo.»
«Allora vede che ha poca memoria?»
«No, è solo orfano. Non sa che i suoi genitori sono pesci e non avendo mai neanche visto un’aquila… Perché non dovrebbe essere libero di pensare di essere un’aquila?»
«Il suo ragionamento non fa acqua.»
«Eh però lo dica al mio pesce che ormai mangia solo conigli…»
«Ma insomma! Perché mi interrompete?»
«Ma lei non arriva al punto…»
«Ma faccio il giro largo. Mi dia tempo…»
«E…via!»
«Non intendevo quello.»
«Il tempo scorre…» La professoressa fissava l’orologio.
«No. Si fermi.»
«Io sono ferma. E il tempo che va.»
«Ma che ho fatto di male?»
«E… stop! Nuovo record!»
«Di cosa?»
«Ah, non lo so ma nessuno della mia classe aveva mai fatto un tempo così.»
«Quanti secondi?»
«Due. Petto di pollo o arrosto di pollo.»
«Io sono allergico al pollo.»
«Intende il polline?»
«Ma sì, è uguale!»
«Mah, parliamone. Non ho mai visto fiori far cadere polli.»
«Solo perché non vive in Pollonia.»
«Lei ci vive?»
«No, abito fuori Londra.»
«Veramente? Dove, di preciso?»
«Messina.»
«Ah… molto fuori Londra…»
«Ma ora, fermi tutti!»
«Siamo fermi da un po’…»
«Lo vedo, migliorate vistosamente.»
«Vorrei poter dire la stessa cosa di lei.»
«Lei chi?»
«Lei tu.»
«Ma cosa fa? Mi dà del tu?»
«Non lo vuole? La offende?»
«Mi dia del loro.»
«Intende i miei alunni?»
«No. Mi dia dell’oro. Ne ha?»
«Ma cosa fa? Una rapina?»
«No. Questo è un furto! La rapina l’ho fatta vedere prima.»
«Non ho oro dietro, comunque…»
«E ora?»
«Nemmeno…»
«E davanti?»
«Neanche.»
«Lei mi delude.»
«Io la deludo? Lei ci sta facendo perdere la lezione.»
«Giusto. Allora. Riprendiamoci. Dov’eravamo rimasti?»
«Ma veramente…»
«Basta! Ora parlo io… Ora vi racconterò una storia. Una storia di gioia, dolore, amore, dolore, felicità, dolore, tristezza ma soprattutto dolore. È la storia che mio nonno raccontava sempre.»
«Davvero?»
«Sì, non a me, però. Io la sentii una volta per sbaglio mentre mio nonno la raccontava al prete. Solo dopo qualche ora il prete gli disse “Ehi, ma questi non sono peccati da confessare!!”»
«Suo nonno rispose?»
«No»
«Che peccato…»
Silenzio.
«Comunque… La storia non ha un titolo ma ha un sottotitolo che è “Forse anche più”. So che si capisce poco dal sottotitolo ma il titolo proprio non lo so. La storia si svolge in un paese immaginario e si basa su fatti reali.»
«Cioè parla di una monarchia?»
«Shht. Ora prestatemi attenzione. Va la ridò alla fine.»
«Dobbiamo prendere appunti?» chiese un alunno casuale.
«No. Fate i pomodori.»
«Cioe?»
«Concentratevi… C’era una volta un grande uomo…»
tratto da “Gli Alieni non Credono a Noi” edizione imbruttita – Lupiscattoli, Delrio, (2023)



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